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‘++Confartigianato Alto Milanese: 250 milioni di costi in più per le materie prime

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LEGNANO  Il problema principale di alcune categorie in ordine alla ripresa è la lievitazione dei costi e la crescente difficoltà a reperire le materie prime. In una recentissima indagine, realizzata dal Centro Studi nazionale di Confartigianato su 621mila imprese artigiane e piccole e medie imprese, è emerso che l’aumento sproporzionato delle materie prime genera un impatto di 19,2 miliardi di euro in più rispetto alla scorso anno. L’aumento dei prezzi sta colpendo in particolare il settore delle costruzioni e quello della metallurgia, quello dei mobili, degli autoveicoli e quello legato alle apparecchiature elettriche. Le ricadute sul nostro territorio, gravanti sulle aziende artigiane e le piccole e medie imprese, sono stimate nell’ordine di circa 250 milioni di euro.

“La fiammata dei prezzi sta mettendo a dura prova gli imprenditori riducendo i margini di guadagno o addirittura costringendoli a rinunciare a lavorare – commenta preoccupato Gianfranco Sanavia, Presidente di Confartigianato Imprese Alto Milanese – e su questa emergenza la nostra Confederazione nazionale ha sollecitato un intervento immediato al Governo, chiedendo che vengano messi in campo tutti gli strumenti per riequilibrare domanda e offerta, nel rispetto della concorrenza e delle norme”.

Continua Sanavia: “Le imprese del nostro territorio, che stanno cercando di agganciare la ripresa, devono fare i conti con materie prime carissime e introvabili, senza contare i lunghi tempi di consegna che ne minano la competitività”. Questo problema si riverbera anche su tutti gli altri settori.

EXPORT

Al I trimestre 2021 l’export di prodotti manifatturieri a livello nazionale risulta in lieve recupero dello 0,7% rispetto allo stesso periodo pre pandemia. Rispetto allo stesso periodo pre pandemia tra i prodotti maggiormente esportati oltre confine segnano ancora una domanda inferiore al periodo pre Covid-19: Articoli in pelle e simili (-13,5%), Prodotti tessili (-13,1%), Articoli di abbigliamento (-12,3%), Prodotti delle altre industrie manifatturiere (-8,8%). Tra le 12 province lombarde 6, che contribuiscono al 65% dell’export manifatturiero lombardo, registrano dinamiche negative: Pavia (-10,9%), Varese (-7,9%), Como (-5,5%), Lecco (-3,1%), Milano (-2,9%), Bergamo (-1,1%).  Il valore delle vendite sui mercati esteri dei prodotti realizzati dalle imprese lombarde dei settori a maggior concentrazione di MPI – moda, legno-arredo, metalli, alimentari e altra manifattura – scende del 6%, contrazione più ampia di quella rilevata a livello nazionale (-2,8%).

TREND DEL FATTURATO

La riduzione della domanda, esterna ed interna, ha comportato per il tessuto produttivo una consistente riduzione dei ricavi. I dati della fatturazione elettronica ci permettono di cogliere il trend dell’imponibile IVA del 2020, rispetto al 2019, pari in Lombardia al -12%.

CREDITO

Conseguentemente alla riduzione dei ricavi, è cresciuto il fabbisogno di liquidità da parte delle imprese, a cui il Governo ha risposto introducendo misure di sostegno, quali moratorie e garanzie pubbliche. Tali misure oggi sono le principali promotrici della crescita dei finanziamenti concessi alle imprese, in particolare a quelle più piccole: a marzo 2021 in Lombardia il credito alle piccole imprese sale dell’8,2%.

MERCATO DEL LAVORO

Permane la difficoltà di reperimento di figure professionali di cui il mercato necessita per recuperare quanto perso e tornare a crescere: tra le figure professionali maggiormente ricercate dalle imprese quelle più difficili da reperire sono Operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (con il 69,4% di entrate difficili da reperire), Operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (57,3%) e Tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (54,5%).

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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