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Don Ciotti: “Togliere i figli ai mafiosi, dare ai bambini un’opportunità di vita”, l’esperienza di ‘Liberi di scegliere’ arriva nel milanese

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Ribellarsi ad un destino criminale che è già segnato. Rompere con il passato per rifarsi una vita. Difficile, per certi versi sembra impossibile quando il vincolo di sangue è quello di una famiglia mafiosa. Ma venti donne hanno detto basta. Hanno detto “siamo libere di scegliere’ e lo facciamo per dare un futuro diverso ai nostri figli”. Perché se il mafioso mette in conto di andare in galera, per i bambini non è così. Il protocollo ‘Liberi di scegliere’, a diversi mesi dalla sua entrata in vigore sta dando ottimi risultati. E se questi risultati ci sono lo si deve all’associazione ‘Libera contro le mafie’ e a quei magistrati che lottano ogni giorno contro il crimine organizzato potentemente radicato al nord. Partito da Reggio Calabria questo modello è arrivato a Milano. A Busto Arsizio per la precisione. “Ci sono donne che hanno avuto il coraggio di infrangere i codici, – ha detto don Luigi Ciotti nell’aula Guido Galli ed Emilio Alessandrini del Tribunale di Milano, durante il convegno ‘Mafia e Diritti’ – di dire basta al ruolo subordinato della donna. E di opporsi ad un sistema criminale che prevede che al figlio, fin da bambino, il padre insegni come si fa a premere il grilletto. Abbiamo voluto offrire una opportunità a loro che non erano testimoni o collaboratori di giustizia. E che non sono state inserite in un circuito di protezione”.

Il protocollo, continua don Ciotti di fronte ad una platea rappresentata anche da ragazzi, è una sfida lanciata alla mafia. Dove i figli vengono considerati ‘cosa nostra’ perché garantiscono la continuità del percorso criminale. All’inizio di quest’anno il protocollo è stato applicato a Busto Arsizio. Mamma e figlia allontanate dal padre, stanno ricostruendo la loro vita in una località segreta. Con l’aiuto di ‘Libera’. Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i Minorenni a Reggio Calabria parla di numeri impressionanti. Nel capoluogo calabrese negli ultimi 25 anni sono stati processati oltre cento minorenni. “La metà di loro erano accusati di reati quali l’omicidio o il tentato omicidio – precisa il magistrato – abbiamo processato minori coinvolti in sequestri di persona e adolescenti che hanno partecipato a faide locali, spesso con il ruolo di sicari”. Allontanare questi ragazzi dalla famiglia vuol dire dare loro una opportunità di vivere in maniera diversa. Ne sono convinti anche i magistrati che hanno garantito il loro appoggio, pur con tutte le cautele del caso. Alessandra Dolci, Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Milano, parla di “una opzione”. La dottoressa auspica una DDA che entri nelle scuole a parlare con i ragazzi. Perché la mafia si combatte partendo dai più piccoli, dalle scuole. Altrimenti è troppo tardi. Francesco Greco, Procuratore della Repubblica, dice che a Milano la mafia è talmente presente, come hanno testimoniato le indagini, da non doversi più parlare di infiltrazione. Bensì di vera e propria radicalizzazione. “E’ evidente che ci sono imprenditori che hanno convenienza a fare affari illeciti con la ‘ndrangheta – ha detto Greco – Basti pensare all’illecito smaltimento dei rifiuti. Smaltire rifiuti industriali ha un costo importante. E allora perché non rivolgersi alle organizzazioni criminali che offrono un servizio ad un costo ridotto?”.

L’intervento di don Ciotti è stato preceduto dalla visione di uno spezzone del film Liberi di scegliere, con Alessandro Preziosi che interpreta il giudice di un Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria. Pochi minuti che mostrano un bimbo in braccio al padre che gli mostra come premere il grilletto di un fucile. Un bimbo legato ad un destino criminale, al quale ‘Liberi di scegliere’ vuole offrire una diversa opportunità di vita.

 

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