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Da democrazia.. a tecnocrazia. Analisi lucida e attuale della nostra Società, dai compari di Barbadillo.it

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Vilfredo Pareto, grande sociologo e studioso della politica, elaborò la sua “teoria delle élite” tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Si tratta di una teoria piuttosto complessa, e chi volesse averne una conoscenza adeguata può leggere il “Trattato di sociologia generale” pubblicato nel 1916, e rimasto un classico nel suo genere.

Per Pareto il termine “élite” non comporta un giudizio di valore. Lo studioso non vuole cioè affermare che i suoi membri sono “i migliori”, cioè gli optimates nel senso latino del termine. No: le élite sono costituite da coloro che semplicemente, a più livelli e in più settori, detengono il potere. Di questa teoria, ciò che ci interessa oggi è un capitolo solo.

La riflessione sulle élite, cruciale nel campo della politologia ed ovviamente anche nel contesto delle post democrazie di oggi, si è arricchita col saggio edito nei mesi scorsi da una casa editrice, Liberlibri, nata anni fa a Macerata e da allora capace di distinguersi per una proposta saggistica del tutto coraggiosa, ficcante, penetrante, mai banale.

 

Il saggio cui facciamo riferimento è del giovane studioso e ‘scienziato politico’ Lorenzo Castellani, che abbiamo apprezzato tanto quanto il seppur così diverso elogio a Joseph Ratzinger a firma di Giulio Meotti, già recensito sulle nostre pagine virtuali. La riflessione di Pareto, risalente ad un secolo fa, è una sorta di ‘introduzione’ a quanto accaduto negli ultimi decenni, col progressivo ma inarrestabile declino del primato della politica non solo e non tanto a vantaggio dell’economia, ma soprattutto della finanza apolide e del grumo di interessi raccolti attorno all’ormai smisurata mole di denaro circolante ad opera di hedge fund, finanza speculativa e fondi d’investimento transnazionali. La post democrazia, insomma, diventa tecnocrazia. Tanto quanto previde lucidamente Giano Accame, che ormai un quarto di secolo fa pubblicava per i tipi del Settimo Sigillo ‘Il potere del denaro svuota le democrazie’.

Molte ricerche negli ultimi anni hanno mostrato come i voti ai partiti di protesta, nazionalisti o populisti, non siano venuti soltanto dalle classi sociali meno abbienti ma anche da molti cittadini appartenenti a classi reddituali elevate. Il livello d’istruzione e la localizzazione geografica, in altre parole, hanno scavato un solco nelle preferenze politiche più di quanto non lo abbiano fatto il patrimonio o il reddito disponibile.

Lorenzo Castellani

Questo assetto consolida le nostre società come so- cietà di ordini tecnocratiche. Esse sono quelle in cui i tecnici e i competenti esercitano una parte essenziale del potere politico e amministrativo, formano dei gruppi che si collocano nei posti più elevati della gerarchia sociale, in rapporto ai quali si ordina tutta la scala degli strati sociali, e forniscono alla società elementi della sua ideologia e dei suoi valori morali. Una dinamica ben spiegata ancora da Mousnier nella sua analisi sulla tecnocrazia francese: «Questi gruppi erano reclutati fra i vecchi allievi della Scuola del politecnico, della Scuola centrale, della Scuola Nazionale dell’Amministrazione; fra gli ispettori delle finanze, fra i diplomatici e, ad un livello inferiore, fra i vecchi allievi della Scuola Normale Superiore. Questi uomini, competenti e dotati di notevoli capacità intellettuali, ma che se ne attribuivano di eccezionali, professavano una benevolenza un po’ altera e sprezzante nei confronti di chi non apparteneva al loro cerchio sociale e, soprattutto, nei confronti delle masse. Avevano una coscienza di Ordine».

Contributo tratto da Barbadillo.it

https://www.barbadillo.it/95273-lingranaggio-di-lorenzo-castellani-e-la-societa-di-ordine-tecnocratico/

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