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Città Metropolitana di Milano, hub per ricerca rivolto ai profughi ucraini

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Giovedì 19 maggio, in via Strozzi 11 a Milano, prende il via l’importante iniziativa  della Città metropolitana di Milano e di Afolmet rivolta a chi è fuggito dalla guerra in Ucraina

 

Sarà inaugurato oggi, giovedì 19 maggio 2022, in via Strozzi, 11 a Milano (sede del Centro per l’impiego) l’Hub lavoro Rifugiati, per i profughi e le profughe di guerra. Un’iniziativa promossa dalla Città metropolitana di Milano e da Afolmet, in collaborazione con la Prefettura di Milano, per favorire l’inserimento lavorativo dei numerosi rifugiati ospiti nell’area metropolitana, in un’ottica di integrazione ed inclusione sociale.  L’accesso è su appuntamento nella giornata di giovedì dalle 9.00 alle 13.00 (02/77406824 – [email protected]). Intorno alle 9.15 di giovedì 19 maggio è previsto un momento di inaugurazione.

Afol Metropolitana è il riferimento pubblico in tema di lavoro, orientamento e formazione nell’area metropolitana milanese. Gestisce sette Centri per l’Impiego per conto della Città metropolitana di Milano e oggi si pone come strumento per favorire l’inserimento lavorativo dei rifugiati, attraverso percorsi di formazione, integrando il percorso di accoglienza dei profughi con opportunità occupazionali e formative, aspetti cruciali per garantirsi un indispensabile mezzo di indipendenza economica e porre le basi per una ripartenza, in attesa che la situazione si stabilizzi.

Il progetto si avvale anche della collaborazione di numerosi Enti accreditati alla formazione: Afolmet Divisione Formazione, CFP Unione Artigiani, Immaginazione e lavoro, Poliestetico di Milano, Scuola Cova, Scuola di Arte Muraria, Seam di Magenta, che hanno messo a disposizione laboratori e corsi di diversa durata, livello e ambito disciplinare, ai quali possono essere indirizzate le persone che si rivolgeranno all’Hub lavoro Rifugiati (in allegato l’elenco completo). Altri enti potranno aggiungersi man mano che il progetto si sviluppa.

 L’obiettivo della Città metropolitana e di Afolmet è fare squadra con le realtà del Terzo settore per orientare ai servizi le persone interessate ad un percorso lavorativo e veicolare le opportunità messe in campo: da qui, il contatto diretto di Afolmet con i Centri di prima accoglienza è un canale privilegiato per sviluppare un lavoro di rete.

I numeri dell’accoglienza nel territorio della Città metropolitana di Milano

Secondo l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) sono 54.000 i profughi ucraini in fuga dal conflitto giunti in Italia, di cui il 90% sono donne e minori.  Nel territorio della Città metropolitana di Milano c’è, da tempo, una delle comunità ucraine più numerose: già prima dell’esodo determinato dal conflitto, si contavano più di 20mila persone: di queste 8.300 nella sola città di Milano (Istat 2021). Si stima che i numeri possano raddoppiare. L’accoglienza diffusa da parte di privati e famiglie ha permesso di tamponare, almeno in parte, l’emergenza abitativa e di fornire una prima risposta ai bisogni prioritari delle persone in fuga ma, allo stesso tempo, rende più difficile quantificare l’afflusso reale sul nostro territorio e intercettare, tramite i canali più formali, gli eventuali bisogni di integrazione lavorativa. Una prima analisi ha delineato un’alta presenza di giovani madri e nonni in età da lavoro, con profili medio-alti, una buona capacità digitale e disponibilità all’impegno lavorativo, ma con una limitata padronanza della lingua inglese. Da qui la necessità di un servizio di traduzione o di mediazione culturale. Molti di loro sperano di rientrare in Ucraina, quindi bisognerà privilegiare lavori a termine e di breve durata. I corsi di lingua italiana sono una necessità che accomuna tutti i profili, da affiancare a corsi di formazione specialistici/laboratori finalizzati all’inserimento lavorativo. L’incrocio fra i bisogni e lo scenario occupazionale sarà centrale per limitare la segregazione orizzontale e il riprodursi di stereotipi occupazionali che vedono le donne, nello specifico provenienti da paesi dell’Est, maggiormente occupate nei settori di cura e domestici. Un’attenzione particolare va posta ai bisogni di conciliazione: le necessità maggiori sono rivolte a bambine e bambini in età non scolare, sotto i 6 anni che non sono rientrati nei circuiti della scuola dell’obbligo.

