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Dall'archivio:

Consiglio regionale e un “braccio teso non troppo convinto”. Romano La Russa recita il “mea culpa” e resta al suo posto

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LOMBARDIA – “Immediatamente ho chiesto scusa a chi si è sentito offeso perché ho compreso l’inopportunità del gesto, che ha danneggiato più di chiunque altro il mio partito. E sono scuse che rinnovo oggi con ancora più convinzione, se ce ne fosse bisogno”. Lo ha detto l’assessore lombardo alla Sicurezza, Romano La Russa, durante la discussione in Consiglio regionale della mozione di censura nei suoi confronti per ‘un atto di celebrazione del fascismo’ compiuto durante i funerali del cognato.
 

Si tratta del primo intervento in aula di La Russa, che ha notato: “Avrei immaginato un altro ingresso in aula e me ne dispiaccio innanzitutto con me stesso. Da parte mia non c’è alcuna volontà che voglia risultare contraria al testo della Costituzione, che ho sempre servito e accettato anche se in alcuni passaggi poteva non piacermi, in tutte le mie attività istituzionali”.

 

 

 

L’evento, spiega, “era fine a se stesso e nulla aveva a che fare con un significato politico”. Inoltre, il saluto romano è eseguito “non con molta convinzione” perché, ammette, “ero conscio del gesto che andavo a compiere, fatto per non venir meno alle ultime volontà di Alberto”. Per La Russa, la vicenda è diventata “incomprensibilmente” notizia nazionale perché “in campagna elettorale tutto è consentito”.

 

 
Per il Pd, “siamo di fronte alla totale inconsapevolezza di come si rappresenta il ruolo istituzionale” e alla “impossibilità di ricoprire con onore la carica”.
La consigliera di Lombardi civici europei, Elisabetta Strada, ha notato che “la lettera di scuse (scritta da La Russa ndr) mostra che non si è compresa l’inopportunità del fatto”. ‘Nessuna nostalgia in Regione Lombardia’ c’era scritto sui cartelli esibiti dal Movimento Cinque Stelle, rimossi dai commessi. È “senza valenza politica” il gesto del saluto romano, secondo la capogruppo di Fdi Barbara Mazzali, tanto che “la leader del partito Giorgia Meloni l’ha definito antistorico”.

Il gesto, “per quando riconducibile a un momento privato – aggiunge – non rappresenta la posizione politica legata al partito di Fratelli d’Italia, ma un gesto personale”. Il clamore mediatico, per Mazzali, è stato “uno strumento di propaganda elettorale per evocare fantasmi che non appartengono al nostro partito”.

Sulla stessa linea è l’intervento del capogruppo di Forza Italia, Gianluca Comazzi: “È evidente che non ci sia pericolo di fascismo in questa Regione come in questo Paese”. L’assessore poi “ha chiesto scusa, pertanto il tema non c’è”. La mozione di censura è stata respinta con 46 voti e non 48 come scritto in un primo momento.

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