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Corsico: duro colpo al clan dei Barbaro e allo spaccio di droga

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CORSICO –  “E’ emerso un radicato e organizzato predominio territoriale da parte dei fratelli Barbaro inerente il costante approvvigionamento di cocaina sulla piazza di Corsico, nonché un proficuo commercio all’ingrosso di cocaina funzionale a rifornire autonomi circuiti di spaccio. (…) I fratelli Barbaro sono risultati al comando di una articolata struttura associativa, da cui dipendono integralmente tutti i soggetti dediti alla cessione al dettaglio di sostanza stupefacente nel territorio dagli stessi controllato”.

E’ quanto si legge nell’ordinanza firmata dal gip di Milano Teresa De Pascale, eseguita questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Corsico nei confronti di 14 persone ritenute, a vario titolo, parte di una presunta organizzazione finalizzata allo spaccio di droga.

Tra loro appunto Antonio, Francesco (in carcere dal maggio scorso nell’ambito di un altro procedimento), Giuseppe e Salvatore Barbaro, rispettivamente di 33, 32, 24 e 30 anni, gli ultimi due dei quali incensurati. Sono tutti originari di Locri e, a detta degli inquirenti, risultano imparentati con esponenti della ‘ndrina platiota dei Barbaro-Papalia, attiva da diversi decenni tra Corsico e Buccinasco, nell’hinterland Sud del capoluogo lombardo.

E ci sono anche altri cognomi nelle carte di questa indagine che sono gli stessi delle famiglie che dominano la scena criminale di questi territori da circa tre decenni. Va però precisato che in questa inchiesta, partita circa sette mesi fa dalla “piazza” di spaccio della zona del “Quadrato” di Corsico “affidata” ad un gruppo di pusher marocchini, non viene contestata l’associazione mafiosa ma quella “semplice”. A spiegare in modo tanto lapidario quanto efficace il valore di questa operazione è stato il pm David Monti che ha coordinato le indagini insieme con il collega della Dda Stefano Ammendola: “È più importante mappare e colpire l’organizzazione che sequestrare carichi di droga eclatanti”.

E sempre a detta dei magistrati e della coordinatrice della Dda meneghina, Alessandra Dolci, riuscire ad indagare così in profondità e in breve tempo in un territorio come quello di Corsico e dei comuni limitrofi dell’hinterland Sud di Milano, è stato tutt’altro che facile. E non solo per le piazze e i “fortini” presidiati dalle vedette degli spacciatori in grado persino di “contropedinare” gli investigatori e le loro “auto civetta”, o per l’esperienza criminale di molti indagati che li portava a non utilizzare il telefono per gli affari e a spostarsi di continuo su mezzi diversi, ma soprattutto per la difficoltà ad operare in un territorio segnato dalla storica e radicata presenza dei clan calabresi. Nonostante tutto questo, i carabinieri di Corsico sono riusciti non solo a pedinare e ad osservare ma anche a piazzare “cimici” e telecamere nei punti strategici riuscendo così a registrare e a filmare ciò che avveniva ad esempio nel bar gestito da alcuni platioti dove i principali indagati si ritrovavano, e in un monolocale in un palazzo popolare e in un’officina dove veniva tenuto lo stupefacente.

(fonte: Askanews)

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