L’hub lavoro Rifugiati

Nasce così l’Hub lavoro Rifugiati, ideato e realizzato da Afol Metropolitana, un unico spazio facilmente riconoscibile specificamente dedicato ad accompagnare i rifugiati ucraini lungo tutta la filiera di servizi che Afolmet è in grado di erogare per favorirne l’inserimento lavorativo. La sede prescelta è quella di via Strozzi a Milano, primo vero laboratorio esperienziale, ma altri spazi analoghi potranno essere identificati in ciascuna delle zone omogenee della Città metropolitana di Milano. Come anticipato, l’accesso è su appuntamento nella giornata di giovedì dalle 9.00 alle 13.00 (02/77406824 – [email protected]). Sulla base delle richieste monitorate, si valuterà l’opportunità di aumentare le giornate e le ore di apertura.

Il servizio si avvarrà dell’esperienza di operatrici ed operatori di politiche attive del lavoro, esperti nella gestione di percorsi migratori e del supporto di mediatrici linguistico culturali al fine di strutturare un percorso articolato. Si comincia con un  colloquio di accoglienza, un bilancio di competenze, un colloquio di orientamento per l’individuazione di eventuali esigenze formative integrative, l’accompagnamento alla ricerca attiva del lavoro, con la predisposizione di strumenti di autocandidatura, il supporto per colloqui di selezione, informazioni sui contratti, sulle regole e sugli incentivi all’occupazione, l’attività di incrocio domanda/offerta di lavoro e la consultazione delle offerte di lavoro col supporto alla candidatura.

Un progetto per ogni fascia d’età

Durante l’impegno delle donne con figli minori nei colloqui, laboratori e iniziative formative è previsto il servizio di baby sitting e baby parking e un servizio educativo per ragazzi e ragazze dai 10 ai 15 anni. L’operatrice/operatore di sportello sarà inoltre grado di orientare la persona ad accedere a strumenti e servizi messi a disposizione da enti pubblici e privati volti al sostegno delle persone profughe di guerra. In particolare, per i ragazzi e le ragazze più grandi si progetta di garantire un servizio di orientamento alle opportunità offerte dal sistema IeFP (istruzione e formazione professionale) e agli altri servizi del territorio (sportivi, ricreativi, associativi). È anche possibile prevedere l’inserimento di ragazzi e ragazze nei laboratori professionali che Afolmet gestisce nell’ambito dei propri servizi formativi. Il raccordo con il progetto di assistenza avviato da Assolavoro (associazione di categoria delle Agenzie private per il Lavoro) potrà servire ad incrementare l’efficacia dell’azione.

“La Città metropolitana di Milano ha fin da subito preso parte con convinzione al progetto di accoglienza avviato dalla Prefettura di Milano, offrendo la sua disponibilità a coordinare e supportare le diverse iniziative avviate sul territorio di sua competenza – evidenzia la vicesindaca – Adesso s’inaugura un altro fondamentale tassello di questo percorso, che vede Afolmet parte attiva nel favorire l’integrazione e l’inclusione di chi, fuggendo dalla guerra, ha trovato accoglienza nel nostro territorio e desidera ora trovare un’occupazione”.

 

“Sono molto orgogliosa di dare il via a questo percorso, frutto di un importante gioco di squadra, che vede, fin dall’inizio dell’emergenza legata alla guerra in Ucraina, la Città metropolitana di Milano impegnata, a fianco della Prefettura, nel coordinamento dell’accoglienza, in stretto contatto con gli enti locali che hanno aderito al Protocollo – spiega la consigliera delegata alle Politiche del Lavoro della Città metropolitana di Milano – Ed è proprio questo dialogo continuo che ha permesso di intercettare i bisogni legati all’occupazione di rifugiati e rifugiate in un’ottica di inclusione e integrazione. La rete dei Centri per l’impiego di Afolmet ha le giuste caratteristiche per avviare un percorso di valutazione dei profili e di analisi delle opportunità, offrendo anche la formazione necessaria – con il coinvolgimento degli Enti di formazione che hanno aderito, e che ringrazio – affinché queste persone possano trovare un’occupazione anche temporanea, in attesa di rientrare, come molti di loro desiderano, nel loro Paese”.

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