― pubblicità ―

Dall'archivio:

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: i peccati originali della Giunta Calati (che non sono tutta colpa del Sindaco)

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA –  Al di là della ‘querelle’ politica in atto all’interno della maggioranza di centrodestra, ancor più acuita – nella “guerra fredda” tra l’ex Sindaco Luca Del Gobbo e l’attuale Chiara Calati – dalla scelta del Primo cittadino di approdare alla lista del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, ci sono da registrare una serie di peccati originali che l’attuale Giunta sconta e che, per dirla tutta, non possono essere imputati unicamente al Sindaco – che all’epoca lo ricordiamo era una neofita della politica – quanto piuttosto ai partiti della coalizione.

 

Già, perché più volte da queste colonne, in svariati nostri articoli, abbiamo rimarcato come a parer nostro ci fosse un carico di deleghe oltre modo eccessivo in capo ad un Sindaco debuttante ed una Vice Simone Gelli che i ‘bene informati’ dicono anche, ad un certo punto, l’averlo sentito sbottare “mi avete caricato come un asino e adesso venite anche a dire che sono quello che qui vuole comandare….”. Non sta a noi qui dire chi tra i partiti abbia sbagliato di più. La considerazione sostanziale di fondo, però, è proprio questa. 

Troppe deleghe strategiche (vedasi per esempio la pianificazione urbanistica, lo sviluppo, l’innovazione le aree dismesse, ect.)  concentrate su 2 persone e alcune scelte, piuttosto opinabili, vedasi lo “spacchettamento” del pacchetto sicurezza con la delega alla Sicurezza e Polizia locale al Vice Sindaco e la Protezione Civile all’allora Assessore Rocco Morabito.

Così come la decisione, altrettanto opinabile, di affidare al Vice Sindaco anche le Politiche Scolastiche, materia indubbiamente delicata e onerosa, ma che secondo gli spifferi di Palazzo dell’epoca, non poteva certo essere affidata, pur con tutto il rispetto, a Morabito considerato un profilo in tal senso del tutto inadeguato.

Tutto questo per dire che la politica fatta con il bilancino, quella fatta dai partiti, che mettono davanti sovente alla qualità e alla professionalità delle persone, semplicemente la necessità di occupare degli spazi, alla fine, finisce per essere inesorabilmente dannosa alla collettività. 

 

Onestamente da osservatori esterni e in primis da Magentini non ci appassiona più di tanto, ormai, la guerra intestina tra Luca Del Gobbo e Chiara Calati.

Siamo concentrati sulla città, sulla sua prospettiva di rilancio, e su difficoltà oggettive che, appunto, dovrebbero essere affrontate con un po’ di buon senso e, soprattutto,  ognuno assumendosi le giuste responsabilità.

Francamente, siamo dell’idea che i partiti 2 anni e mezzo fa avrebbero dovuto fare tutti un passo indietro, al di là dei numeri e delle percentuali raccolte, e pensare ad individuare i migliori profili per una città che – questo lo ribadiamo da tempo senza timore di essere smentiti – dal finire del 2011 era ormai in preda e lo è tuttora,  ad un pericoloso decadimento.

Buon senso avrebbe dovuto consigliare la costruzione di una sorta di ‘cintura sanitaria’ attorno al Sindaco. Così da consentirle di svolgere al meglio il suo apprendistato.

E invece a parte Gelli, l’unico con alle spalle 10 anni da vice sindaco e assessore più un’esperienza da Consigliere Provinciale, si è deciso di puntare su una squadra composta da esordienti e, in alcuni casi, lasciatecelo dire – la nostra critica non è mai personale ma politica – su figure non all’altezza o, comunque, messe al posto sbagliato.

Ci spiegate per esempio cosa c’azzecca oggi la pur volenterosa Laura Cattaneo con i Lavori Pubblici, o ancora, possibile che Magenta Popolare, poi divenuta NOI con l’Italia con una lista dove spiccavano diverse figure espressione del mondo delle professioni (pensiamo solo all’avvocato Giovanni Marradi, alla nostra collega e insegnante Arabella Biscaro o ancora al nostro ‘maestro’ Lele Torreggiani) , alla fine sia dovuta convergere ancora sul ‘vecchio’ Rocco Morabito con una sorta di premio alla carriera, salvo poi dovergli costruire attorno un assessorato fatto di deleghe più che altro onorifiche?

Per non parlare di Forza Italia dove chi avrebbe parecchia esperienza e competenza, vedasi Felice Sgarella, incomprensibilmente, preferisce continuare a svolgere il ruolo di battitore libero, standosene nell’ombra e mandando avanti gente che è stata puntualmente impallinata – vedasi il defenestramento di Alfredo Bellantonio dopo meno di un anno da Assessore –  o altri profili come quello di Patrizia Morani che rispetto a tematiche come quelle del Welfare e dei Servizi Sociali in oltre due anni di mandato, l’abbiamo sentita prendere la parola davvero in pochissime eccezioni. Eppure, in un bilancio come quello di un Comune come Magenta, la partita dei Servizi Sociali cuba parecchie risorse. 

E allora in una squadra che non è certo il Barcellona – e questo non per colpa della politica locale ma per chi a livello di sistema nazionale continua a tagliare sugli enti locali, lasciando sindaci e assessori con stipendi da fame, indecorosi per le responsabilità che si assumono verso la propria comunità, salvo continuare a ben retribuire chi siede nei diversi CdA lottizzati e dove la responsabilità davanti agli elettori è praticamente pari a zero, così come per chi siede in Parlamento, magari senza neanche aver fatto un giorno da Consigliere comunale  – due debuttanti (Calati e il volenteroso e mediano alla Lele Oriali Luca Aloi) bastavano e avanzavano. 

Al contrario, la politica del bilancino, quella fatta con il manuale Cencelli, è riuscita a fare di peggio. E di parecchio. Fino al paradosso attuale, con una squadra che arranca tra metà e la zona salvezza, ma che è costretta, per beghe di partito, a giocare da cinque mesi con un uomo in meno. 

E’ per questo che riteniamo legittimo dare a Cesare quel che è di Cesare. Ad oggi in seno alla maggioranza di centrodestra cittadina ognuno si deve far carico del proprio fardello di colpe, lasciar perdere le congetture e le macchinazioni e rendersi conto che perseverando negli errori sarà ben difficile cambiare l’inerzia della partita. 

Il Sindaco nel bene o nel male, passando con la lista Fontana, ha posto un elemento di chiarezza. Il successivo dovrà essere quello rispetto al suo principale sponsor politico iniziale, Luca Del Gobbo. Un chiarimento dovuto, ancora prima da un punto di vista umano ed etico, è indispensabile.   Terzo e ormai non più rinviabile passo, il rimpasto di Giunta. Con la nomina di un nuovo Assessore e, soprattutto la possibilità di portare un po’ più di slancio in questa squadra rattoppata.

Tutto questo  lavoro dovrà essere fatto da qui alla fine dell’anno. E’ questa la ‘dead line’ come dicono quelli bravi che parlano inglese. Oltre c’è il baratro. 

Possibilmente, tutto questo dovrà essere fatto non più con l’approccio del bilancino, ma quello di mettere in gioco i migliori profili che si metteranno a disposizione della città. Siamo visionari o solamente non politici o un po’ ingenui? Non lo sappiamo. Sappiamo però, questa è una certezza, che il metodo messo sul tavolo a giugno del 2017 non sta funzionando affatto. La situazione è grave, ma il paziente non è ancora morto. Può essere salvato. A patto che ci sia la volontà da parte di tutti. 

 

F.V.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi