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Dieci anni dalla morte del cardinale Martini: quando i brigatisti gli consegnarono le armi

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MILANO  Protagonista indiscusso della storia della Chiesa italiana degli ultimi quarant’anni, raffinato teologo e insigne biblista, pastore instancabile che aveva scelto il dialogo come strumento della sua azione ecclesiale: questo è stato il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita, Arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002, del quale il prossimo 31 agosto ricorre il decimo anniversario della morte.

Il nome del cardinale Martini rimane anche legato a una delle pagine più significative della storia d’Italia. Era il 13 giugno 1984: nell’Arcivescovado di Milano uno sconosciuto lasciò tre borsoni pieni di armi. Era l’arsenale dei “Comitati Comunisti Rivoluzionari”, gruppo terroristico di sinistra, ritenuto contiguo alle Brigate Rosse, che negli anni di piombo aveva firmato eclatanti azioni di sangue. L’arsenale fu consegnato al cardinale Martini a significare la resa dei terroristi e la fine della lotta armata, ma anche per sollecitare una mediazione della Chiesa per una “riconciliazione umana, sociale e politica”.

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