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Corbetta contro Armenia/2: ‘neppure Dio cancella la storia’. Di Emanuele Torreggiani

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I 40 giorni del Mussa Dag di Franz Werfel (edito da Longanesi) fece conoscere al mondo il genocidio armeno ad opera dei turchi, crimine con il quale si apre il Novecento. Ne seguiranno altri di genocidi: ucraino, ebraico, dei tedeschi del Volga, dei Khmer in Cambogia e l’ultimo, all’interno della cornice novecentesca, quello in Ruanda tra Utu e Tutsi. Poi s’è andati avanti, tant’è.
La Turchia nega, dal 1915, il genocidio, malgrado la documentazione storiografica ineccepibile, e questo negazionismo (in questo contesto il termine è appropriato) svela tutto sul grado di maturità democratica del governo turco. Già, perché la democrazia, di là dall’interpretazione statistica dei numeri, è soprattutto la capacità di rivisitare criticamente il proprio passato. Sino ad ieri la sola Francia si è sempre opposta all’ingresso della Turchia in Europa, proprio perché la stragrande maggiornza degli armeni scampati al genocidio si rifugiò a Parigi (Charles Aznavour ne fu la figura di maggior spicco internazionale). E, concludo, si pensi che Orham Pamouk, scrittore turco vincitore del Nobel per il romanzo Neve (Einaudi) è stato condannato, dal suo stesso governo, a sette anni di carcere (lui vive a Nuova York) per avere scritto, nel romanzo, un capitolo che richiama il genocidio. La verità rende liberi, si dice, ma il sultano non la riconosce. Malgrado siano passati più di cento anni in Turchia parlarne o scriverne è reato. I quaranta giorni del Mussa Dagh, è libro proibito in Turchia. Pamuk, fu incriminato per vilipendio dell’identità nazionale. Accusa che poi gli è stata ritirata dopo le vive proteste della società intellettuale mondiale (principalmente quella francese) e dall’italiana Antonia Arslan che con La masseria delle allodole ed il romanzo breve (un piccolo capolavoro stilistico) Il libro di Mush ha narrato la storia della sua gente. Tutti libri vietati in quella terra che fa da ponte tra Europa e Asia. La questione armena attuale si colloca in questo preciso contesto. Se lo si misconosce si fa torto ai fatti indubitabili. Neppure Dio cancella la Storia. Si adoperano i tiranni con i loro servi sciocchissimi di cui l’Occidente abbonda. Il discrimine, dopo ogni genocidio, non è la democrazia elettiva, come in Turchia, ma la tensione per la cultura quindi la verità.

 

Emanuele Torreggiani

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