MAGENTA – L’hanno definita come la ‘par condicio’ laicista. E proprio da queste colonne ieri il nostro E.T. (Emanuele Torreggiani) ha ben spiegato la diversità tra il concetto di laicità e quello di laicismo. Ma sta di fatto che la scelta dell’Amministrazione di Chiara Calati di spostare in Basilica, la Santa Messa che di norma si svolgeva nella tensostruttura di piazza Mercato in occasione della festa del Rione San Rocco, continua a “fare notizia” anche sulla stampa nazionale. Ieri il Corsera, oggi La Verità il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. Senza contare, ovviamente, Il Giorno che sta seguendo passo a passo la vicenda.
Or bene sui ‘social network’ più di uno ha puntato l’indice accusatore contro i giornalisti, rei di strumentalizzare la questione e di gonfiarla ad arte.
In realtà, occorre, invece, ribadire un concetto, la nostra “categoria” (sempre che sia ancora corretto definirla tale…) ha tantissimi difetti, però, c’è una regola nel giornalismo molto chiara che vale da sempre: «Il cane che morde l’uomo non fa notizia… ma un uomo che morde un cane sì». Questa massima, datata 1882, è attribuita a John B. Bogart, caporedattore del New York Sun, e vale tutt’ora. Tanto più per il caso di Magenta.
Fatti i debiti paragoni, vietare una funzione religiosa in un luogo dove si era svolta da anni diventando così consuetudine, ha finito per sollevare un polverone mediatico certamente maggiore che mantenerla dove da sempre si era celebrata, anche a rischio di incorrere in qualche polemica politica rispetto alla presunta diversità di trattamento (il che è tutto da vedere) con le istanze provenienti dai mussulmani residenti nel territorio. Mettetela come volte, ma quanto meno da un punto di vista di strategia comunicativa, si è trattato di un clamoroso autogol. E almeno per questa volta i giornalisti non c’entrano.
F.V.