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Cover me: Bergamo riparte dall’energia di Springsteen. In the name of the Boss.. di Sabrina Carrozza

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Bergamo riparte anche da un festival che, nei tre anni precedenti, la città ha dedicato alla voce più graffiante del New Jersey. E dunque, la quarta edizione del festival “NOI & Springsteen” non è nemmeno stata messa in discussione. Anzi, quest’anno gli organizzatori la valorizzano con una competizione. Dedicato a “Magic Trick – Quarant’anni di storie lungo il fiume 1980 – 2020” e organizzato dall’omonimo gruppo, il festival presenta un contest dal nome “COVER ME”, gratuito, aperto a solisti e band, che sapranno reinterpretare un brano del Boss.

 

Per partecipare si invia un videoclip con l’esibizione entro il 31 Maggio, per dar modo a una commissione di qualità di selezionarne 20, che saranno condivisi sui canali social del gruppo. Sempre online, grazie ai voti di tutti gli utenti, si decreteranno i 10 finalisti che giungeranno sul palcoscenico digitale di “NOI & Springsteen”.

Bergamo ci ha insegnato moltissimo, in questi mesi, ancor più di quanto già sapessimo. “I Bergamaschi” (erano così, per mio padre, in cantiere, primi ad arrivare e ultimi ad andare via) hanno visto crollare tutto intorno a loro.

Bergamo tutto cuore, Bergamo che non nasconde i segni, Bergamo che racconta, che mostra le ferite, che conosce il dolore e che ne parla. Somiglia tanto, Bergamo, all’ultimo film di Bruce, che in Italia è giunto lo scorso Dicembre. Western Stars può essere definito un docu-concert che racchiude in sé la summa di quanto la vita possa segnare un uomo, che passa il dito sulle sue cicatrici senza risparmiarne nessuna, in un fienile di Long Branch, nella tenuta di famiglia, piena di musicisti e legno che scricchiola, lo stesso che abbiamo sentito spesso negli album di Springsteen, lo stesso legno consumato della sua chitarra. Un po’ retorico nei passaggi tra un brano e l’altro, decisamente più autentico quando inizia la musica, qualche mese fa, prima del Covid, faceva lo strano effetto di aver assistito a un’ammissione di umanità stupefacente. La stessa con cui tutti noi abbiamo fatto i conti. Ecco perché questo Festival ha un significato in più per Bergamo. Tutte le famiglie di cuore pulsante son state colpite dal Covid, tutte le famiglie dovranno onorare i propri morti e elaborare lutti. Eppure, nel loro “Mola mìa” è già compreso tutto, anche la voglia di rialzarsi e ricostruire questo forte tessuto, questa provincia e una città di una bellezza davvero molto sottovalutata. Questa bellezza che saprà anche valorizzare le sue cicatrici, proprio come ha fatto Bruce. Ma non c’è solo questo. “NOI & Springsteen” nasce per condividere la forza dei live, che oggi possiamo replicare solo virtualmente ma che tanto danno ai fan.

È difficile descrivere l’emozione che un concerto di Springsteen lascia in tutti coloro che ne prendono parte, una traccia che resta a lungo, anche nei giorni successivi, che riempie lo spirito e che ne chiede ancora e ancora. Non lo sapevo, prima del 2003 a San Siro. Non vedevo nulla dal prato, dovetti salire al primo blu e da lì assistere a un evento che mai più dimenticherò. Una band che accoglieva l’energia e il divertimento del suo pubblico traducendola in musica e lui, voce e chitarra, anima e corpo, con il sole dell’inizio e il diluvio. E la gioia di ballare sotto la pioggia, di un ragazzo in carrozzina sotto di me che assaporava gocce, musica e parole ballando la sua danza senza una logica, senza fermarsi mai; e gli amici che strizzavano magliette e ridevano, tornando a casa in reggiseno, non riuscendo a dormire, dall’adrenalina. E dopo ci sono stati altri al Meazza, Bologna, New York. Un unplugged al Forum in decima fila, un fascio di luce, il tacco dello stivale, la chitarra e l’armonica. E Street, Seeger Session Band, solo. E oggi Bergamo, il nostro simbolo forse un po’ retorico, somiglia tanto a un “C’mon, Rise Up!” di quella My City of Ruins dedicata all’11 Settembre. Che poi, senza retorica come sempre, “I Bergamaschi” sanno fare da sempre. E che oggi ripropongono anche con il contest “COVER ME”. Perché è sempre tempo di raccogliere le sfide. It’s (always) the Boss time.

Sabrina Carrozza

(che ringraziamo anche per le foto, che sono opera sua)

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