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Discarica di Busto Garolfo: dopo Città Metropolitana, i Sindaci puntano al Ministro Costa

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BUSTO GAROLFO – Da Città Metropolitana non si sono sentiti ascoltati. E, per questo, hanno deciso di puntare più in alto rivolgendosi direttamente al Ministro dell’ambiente Simone Costa. A lui Susanna Biondi, Pierluca Oldani e Roberto Colombo, rispettivamente primi cittadini di Busto Garolfo, Casorezzo e Canegrate si sono rivolti prendendo carta e penna e rivolgendogli la richiesta di un incontro. Protagonista è sempre lei, la vicenda relativa al progetto di realizzazione all’interno del parco del Roccolo di una discarica per lo smaltimento di rifiuti speciali portato avanti dalla società Solter. Progetto a cui Busto Garolfo e Casorezzo sui cui comuni insisterebbe, ma anche Parco nazionale di interesse sovracomunale del Roccolo (presieduto da Colombo) Comitato antidiscarica e diversi cittadini si oppongono fermamente rilevando le pesanti conseguenze che a loro avviso avrebbe sul patrimonio ambientale. “La questione – scrivono i tre sindaci a Costa- riguarda l’Ateg 11 che si trova all’interno del Plis del Roccolo tra i comuni di Busto Garolfo e Casorezzo, incluso dal Ptcp nei corridoi ecologici primari e nei corridoi ecologici della RER. L’area è dunque destinata a garantire la connettività ambientale  necessaria al mantenimento delle popolazioni florofaunistiche delle aree di nucleo come il parco del Ticino e il bosco di Vanzago e i diversi siti della rete natura 2000 presenti in zona”. Una funzione di interesse ambientale strategico che, rilevano i tre sottoscrittori della lettera al ministro, è stata riconosciuta anche dall’Ufficio pianificazione e gestione di Città Metropolitana di Milano.
Biondi, Oldani e Colombo rinforzano il concetto inoltrandosi nello specifico delle eccellenze faunistiche e floristiche del luogo: “si evidenzia – proseguono – la preseenza di specie animali di pregio che richiedono tutela, proprio all”interno del perimetro dell’Ateg 11 è in corso un’attività di  monitoraggio della presenza del cervo volante (Lucanus cervus), i rilievi recentemente effettuati hanno dato riscontro dell’attuale presenza del coleottero che  è inserito del DPR 357/1997 come “specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”. E, sottolineano i tre sindaci, qualora il progetto di Solter decollasse, specie pregiate come queste e altre risorse florofaunistiche rischierebbero di ricevere il colpo di grazia. “In questo ambito di indiscutibile valenza ambientale ed ecologica- proseguono entrando poi nel cuore della questione – succede però, incomprensibilmente, che Città Metropolitana Milano, a fronte della presentazione nel 2015 da parte della società Solter di un progetto per la realizzazione di una discarica di rifiuti speciali di 65 mila metri cubici, situata in una cavità derivante da precedente escavazione, rilasci la Via (valutazione d’impatto ambientale) nel 2016 e l’Aia nel settembre 2017, declassando sistematicamente i numerosi criteri escludenti e penalizzanti previsti da alcune norme in mere prescrizioni, e l’Aia ne contiene ben 37”. 
Un presidio antidiscarica di qualche tempo fa, i sindaci sono in trincea da parecchi anni e non mollano
Il pericolo, sottolineano i tre sindaci, riguarda peraltro non solo le specie floristiche e faunistiche ma anche lo stato di salute della falda acquifera. Il rilascio dell’Aia nel 2017 non aveva però dato il la ai lavori per la realizzazione della discarica perchè, ricordano Biondi, Oldani e Colombo, “non è ancora stato raggiunto l’accordo tra società Solter e Plis del Roccolo relativo al progetto e alla cessione delle aree compensative”. Pur mancando quest’accordo, rilevano i sottoscrittori della lettera, “Città Metropolitana a fine luglio ha autorizzato l’avvio dei lavori di approntamento della discarica, un avvio a dir poco disastroso”.
E ricordano a Costa come “la ditta ha iniziato il disboscamento dell’area  senza neppure rispettare importanti prescrizioni previste nella Via e nell’Aia, e suo allegato tecnico e le più generali misure sulla sicurezza dei cantieri quali ad esempio l’assenza di delimitazione della zona lavori, la carenza di cartellonistica”. Incongruenze su cui ,affermano i primi cittadini dei tre comuni,  Città Metropolitana non avrebbe fatto buona guardia “anzi – proseguono – ha cercato di demandare ad altri, nello specifico ad Arpa, quelle che sono invece sue precise responsabilità in quanto autorità competente”.
Pierluca Oldani Sindaco di Casorezzo
La lettera si sofferma anche sui progetti di ripristino dell’area che riposavano su accordi sottoscritti in precedenza tra la società allora impegnata nell’attività estrattiva (Cave di Casorezzo, dante causa di Solter ) e i comuni.  Si prevedeva per loro effetto un ripristino dell’area a fondo cava ma, proseguono gli estensori della lettera a Costa, “Solter non ha adempiuto a questi obblighi convenzionali che prevedevano un ripristino a fondo cava ed escludevano ogni possibilità di realizzazione di discariche”. Biondi, Oldani e Colombo evidenziano come a loro avviso Città Metropolitana abbia cambiato le carte in tavola rispetto agli accordi pur essendo estranea a quel discorso.  Dopo la ricostruzione della vicenda, i tre sindaci hanno reso note a Costa le iniziative legali portate avanti, dai ricorsi al Tar all’ultima in ordine di tempo datata 15 settembre cioè il deposito di un’istanza cautelare. Adesso Biondi, Oldani e Colombo chiedono a Costa di poter essere ricevuti “e ricevere finalmente – concludono – l’attenzione che gli enti competenti, Città Metropolitana e Regione Lombardia, non hanno mai voluto”. Aggiungendo che “questo territorio è stato lasciato da solo, se non addirittura dileggiato”.
Cristiano Comelli 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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