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Coldiretti: sui cibi importati aumentano i rischi (e i prodotti chimici)

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MILANO –  “Sugli alimenti importati è stata individuata una presenza irregolare di residui chimici più che tripla rispetto a quelli Made in Italy, con i pericoli che si moltiplicano per gli ortaggi stranieri venduti in Italia che sono oltre otto volte più pericolosi della media dei prodotti nazionali”. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’ultimo report del ministero della Salute sul ‘Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti’ pubblicato a luglio di quest’anno. Sui 10.737 campioni di alimenti (ortofrutta, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti) analizzati per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari oltre il limite consentito appena lo 0,6% dei campioni di origine nazionale – sottolinea la Coldiretti – è risultato irregolare, ma la percentuale sale al 1,9% se si considerano solo gli alimenti di importazione e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi dall’estero con il 4,9%.
“Una ragione in più per acquistare Made in Italy in una situazione in cui l’82% degli italiani – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – privilegia nel carrello i prodotti tricolori per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento particolarmente difficile per il Paese a causa dell’emergenza coronavirus. Non a caso la Coldiretti è impegnata nella mobilitazione #MangiaItaliano per favorire il consumo di cibo 100% tricolore nei mercati, nei ristoranti, negli agriturismi con il coinvolgimento di numerosi volti noti della televisione, del cinema, dello spettacolo, della musica, del giornalismo, della ricerca e della cultura, ma anche di industrie alimentari e distribuzione commerciale rappresentate in Filiera Italia”.
 “Se si evidenzia – continua la Coldiretti – il primato del Made in Italy nella sicurezza alimentare a livello internazionale ed europeo, a preoccupare è la presenza sul territorio nazionale di alimenti di importazione con elevati livelli di residui. In particolare, nell’ortofrutta quasi un ortaggio straniero su 20 venduti in Italia è fuorilegge per il contenuto di residui chimici”. “Tra gli alimenti importati dall’estero – precisa l’associazione – che sono risultati irregolari ci sono fragole, arance, i melograni, frutta varia, pomodori, peperoni, carciofi, riso bianco, lenticchie, fagioli secchi ma una recente operazione dell’Agenzia Dogane e Monopoli ha portato al sequestro a Ravenna anche di 11 tonnellate di uva da tavola proveniente dall’Egitto e destinate a una impresa del Veneto che rifornisce i mercati ortofrutticoli del nord Italia”.
“L’obbligo di indicare il Paese di origine in etichetta grazie al pressing della Coldiretti è in vigore per la maggioranza degli alimenti in vendita, dalla frutta alla verdura fresca, dalla pasta al riso, dalle conserve di pomodoro ai prodotti lattiero caseari, dal miele alle uova, dalla carne bovina a quella di pollo fino ai salumi per i quali si attende a breve la pubblicazione del decreto”, segnala ancora la nota.

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