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Croce su croce: l’endorsement (‘appoggio’) per Luca Del Gobbo e Carolina Pellegrini di E.T.

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L’attuale legge elettorale per le imminenti politiche dispone che due terzi dei candidati saranno eletti con il sistema proporzionale. L’elettore potrà discernere seguendo il proprio convincimento. Sarà chiaro, per lealtà di lettura, che mi occupo del cosiddetto centrodestra: il grancirco che andrò a votare. Mi permetto quindi di scrivere questa notarella che gli anglisti dichiarerebbero endorsement, io, promosso alle medie serali, preferisco “appoggio” o “propaganda”. Così va il mondo. E la prendo da lontano, ma in sintesi. Millenovecento quarantacinque. Patria semidistrutta e sconfitta, povera povera. Regia Banca d’Italia senza un centesimo in cassa. Alcide De Gasperi vola negli Stati Uniti, lo guardano come un miserabile con le pezze al didietro (e, secondo le memorie di sua figlia Romana egli aveva i polsini delle camicie rivolati). Fiorello La Guardia, sindaco della città di Nuova York, si adopera che Alcide De Gasperi venga ricevuto alla Casa Bianca. Informalmente accadrà e riceverà un assegno per cento milioni di dollari dalle mani di Harry Truman, il presidente Usa. In cineteca Rai Istituto Luce si vede la scena: Alcide De Gasperi, gli trema il mento, prende l’assegno e lo passa alla figlia che lo pone nel portafoglio. Da lì ebbe inizio la ricostruzione della penisola. Vi si adoperò, senza tregua e sino alla morte, un piccolo toscano di nome Amintore Fanfani che, secondo la definizione dell’unico giornalista che riconosco maestro: Indro Montanelli, era un “cavallo di razza”. Piani industriali, case popolari, infrastrutture, scuola e famiglia… Ecco, in poche righe, quello che rimane di quel tempo profondo: le cose che sono state fatte non peer un partito ma in nome del popolo italiano. E da ultimo, non propriamente l’ultima voce, la libertà. Già. Questa “roba” qui, detta alla maniera di Verga, che consente di esprimere. E quando la libertà è questa roba qui, la libertà è propriamente concreta tal quanto un pezzo di pane.

 

 

 

Lo scudo crociato nel quale le anime, anche eterogenee, anche in disaccordo, anche rancorose l’un l’altra, trovavano, nella mediazione, la sintesi del loro dire per agire. Già, la mediazione, senza la quale, in politica tanto quanto nella vita privata o intima, si finisce preda dell’illusione totalitaria in politica; egoistica nel privato; solipsistica nell’intimo. Come sempre accade, nella storia, poi si decade. Ci provò, già avanti nel dopoguerra, a risalire la china Benedetto Craxi detto Bettino. Per un quinquennio riportò la penisola in terra stabilita: piani industriali, case popolari, infrastrutture, scuola e famiglia, poi, come nella migliore tradizione, fu ammazzato. Assassinato dalla pletora vociante dell’antipolitica, come se il destino comune lo debba stabilire il droghiere, pletore che, nei vent’anni seguenti, salvo le urla, molto poco o quasi nulla. Tralascio il berlusconismo che rappresenta, nella mia weltanshauung, (limpido tedesco, ah… le medie di una volta!) la quintessenza della drogheria. Ed eccoci a noi. Al prossimo quattro marzo. Il mese delle Idi. Occorre guardare di là dal sondaggio della drogheria, già perché la riduzione della politica a marketing conduce inevitabilmente alla bancarotta sia delle idee che delle azioni ingessate sull’oggi. Mentre un uomo, lei che legge, io, tutti noi, si aspira anche al domani e dopodomani, se Dio vuole. E nella compagine, il grancirco del centro destra, in cui mi affanno, di “cavalli di razza”, cioè quelli capaci di dire si e dire no, mantenere il si e mantenere il no, dentro il parametro della mediazione e della sintesi, se ne sentono pochi. Tra quei pochi segnalo alle elezioni regionali Luca del Gobbo. Già sindaco di Magenta, con pieno merito. Poi assessore regionale per un paio d’anni. Uomo che del suo amministrare mai fece carne di porco. E da ragazzo assessore attento alle necessità del paese natale, lui ivi nacque, ricondusse a Magenta i finanzianti per l’ospedale. Lui, non altri, e lo fece quando il presidente Roberto Maroni si trovò, obtorto collo, con la delega alla sanità. E il dottore Luca Del Gobbo mostrò, nell’esercizio dialettico della politica, la fondatezza del finanziamento pro-ospedale civile Fornaroli, cui il presidente avvocato Roberto Maroni convenne. E questa è semplicemente la verità. Sic et simpliciter, così in turcomannaro. E nessuno può belarmi una smentita. Nessuno. Poi c’è l’elezione per Camera e Senato.

 

Ecco qui scatta il peso politico del proporzionale. Voterò alla Camera Carolina Pellegrini di Noi per l’Italia. Perché sono un ciellino? No. Perché sono democristiano? No. Proprio perché non lo sono la voto. Per contribuire, con la mia piccola croce sulla croce di Noi per l’Italia (che è stata la croce della libertà da tempi memorabili) ad imporre, nella rutilante coalizione, non una cameriera o un garzone di bottega mandato dal droghiere a riscuote i sospesi, bensì una testa pensante. Capace di discernere. Soprattutto di queste teste, oggi come da sempre, si necessita. Oggi come mai. Perlomeno io. Spero in tanti.

E.T.

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