― pubblicità ―

Dall'archivio:

Chi vuole uccidere la democrazia?

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

“Era il 370 a.C. quando Atene, la città-stato, considerata l’emblema della nascita della democrazia, forte della sua Lega Navale Ateniese, permise alle città del Peloponneso di aderire alla prassi di forma di governo ateniese. Così non fu. 
Essa cominciò a coprirsi di polvere e sporcarsi di fango confondendo ciò che era liberale con la condiscendenza, comprando favori, costruendo cattivi consiglieri con massicce dosi di indulgenza verso errori e legalità.

 

 

 

 

 

 

Platone descriveva così la situazione di allora nel Cap. VIII de “LA REPUBBLICA”: … quando il padre si abbassa al livello dei figli e bamboleggiando si mette a copiarlo, quando il figlio impara il disprezzo e si mette a suo pari: questo un cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita, l’ha plasmata e di ci é nato , quando i capi tollerano tutto per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che corrompe l’ordine ed ogni regola cosa c’è da meravigliarsi se nasce anarchia e demagogia. 

Allora chi vuole uccidere la democrazia ?

Chiedetelo ai Romani, a Catone il censore per esempio e vi dirà il Senato, altri aggiungeranno Tiberio Gracco che impose riforme senza passare per il Senato, oppure fu Catilina ed i suoi generali con i loro eserciti privati, forse furono i denari e l’avidità di Crasso, oppure la rivolta degli schiavi di Spartaco, la testa di Pompeo traditore di Cesare che fu portata in trionfo dai ministri che lo tradirono in Egitto.

 

 

 

 

 

 

Potrebbe essere stato proprio il tradimento di quel gruppo di Senatori, avvenuto 15 marzo del 44 d.C. , i quali vollero considerarsi, loro stessi, custodi e difensori dell’ordinamento repubblicano, contro Gaio Giulio Cesare, temendo che questi volesse farsi re di Roma.

Invece fu ucciso da Bruto per invidia, rancori, risentimenti personali. Proprio Cesare, che fama e valori di libertà e civiltà li aveva accolti e coltivati. La leggenda vuole che Cesare, discendente da una dea e da un re sarebbe divenuto “la Repubblica”.  Morto lui, morì con lui anche la repubblica romana.
Erano le Idi di Marzo e si racconta che quel giorno a Roma tutto fu silenzio, tutta l’Urbe pianse, la plebe, i cavalieri, gli italici, i mercanti, i filosofi e gli dei del Cielo.

E oggi, chi avrà mai la coerenza democratica per non uccidere una repubblica?”

Laura Giulia D’Orso 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi