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Cuggiono storie incredibili: quando Michael era morto per 43 minuti

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CUGGIONO – L’inserto di Sette del CorSera di questa settimana dedica un ampio spazio all’incredibile storia di Michael Mandolfo, il 18 enne di Cuggiono annegato nel Naviglio Grande nel 2015 e riportato letteralmente alla vita, grazie alla cosiddetta ‘macchina della resurrezione’.

Un tuffo nel Naviglio Grande, quindi, i 43 lunghi e interminabili minuti in cui il ragazzo rimase sott’acqua prima dell’intervento di sommozzatori e Vigili del Fuoco. Il bel racconto di Daniela Monti, permette di approfondire la questione di chi è rimasto a metà tra il mondo dei vivi e l’aldilà. Già perché Michael era clinicamente morto.  Poi la disperata corsa al San Raffaele di Milano  dove uscirà 37 giorni dopo dalla terapia intensiva. Michael è stato collegato all’Ecmo, la “macchina della resurrezione”.

Un’esperienza incredibile di cui porta le conseguenze – durante la degenza in ospedale infatti gli è stata amputata parte della gamba destra a causa di una ischemia irreversibile – anche se incredibilmente non gli ha lasciato alcun danno neurologico. Ma una domanda quella sì: perchè proprio a lui? Perchè ha avuto la possibilità di avere un viaggio di andata e ritorno? Un servizio tutto da leggere che oltre ad aprire nuovi importanti scenari dal punto di vista medico scientifico, interroga a fondo sui temi etici correlati ai tentativi di “resuscitare” chi pare essere ormai andato avanti.

Al seguente link potete scaricare il servizio integrale nella versione on line:

https://www.corriere.it/sette/incontri/19_agosto_23/michael-mandolfo-43-minuti-sotto-acqua-ero-morto-sono-resuscitato-72211742-c24c-11e9-97ef-35a2edd578d1.shtml

 

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