― pubblicità ―

Dall'archivio:

Come costruire una destra egemone (e gramsciana), parla Pietrangelo Buttafuoco

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

Spesso ci siamo soffermati sui temi dell’egemonia culturale e del gramscismo. Ebbene, la recente intervista di Libero a Pietrangelo Buttafuoco ne è un magistrale compendio. Buona lettura.

 

«Il centrodestra degli anni ’90 era riuscito in un’operazione interessante: far coincidere l’astuzia di Tatarella con l’azione eversiva di Berlusconi. Erano due cavalli di razza, ma anche allora l’agenda culturale non era al centro. Se parliamo di intellettuali, Berlusconi ha sempre avuto più soggezione di un Mike Bongiorno che di un Alberto Moravia. Venendo ai leader di oggi, Meloni è una che studia con cocciutaggine e conosce i dossier. Non è Gianfranco Fini, ha ben altra statura. La Lega invece corrisponde a un blocco sociale molto importante, che ha a che fare con le saracinesche che si alzano alle 6 di mattina. La visione leghista del Paese tiene conto soprattutto di questa operosità e della necessità di affrontare problemi concreti».

Ma, insieme a una politica del fare, sarà mai possibile a destra una politica del pensare?

«Sì, ma essa non può essere studiata a tavolino, deve essere dettata dall’effervescenza del reale e orientata verso le generazioni future. La visione a breve termine di questo governo la vedi ad esempio nei marciapiedi affollati di monopattini: da lì capisci che sono dilettanti allo sbaraglio. Una vera politica “culturale” alternativa dovrebbe puntare all’aerospazio, alla ricerca scientifica, alla conquista delle stelle. Il centrodestra avrà un progetto politico quando non sarà più circondato da una pletora di avvocati, ma da un esercito di ingegneri».

E della svolta liberale della Lega voluta da Giorgetti che mi dice? Non rischia di essere letale e di farle perdere il consenso sovranista?

«No, è una cosa che faceva già Tatarella e si chiama pragmatismo. Lui utilizzava ogni prassi pur di arrivare all’obiettivo. Mi si potrebbe obiettare che il partito liberale è pur sempre quello che si riunisce in una cabina telefonica. Dall’altro lato, però, è giusto rendersi conto che, se si mettono le folle contro l’establishment, l’establishment comanda lo stesso. E allora è urgente diventare establishment, imponendosi sul deep state, cioè su burocrazia e funzionariato».

Salvini è a processo: dopo la recente perdita di voti, risalirà la china, nel caso dovesse uscire vincitore in tribunale?

«Questo argomento non tira più né in un senso né nell’altro. Nessuno crede più all’azione salvifica delle procure, ma anche il tema dell’anti-immigrazione ha perso attrattiva. La gente ora è raggelata da altre ansie, è dominata dalla paura. La paura non guarisce, non cura, ma è perfetta per mantenere lo status quo».

A questo proposito, c’è un fronte popolare e intellettuale molto critico verso la cosiddetta “dittatura sanitaria”. Lei è su quel fronte?

«Io faccio bagni di realtà, rivendicando però il diritto allo spirito critico. L’Italia ha passato settimane pesanti in cui ogni giorno c’era una sequenza di morti. Al circo Barnum delle opinioni preferisco sempre la scuola del realismo, quella del dottor Semmelweis, ispirata al principio “Lavatevi le mani”. Allo stesso tempo però non vorrei che la curva dei morti venisse superata dalla curva dei fallimenti, dalla crescita esponenziale di disoccupazione e licenziamenti».

Intanto, con il prolungamento dello stato di emergenza, Conte si è prolungato la permanenza al potere?

«Lui è l’espressione del guelfismo, del potere che non vuole schiodarsi dalla poltrona. Ma è anche la nostra Meghan Markle: come lei, si è ritrovato lì quasi per caso e tornerà presto nel meritato oblio».

A breve ci saranno le elezioni americane. L’immagine di Trump è uscita rafforzata dopo l’esperienza personale del Covid?

«Trump non è la mia tazza di te, come dicono gli inglesi per indicare che “non è roba per me”. Tuttavia la sua frase “non abbiate paura”, pronunciata dopo aver affrontato il Covid, ha una forza quasi evangelica. Ricorda il messaggio analogo di Giovanni Paolo II, e contiene l’invito a un’azione spirituale dirompente, cancellata dalla pandemia: quella del bacio al lebbroso. Quanto all’esito delle elezioni, occhio: chi dà Biden trionfatore mi ricorda quelli che giuravano che l’Emilia Romagna sarebbe passata alla Lega».

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi