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Chiusura Vincenziana e Calderara. I “buonisti” non mollano. Lettera aperta a Calati & Gelli

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RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO DAL COMITATO PACE DEL MAGENTINO – Leggiamo sulla stampa dichiarazioni che ci sconcertano. In relazione alla chiusura dei due Centri di Accoglienza Straordinaria di Magenta, si esprime soddisfazione per il fatto che “quella dei migranti, finalmente, è un’emergenza che va esaurendosi”.

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto osserviamo che i CAS non si occupano di migranti, ma di richiedenti asilo, ossia di persone che hanno tutto il diritto di essere protette (che tra loro ci siano molti “semplici” migranti, dipende dalle politiche di sostanziale blocco dei permessi per lavoro, in conseguenza della miopia – o del dolo – della classe politica italiana degli ultimi tempi, cosa che provoca un danno, oltre che alle persone che si trovano nel bisogno di lasciare patria e affetti, anche all’Italia e agli italiani che tanto avrebbero vantaggio dal sostegno all’economia dato da giovani lavoratori).
Quello che ci sconcerta è però la soddisfazione per la riduzione degli arrivi via mare, cosa che davvero non comprendiamo. Su due piedi viene da pensare che chi dice queste cose non abbia l’intelligenza di capire le cose. Gli arrivi sono diminuiti solo perché si stanno intensificando le politiche di respingimento, e sappiamo bene che fine fanno le persone a cui si sta impedendo di arrivare. Dunque di cosa bisognerebbe essere soddisfatti?
È come se in un pronto soccorso di città, dove vengono portate delle persone ferite a seguito di un terremoto in montagna, ad un certo punto i feriti non arrivassero più perché si è aperta una tale voragine nel terreno che i mezzi di trasporto non riescono più a passare. Diminuirebbero gli arrivi, ma le persone continuerebbero a soffrire e a morire, lontano dal Pronto soccorso. Di cosa si potrebbe essere soddisfatti?
O forse l’intelligenza c’è e quello che manca è il cuore. Questo è quello che viene da pensare se si paragonano “le tensioni e le problematiche non sempre di facile risoluzione” che derivano dalla presenza nel nostro territorio degli stranieri in Italia (e tralasciamo le responsabilità in questo della politica e della stampa che spesso “giocano” a seminare paura e odio) a ciò che una delle persone che arriva in Italia via mare ha dovuto subire durante il viaggio (per chi – ancora – non lo sapesse: stenti, mesi di carcere, torture, ricatto economico da parte dei trafficanti di esseri umani).
Ma forse ci sbagliamo, non si tratta di mancanza di intelligenza o di cuore; semplicemente stiamo male interpretando, dato che l’intervento sulla stampa si chiude con un accorato appello “al diritto di rimanere a vivere la propria vita e la propria esistenza nella propria terra d’origine”, cosa che condividiamo appieno. Proponiamo quindi all’Amministrazione comunale di Magenta, proprio a partire dalla chiusura dei CAS, di avviare un progetto di solidarietà internazionale per aiutare a casa loro le popolazioni di un villaggio del Mali, del Senegal o dell’Eritrea, insomma di uno dei paesi di provenienza di molti dei richiedenti asilo che sono passati da Magenta. Magari proprio nel villaggio di , ragazzo di 20 anni del Benin ospite del CAS di Via Casati, morto lo scorso agosto e per il quale l’Assessore Morabito (nella foto sopra), a nome dell’Amministrazione tutta, alla cerimonia funebre ha avuto parole di particolare vicinanza. Sarebbe una cosa intelligente e giusta, che fugherebbe molti dei dubbi che ci sono venuti. Da parte nostra offriamo tutta la collaborazione, anche economica, di cui siamo capaci. Restiamo dunque in attesa di comunicazioni al riguardo.

*Sergio Colombo
Per il Comitato Intercomunale per la Pace

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