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Cuore oltre l’ostacolo: Provincia di Milano, Abbiategrasso e futuro- di Fabio Baroni

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di Fabio Baroni
Occorre affermarlo senza mezzi termini: è necessario gettare il cuore oltre l’ostacolo, cambiando radicalmente i paradigmi e i discorsi che scorrono nella politica locale per permettere alla “provincia” di rinascere. Lo dimostrano i costanti richiami dalla stampa alle difficoltà che sta vivendo Milano nell’offrire opportunità abitative (e non solo) a chi ne volesse.

E la cara vecchia provincia, con le sue cittadine più e meno grandi, cos’ha intenzione di fare? Proseguire nel lento declino, incendiato solo durante le campagne elettorali, con gli stessi temi proposti e riproposti?
E’ questo più che mai il momento di mettersi in gioco e cercare di dare una visione di lungo periodo ai territori che compongono la città metropolitana milanese, ma anche quei territori contigui, penso a Vigevano, per citarne uno.
Occorre passare da una logica passiva, fatta di ordinaria amministrazione, dove si prende tutto ciò che capita con ineffabile fatalismo, ad una logica attiva, dove i Comuni si sforzino, singolarmente e consorzialmente, per costruire un nuovo modello di città “provinciale”. Ora più che mai i sindaci devono non solo essere amministratori, ma veri e propri ambasciatori, stakeholder del territorio, intessendo relazioni e connessioni con tutte le componenti della società. Un esempio riguarda il mondo del lavoro, che negli ultimi anni ha visto un impoverimento del tessuto produttivo legato alla fine dei grandi complessi industriali, lasciando capannoni inscheletriti e decadenti alle loro spalle.

Questa decadenza che è legata, ovviamente, ad un fenomeno ben più grande ed ampio che un singolo comune non avrebbe potuto risolvere deve portare a pensare e guardare ad un nuovo modello economico. L’idea è quella di costruire collaborazioni con gli enti privati e pubblici (università, scuole professionali, etc.) per offrire spazi ai giovani talenti per sviluppare le proprie idee. In questo i comuni, consorziati, avrebbero tutto da guadagnare e dei costi relativamente bassi, legati al costruire un’offerta fiscalmente e burocraticamente vantaggiosa per chi volesse concretizzare la propria idea sul territorio. Sia chiaro, nulla di nuovo, dato che le politiche “attrattive” erano già presenti nel Medioevo, seppur all’epoca in un’ottica più dispettosa.

La vera novità risiede nel creare invece una rete di progetti che possa unire tessuti urbani che hanno terreni comuni di sviluppo economico. Penso ad un ipotetico ponte connettivo tra la tradizione calzaturiera di Vigevano con la storia della moda abbiatense (avendo dato i natali a Moschino ed Enrico dell’Acqua, rispettivamente noto stilista uno e pioniere dell’industria tessile l’altro). Questo è semplicemente uno spunto, ma ve ne possono essere molti altri in sterminati ambiti: agricolo, storico-culturale, sportivo, etc.

E’ indubbio, poi, che lo sviluppo economico rivilitalizzerebbe i Comuni coinvolti sia demograficamente sia socialmente, spingendo molte persone a vivere il trasferimento in una città “di provincia” non come un triste ripiego o come una soluzione dormitorio, ma ad una scelta consapevole e piacevole. Per evitare di disperdere questo enorme potenziale (anche qui nulla di nuovo) occorre che le città diventino dei veri e propri campi-base dove ogni cittadino abbia tutto il necessario per scalare le proprie aspirazioni e realizare i propri sogni.
Servizi efficienti, vita sociale, culturale, uno sviluppo sostenibile del tessuto urbano, l’investimento nei trasporti e nelle reti viarie ciclabili, scuole di alta qualità, digitalizzazione dei servizi e valorizzazione del cittadino saranno tutti elementi cruciali per la città del futuro.

Mettere al centro il singolo come costruttore consapevole del proprio futuro e della propria libertà è il nuovo cardine su cui costruire una comunità efficiente e dinamica. Una comunità dove anche chi non fa politica attivamente in un partito o una lista, si senta parte attiva della città, ma soprattutto si senta ascoltato. Attenzione: ascoltare con le orecchie ben tese e con l’umiltà di sedersi allo stesso tavolo e capire la fattibilità della proposta.
Per portare avanti questa avventura occorre rendersi disponibili a prendere un caffé con chiunque voglia condividere le proprie visioni, aspirazioni e, perché no?, preoccupazioni sulle nostre città di provincia e cominciare a costruire concretamente un percorso. Questo auspicio è rivolto non solo a chi abita ad Abbiategrasso, ma ai cittadini di Vigevano, Magenta, Albairate, insomma a tutti quei cittadini che sentono che il futuro è oggi, iniziando oggi a scrivere cosa sarà tra 20-30 anni e lavorando concretamente affinché ogni obiettivo sia raggiunto. Sarà una viva fabbrica del Duomo, perché non si guarderà al prossimo appuntamento elettorale, ma al futuro e ogni spunto sarà per tutti noi cittadini una sfida a fare meglio e cercare nuove soluzioni ed azioni concrete.

Gettare il cuore oltre l’ostacolo, per un futuro che sia tale per le nostre città.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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