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Cortocircuito nel Carroccio lungo il Naviglio, ci vorrebbe uno come Frank Underwood (o al limite uno come Umberto Re)

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Ci vorrebbe uno come Frank Underwood. Per chi non lo sapesse, parliamo del protagonista della serie House Of Cards, che racconta la scalata alla presidenza americana del deputato democratico Underwood, interpretato da un immenso Kevin Spacey. Un politico spregiudicato alla massima potenza, ma che nella sua spregiudicatezza metteva tutta l’essenza della vera politica, che un gigante come Rino Formica ribattezzò un grumo di ‘sangue e merda’.

Lo diciamo dopo una notte di riflessione successiva allo scontro all’arma bianca, e del tutto inedito, tra la Lega di Magenta e Paolo Porta, capogruppo della Lega di Boffalora.

L’oggetto del contendere, la variante di Pontenuovo, giustifica tensioni e battute al veleno. Ma non certo un comunicato al curaro con cui il segretario magentino Kevin Bonetti rinfocola tensioni che si credevano passate, ossia quelle tra i salviniani e la sezione magentina, tensioni sopite dopo  che il 4 marzo erano stati brillantemente eletti in Regione sia Curzio Trezzani che Silvia Scurati (nello scacchiere pre 4 marzo vicinissima alla sezione magentina), i quali intelligentemente avevano dimenticato le passate frizioni ed ottenuto entrambi un ottimo risultato a Magenta.

Lo scontro s’è alzato di tono con la piccata replica di Paolo Porta, che di fatto NON chiude la contesa, anzi la rimanda nel campo avversario. A chi è provvisto di memoria basterà ricordare le parole con cui l’ancora sindaco Curzio Trezzani, proprio su Ticino Notizie, mesi fa aveva ribadito chiaramente che Boffalora manteneva un atteggiamento responsabile sulla strada, ma che il problema del tracciato andava risolto (e il progetto modificato).

Anche perché nel frattempo Curzio Trezzani è stato eletto in Regione, ha ottenuto una Presidenza di Commissione e che pertanto a nessuno conviene uno scontro, tanto più a viso aperto, tanto più se il partito di maggioranza del centrodestra di Magenta ‘immischia’, seppur indirettamente, anche il proprio sindaco (formalmente fuori dalla contesa, così come Trezzani), in un potenziale pasticcio istituzionale contro chi controlla saldamente Regione Lombardia, ed ha la pressoché totale egemonia nello scenario politico attuale (leggi Matteo Salvini e la Lega, e dentro la Lega il granitico esercito dei salviniani).

Perché servirebbe un Underwood? Perché gli scontri all’ultimo sangue, in politica, specie se potenzialmente fratricidi, si risolvono lontano dai riflettori e dai giornali. Dove casomai arrivano le mediazioni, le soluzioni, i comunicati (anche fintamente) concordati.

A meno che qualcuno intenda volutamente alzare il livello dello scontro. Di certo, le indubbie doti di Chiara Calati ancora una volta si scontrano con un’esperienza politica gioco-forza recente, e per questo limitata.

Insomma, Frank Underwood avrebbe radunato i contendenti in una stanza chiudendo a doppia mano la serratura fino a che non si fosse trovata una soluzione condivisa. Ma siccome Underwood è un deputato eletto nel sud dell’America e un personaggio di fantasia, forse sarebbe bastato uno come Umberto Re. Intelligentibus, pauca.

Fab. Pro.

 

 

 

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