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Chiusura della Vincenziana e della Calderara: quali interrogativi?

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MAGENTA – Apprendiamo dal nostro sindaco Chiara Calati che la struttura di via Casati (da tutti conosciuta come la Vincenziana) sarà chiusa.  I 90 ospiti attualmente accolti verranno trasferiti in altre strutture come indicato dalla prefettura. Stessa sorte tocca alla cascina Calderara, che chiude i battenti in modo improvviso e inaspettato. Le giovani ragazze madri e alcuni bambini verranno trasferiti in altri centri del territorio.
La notizia sembra dare fine ad una situazione che non è mai stata semplice e pacifica, ed è iniziata nel 2012 con l’arrivo dei primi ospiti, accolti dalla Caritas cittadina. Poi è cominciato il periodo di gestione della cooperativa Intrecci. Negli anni si sono susseguiti tentativi di integrazione, ma anche polemiche legate alla condizione degli ospiti della Vincenziana: pochi hanno imparato l’italiano e solo alcuni hanno conseguito lo status di rifugiato politico. Nel caso della Calderara invece il rapporto con alcune realtà cittadine (ad es. l’ambulatorio Elena Sachsel) e l’intervento dei volontari stava realmente aiutando quelle donne a riprendere vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con la decisione del prefetto, la situazione sembra che si sia risolta. Via gli ospiti, via tutti i problemi legati a loro? Possono esserne contenti i magentini? Forse non avremo più problemi con “questi”, ma questi sono persone! Non si può certo essere contenti che se ne vadano, ne siamo anzi preoccupati, dato che la decisione del prefetto non ha risolto il problema a monte.  
Gli ospiti che vanno via da Magenta dove andranno? Al momento non possiamo ancora saperlo ma è auspicabile che le istituzioni, spostandoli, garantiscano loro percorsi di vera integrazione. Non sarebbe un successo se si rendessero irreperibili vagabondando, qui o altrove, ed entrando nella rete della microcriminalità.
La nostra riflessione parte da un punto: l’attuale modello di accoglienza è fallito. Un modello burocratizzato che non è riuscito in questi anni a portare avanti delle politiche immigratorie serie. Lasciando stare al momento le grandi (e gravi) responsabilità politiche delle istituzioni italiane ed europee sul fronte degli arrivi, il problema di oggi è che forse l’atteggiamento davanti ai migranti è stato quello di non considerarle veramente persone. Questa situazione ci sta facendo perdere il senso dell’umano in tutti i sensi: perdiamo l’umano quando parliamo di numeri, quando diciamo che c’è un noi e un loro, o quando rifiutiamo di vedere nell’altro un bene; perdiamo l’umano quando li accogliamo in modo accomodante, ma senza un reale programma di integrazione dentro un paese accogliente e certo di una propria identità e cultura.

 

 

 

La guerra tra poveri in questo modo non viene risolta ma acuita, lo straniero diventa “invasore” perché è più facile semplificare e spaventare che costruire veri percorsi di accoglienza e integrazione nella legalità. Il grande concetto rivoluzionario ce lo ricorda Papa Benedetto XVI: “il diritto di non immigrare”. Questo nessuno lo dice, come pochi pensano che dietro a queste persone ci siano storie di umana drammaticità. Davanti alla notizia della chiusura della Vincenziana e della Calderara occorre riflettere. Saremo anche contenti a casa nostra, ma fuori c’è un mondo, una realtà che ci interroga in quanto uomini.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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