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Comunismo & nazismo, finalmente ‘insieme’.. di Fabio Baroni e Alessandro Pecoraro

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Il Parlamento europeo di Strasburgo, in data 19 settembre, ha approvato ad ampia maggioranza una risoluzione dal titolo “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, nel quale si condannano le due maggiori forme di totalitarismo che hanno popolato l’Europa, il nazi-fascismo e il comunismo.

La risoluzione è stata votata con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti. Si sono espressi a favore in particolare il gruppo del PPE, di cui fa parte Forza Italia, il gruppo Identità e Democrazia a cui aderisce la Lega, il gruppo dei Conservatori e Riformisti di cui fa parte Fratelli d’Italia e anche quello dei Socialisti e Democratici di cui è membro il Partito Democratico.

Una mozione che perlomeno al parlamento europeo ha messo d’accordo tutti. Purtroppo in Italia si assiste ancora a risentimenti verso questa mozione. I motivi sono molteplici, in primis il fatto di avere avuto  fino al 1990 come principale forza di sinistra un partito dichiaratamente comunista e non come negli altri paesi occidentali un partito socialista apertamente schierato con l’occidente e la NATO. Pensiamo solo ai Social democratici tedeschi che con il Godesberger Programm approvato al congresso del 1959 abbandonarono definitivamente il marxismo e condannarono fermamente l’Unione Sovietica.

Lasciando da parte le scontate reazioni di Forza Nuova, Casa Pound e delle formazioni comuniste, anche molti eredi dell’esperienza del PCI che ora militano in partiti radicalmente diversi si sono risentiti. Alcuni, tentando di minare la credibilità della risoluzione, adducono la mancata citazione del Fascismo nostrano, ma leggendo il documento vi sono numerosi rimandi al fascismo, alle organizzazioni fasciste, anche perché il regime franchista è considerabile fascista. Quindi sono critiche assai deboli. Del resto è quello che succede quando si vanno a toccare le corde della propria storia personale, facendo riemergere spiriti di appartenenza. Questo perché se è anche possibile cambiare idea, è invece molto più difficile mettere in discussione la propria identità personale.

A ciò si aggiunge che nei confronti del regime sovietico e nel comunismo in generale, persiste ancora un “pregiudizio positivo” che, come spiegava lo storico francese François Furet, consiste nel pensare che quell’esperimento fosse fatto a fin di bene e per questo è così difficile ammetterne i crimini.

Di certo il clima da stadio in Italia dove in un eterno derby chi è di sinistra è sicuramente comunista e chi di destra è sicuramente fascista non aiuta. In Francia o Regno Unito dove i principali protagonisti della lotta al nazifascismo erano un uomini di destra come De Gaulle e Churchill o negli USA dove il Partito Democratico americano guidato da Kennedy si è trovato nella fase più acuta nello scontro con l’URSS, certe polemiche avrebbero vita breve o quanto meno sarebbero molto più contenute. Nel dibattito è possibile sentire di tutto dal “è peggio il fascismo rispetto al comunismo” oppure che è sbagliato parlare di comunismo, ma bisognerebbe parlare di “regime sovietico”… forse dimenticando che gli unici partiti comunisti buoni sono quelli che non hanno mai governato. Serve anche a poco brandire la foto del soldato che pone la bandiera sovietica sulle macerie di Berlino, a simboleggiare un ipotetico: “Vedi? Loro ci hanno liberato da un male peggiore, quindi sono meno cattivi degli altri”. Certamente, ci sarà da essere grati ai singoli soldati appartenenti all’armata rossa che sono entrati nei campi di concentramento ponendo fine a quella barbarie, al pari delle truppe anglo-americane che hanno liberato Buchenwald, Dora-Mittelbau, Flossenburg, Dachau, Mauthausen, Neuengamme e Bergen-Belsen. A tal proposito dovremmo anche ricordare che gli ebrei sopravvissuti non ebbero in seguito vita facile nei regimi comunisti, sia per lo storico anti semitismo di buona parte di popolazione dell’est Europa (pogrom di Kielce in Polonia nel 1946), sia per vere e proprie campagne anti semite dei comunisti. La vicenda più nota (tra le poco note di antisemitismo comunista) è sicuramente il processo a Rudolf Slánský, dirigente ebreo del Partito Comunista Cecoslovacco accusato di titoismo e sionismo insieme ad altri 14 dirigenti, 11 dei quali ebrei: Fu condannato e impiccato nel 1952 insieme ad altri 10 imputati.Senza contare la costante pressione e il clima di sospetto per tutta la durata di quei regimi verso chiunque era ebreo. Potremmo parlare dell’holodomor sovietico che uccise 6 milioni di ucraini attraverso una carestia programmata, la deportazioni dei tartari di Crimea, le purghe staliniste sempre contro gli ebrei (il cosiddetto complotto dei medici) o allargando lo sguardo fuori dall’Europa i campi di concentramento cubani per omosessuali di Fidel Castro, i genocidi di pol pot in  Cambogia e tanti altri.

La storia è fatta da dati oggettivi, le fonti, e lo storico con metodo scientifico le compone (o cerca di ricomporle) al fine di avere una linearità in una determinata vicenda di cui si cerca di capire il senso e lo sviluppo nel tempo e nello spazio. Al netto di quei dati comunismo e nazismo si sono macchiati di crimini molto simili, incarnando la stessa ideologia totalitaria (pur declinata secondo credo politici differenti). Dunque un’istituzione di libertà come l’Europa non può che condannare entrambe. La risoluzione del parlamento europeo ha anche il merito di sottolineare come regimi come quello di Putin spesso cadono nell’apologia del regime sovietico. Una risoluzione che cade al momento giusto, periodo quello odierno dove dilagano personaggi alla Diego Fusaro che fondano movimenti come “Vox Italia” ove si propugna di unire il marxismo con le teorie della destra sociale. L’Unione dei due demoni Ispirandosi proprio al regime di Putin e al suo ideologo Alexander Dugin, teorico del “nazional bolscevismo”. Fino a poco tempo fa avevamo un ministro dell’Interno che militava nei giovani comunisti padani e definiva la Corea Del Nord un esempio da imitare e in Putin il nuovo messia. Nel momento in cui l’Unione Europea, allo stesso modo in cui succederebbe in un paese membro, non fosse capace di condannare ciò che di liberticida è stato nella sua storia, perché Rep. Ceca, Ungheria e Polonia si ricordano cos’ha provocato il comunismo (allo stesso modo dei paesi occupati dai nazisti durante il II conflitto mondiale) come può oggi condannare atteggiamenti liberticidi simili? Quale la credibilità di fronte ai giovani manifestanti di Hong Kong o di fronte alle donne che si tolgono il velo in Iran?

La storia purtroppo non è soggettiva e nel momento in cui ne viene messa in risalto la vera oggettività, si tende a nasconderla o minimizzarla. E’ come la memoria umana: quando riaffiorano certe cose che non piacciono non tendiamo a scacciarle? Eppure dalla memoria non se ne vanno. Questi i nostri motivi per dire SI’ convintamente alla risoluzione del Parlamento Europeo.

 

Fabio Baroni, InOltre – Alternativa Progressista

Alessandro Pecoraro +Europa

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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