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Decenni di malgoverni e poche piogge: molteplici le cause della carenza Idrica. Di Laura Giulia D’Urso

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

L’Italia rischia la carenza idrica con razionamento dell’acqua. Le scarse precipitazioni di quest’anno non sono una novità né i picchi di calore insopportabile in alcune regioni ma la carenza idrica c’entra poco.

Malgrado alcune piogge nel Nord Italia, già in corso in alcune regioni dove sono attese precipitazioni anche importanti, le cause sono imputabili già alle scarse precipitazioni durante la stagione invernale e questo era prevedibile mesi fa.

I governatori stanno iniziando a varare piani per il razionamento dei consumi di acqua, un fatto che impatterebbe in maniera seria sulle vite dei cittadini e delle aziende.

C’entrano certamente i cambiamenti climatici in corso nel pianeta Terra. Il riscaldamento globale innalza le temperature e crea problemi di siccità in molte aree già poco ricche di acqua e arrivano a minacciare anche l’emisfero settentrionale.

Eppure se riflettiamo non in termini “umanocentrici” ma con una prospettiva più ampia si saprebbe che le ere glaciali alternate a ere dalle temperature insopportabili si sono succedute ed anche classificate … dall’Eoarcheano all’Olocene, quella attuale.

Tuttavia, in Italia la questione è un tantino più complessa.

I consumi pro-capite giornalieri si attestano mediamente sui 220 litri. Esistono grosse differenze tra città e città sulla base dell’abbondanza di precipitazioni o meno. Ad esempio, nelle aree in cui piove poco è più frequente ricorrere al lavaggio dell’auto manualmente, così come ad innaffiare piante, giardini e terreni. E tutto ciò incrementa i consumi.

 

Il rischio di carenza idrica in Italia non dipende certamente dai consumi, bensì dalla scarsa offerta soprattutto al sud. Non perché piova poco. L’Italia è uno dei paesi europei con le più alte precipitazioni, circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno. Il problema è che solamente per 58 miliardi di metri cubi quest’acqua si rende disponibile, perlopiù attraverso superfici come laghi e fiumi. Mancano sistemi di raccolta adeguati, come stanno accorgendosi in queste settimane gli stessi governatori.

Ma il grave problema è peggiore. La rete idrica italiana in moltissime regioni è un colabrodo. Si stima per difetto che almeno il 40% dell’acqua venga dispersa a causa della tubazione rotta e delle conseguenti perdite generate. In alcune aree urbane, tuttavia, questa percentuale può arrivare a sfiorare il 100%. In pratica, l’acqua ci sarebbe in abbondanza per tutti, semplicemente non viene raccolta a sufficienza e si disperde per la gran parte.

Il PNRR sarebbe forse l’occasione perfetta per rimediare al rischio di carenza idrica in maniera definitiva. Ricordiamoci che sono prestiti e perciò questi “prestiti e sussidi europei” potrebbero essere investiti per migliorare la rete idrica e al contempo per potenziare i sistemi di raccolta dell’acqua piovana.

Invece, per questa voce sono stati stanziati dal governo italiano appena 4,8 miliardi di euro, quando Utilitalia, che raggruppa le società che gestiscono le risorse idriche, stima in almeno tre volte tanto il fabbisogno italiano.

Nel 2011, ci fu un referendum contro la privatizzazione della gestione idrica. Poi l’oblio sul tema. Fingere che un problema non sia mai esistito è lo sport nazionale preferito dalla politica italiana. Che adesso guarda in cielo con la speranza che goccioli un po’ per continuare per pensare … ed anche questa volta è andata!

 

A cura di Laura Giulia D’Urso

 

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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