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Dall'archivio:

Don Walter: un uomo, simbolo di un quartiere

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA –  Quando si pensa al Quartiere Nord di Magenta – “Giò bas da la stasion” – nel nostro “archivio storico temporale” vengono subito in mente due persone: don Angelo Casartelli pilastro di quella comunità che viveva attorno alla ‘chiesetta di legno’  e poi protagonista nel donare alla Parrocchia la ‘sua’ Chiesa e, appunto, Don Walter Larghi, di origine milanese, ma magentino d’azione, considerato che è stato il nostro Pastore per ben 23 anni.
 

Dopodiché, come a volte capita anche nelle alte gerarchie della Chiesa (ma ne ignoriamo i motivi…), il Don era stato spedito in quel di Bollate per concludere il suo mandato sacerdotale.  Ora, da qualche tempo si trovava a Boffalora sopra Ticino. Già, perché appena si era presentata l’opportunità, aveva scelto di poter tornare vicino alla “sua” Magenta a quella che era la sua seconda casa.

Noi che per trent’anni e rotti abbiamo vissuto in zona Nord, ci ricordiamo ancora bene l’arrivo di Don Walter. Indubbiamente i suoi tratti, ma solo all’apparenza, erano assai diversi da quelli di don Angelo, sempre solare e forse, concedetecelo, più curato di campagna. Il Don, ma era solo una maschera, appariva un po’ più sulle sue. Anche l’aspetto fisico faceva la differenza.

Alto, il volto scavato – e lo sarà ancor di più nei giorni ultimi nella malattia – l’eloquio forbito ma con il dono della chiarezza – era una prete che dal pulpito sapeva tener desta l’attenzione dei fedeli – e della semplicità.  Don Walter era uomo di grande cultura e spessore. E nelle lunghe chiacchierate che ci siamo fatti soprattutto negli anni più verdi, questa caratura emergeva in modo preponderante.

Ma diversamente da chi, in maniera un po’ sciocca e superficiale, sosteneva che fosse un prete che guardava tutti dall’alto in basso, non era affatto così. Don Walter era un uomo, nel vero senso della parola. Di sicuro non amava i compromessi. Indubbiamente vicino al Cardinal Martini, era innanzi tutto, una figura libera.

Una che al sottoscritto piaceva molto – e non poteva essere diversamente per come eravamo fatti, incapaci di fingere – perché intellettualmente onesto. Per quelli come me che avevano visto spesso la frequentazione dell’Oratorio come un’imposizione, un dovere e non una libertà,  il suo arrivo fu un toccasana.

 

 

Sopra una bella foto di Don Walter con Annamaria Springhetti, una dei tanti ragazzi e ragazze che hanno frequentato quel mondo. Annamaria è anche una delle colonne della Croce Bianca di Magenta.

Perché Don Walter non ti giudicava, certo cristianamente parlando ti indicava la strada, ma se tu a Messa alla domenica non ci andavi non ti biasimava. Era una tua scelta. 

Potevi passare ore a parlare con lui di politica, di calcio (era un accanito tifoso milanista e quindi tra di noi c’era una sana rivalità sportiva), dei tuoi problemi lavorativi o familiari, piuttosto che della scuola…. Era un prete che veniva dai “Martinitt” di Milano e che, quindi, aveva una grande esperienza sul campo nel trattare soprattutto coi ragazzi anche quelli più difficili. Quella dei “Martinitt” d’altronde è una palestra unica da questo punto di vista.

Frequentando Don Walter te ne accorgevi subito.  Per quelli come me che erano assidui frequentatori della sua mansarda, ti si apriva un mondo che solo quando eri lassù potevi percepire e metter a fuoco fino in fondo. Una montagna di libri, ma anche una montagna di musi cassette e dischi degli anni settanta e ottanta. Bob Dylan era uno dei suoi preferiti – (ma c’erano anche i Sex Pistols su quei ripiani !) – di Vasco, diceva che gli piaceva il primo di “Alba Chiara” ma che poi lo aveva un po’ deluso. E poi ovviamente i drappi del Diavolo rossonero che, purtroppo, in quegli anni – erano gli anni Novanta …- spadroneggiava in lungo e in largo.

 

Il Don era uno attaccato alla vita, curioso, perspicace, che gli piaceva conoscere le cose.  Benché, non ne fosse proprio un amante, conosceva bene anche il mondo di Mediaset e del primo Berlusconi.

La bellezza del confronto con lui stava proprio in questo. In quella che dovrebbe essere Cristianamente parlando la natura di un religioso e  di chi si ispira ai Sacri Comandamenti: mai idee preconcette, mai il giudizio a priori, sì al ragionamento e al confronto delle idee.

In questo stava la grandezza di questo Pastore amatissimo dai suoi ragazzi, anche quelli più complicati, perché quando poi lui si metteva sul tuo piano, beh, ti smontava e tu non potevi non accettare il dialogo….

Questa sua ambivalenza racchiudeva la sua forza. Grande teologo, studioso, ma capace – bastava fare un piccolo sforzo … – di rapportarsi con tutti. Indimenticabile la sua presenza al bar dell’Oratorio che era luogo d’incontro di tutta una comunità. 

Il Don era così aperto che un giorno raccontandomi di un pomeriggio trascorso sulle panchine dell’Oratorio a chiacchierare coi suoi ragazzi mi disse: ‘Ma lo sai che ieri ad un certo punto,  a questi gli ho dovuto dire ridendo ‘fermatevi con certi discorsi guardate che qui tra di voi c’è un prete’…”, e poi gli si spalancava quel sorriso che ti faceva capire tutto di lui.

 

 


Ci piace ricordarlo così: don Walter, un uomo, prim’ancora che un sacerdote.

Fabrizio Valenti

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