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Che tristezza le proteste degli studenti, di Andrea Pasini

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Che vergogna vedere degli studenti medi e universitari protestare in piazza a Roma ed in molte altre città Italiane contro la prospettiva non reale di possibili nuovi tagli alla scuola e di pseudo promesse tradite dal governo del cambiamento ma anche contro il decreto sulla sicurezza e le politiche anti migranti. Ha spiegato il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, che non possono più accettare che questo governo si riempia la bocca di parole come “cambiamento”, per poi offrire solo regresso. Secondo questo signore ad esempio: le Telecamere nelle scuole e leva militare sono provvedimenti dannosi e inutili. Oggi è troppo facile scendere  in piazza e urlare contro questo neo Governo : “non vi vogliamo più” dopo solo qualche mese che è in carica e che dati alla mano ha fatto più questo esecutivo  in pochi mesi che quello precedente di sinistra  in 5 anni. Gli organizzatori di questa manifestazione che senza ombra di dubbio sono di sinistra forse si sono dimenticati che  è da decenni che i soli responsabili dello sfascio della scuola sono proprio loro, i governi e gli insegnanti di sinistra. È un sacrosanto diritto esprimere le priorità idee e poter manifestare in proprio dissenso su ciò che non si condivide ma ci vuole anche buon senso e sopratutto coerenza. Ed in questo caso questa protestata  fa acqua da tutte le parti perché raffazzonata, superficiale e senza una logica. Questa protesta ha perso di credibilità agli occhi dell’opinione pubblica nel momento in cui ne sono protagonisti ed organizzatori quei personaggi che hanno sempre portato acqua politica ai soliti noti, fregandosene della validità delle proposte altrui, e quei docenti che hanno l’obiettivo di smantellare tutto ciò che non appartenga alle solite logiche di sinistra che fino ad oggi hanno contribuito a gestire la scuola in italia e che di fatto la hanno completante  distrutta. Questa gentaglia di sinistra che ha cercato a tutti i costi di distruggere le nostre tradizioni insegnando ai giovani solo ciò che faceva comodo a loro. Insegnando la storia che più dava credito e valore al valore malsano del comunismo. Uno dei tanti esempi: le Foide che non hanno mai voluto insegnare e spiegare. Neppure la legge ha convinto moltissimi docenti sinistroidi a commemorare nella scuola il Giorno del Ricordo, gli italiani massacrati dai partigiana comunisti di Tito. Oppure I prof “rossi” in tutt’Italia  che hanno trasformato le lezioni contro l’omofobia in uno strumento di propaganda a favore delle unioni e delle adozioni omosessuali. In una scuola elementare in provincia di Vicenza ricordo bene, sempre a causa di quei corsi che dovrebbero abituare alla diversità, un bambino è tornato a casa dicendo: «Papà, lo sai che posso diventare femmina?». Da qui la protesta dei genitori. Ma è solo uno dei tanti casi che per settimane hanno riempito le cronache dei giornali. Oppure la continua proposta di eliminare i simboli religiosi con la scusa di non turbare chi non è cattolico, in molte scuole si è giunti a togliere il Crocifisso dalle aule, a non festeggiare il Natale o a trasformarlo in una festa laica, a non consentire la benedizione pasquale e addirittura ad allontanare il prete, «si accomodi fuori». L’ora di religione viene presentata come propaganda faziosa, nessuno dice che approfondire il Cristianesimo è cultura, non uno spot. In molte scuole elementari, sono state ignorate le feste della mamma e del papà. Ricordo quando scesero tutti in piazza, i professori accompagnati dagli studenti di sinistra non appena si parlò della riforma Gelmini quando era in carica il Governo Berlusconi. Non c’era nemmeno il testo e già prepararono la rivolta. Il “maestro unico” alle elementari diventò una specie di mostro capace di distruggere la scuola. Inventarono la balla della cancellazione quasi totale del tempo pieno. Dissero che la riforma avrebbe favorito le scuole private “uccidendo” la scuola pubblica. Coinvolsero ignari genitori che portarono in piazza gli scolaretti. Non che io sia mai stato un fan della Gelmini ma non accadde nulla di quanto sostenevano i brutti sinistroidi che organizzarono la protesta, il loro obiettivo era solo andare contro il governo di centrodestra . Ecco perché oggi la protesta degli studenti e degli insegnanti rossi non è affatto credibile. Al posto che protestare sul nulla, dovrebbe protestare invece perché i  nostri ragazzi sono sempre più  disorientati, bombardati da una quantità di nozioni pletoriche, disorganiche, superficiali e indigeste, defraudati di quella koiné culturale che contrassegna l’identità di un popolo, e, al di là di ogni considerazione di carattere pedagogico, politico o ideologico, semplicemente incapaci di parlare e scrivere correttamente. Sarebbe stupido oltre che semplicistico addossare la responsabilità di questo sfacelo a questo o a quel  Governo. Renzi ad esempio ci ha messo indubbiamente del suo con la fallimentare riforma sulla scuola che aveva varato nel precedente governo ma il male viene da lontano. Sono venuti al pettine i nodi di anni di disinteresse, demagogia, iconoclastia da quattro soldi, il peggio del clericalismo intrecciato col peggio del comunismo, la confusione mentale della sinistra e l’ottusità bottegaia di certi strati della società civile. Sta il fatto che l’Italia ha perso il contatto con se stessa, con la sua storia, la sua tradizione, la sua cultura. Già ora non ha più una borghesia colta e illuminata, i ceti più istruiti sono risucchiati nella povertà assoluta o relativa, l’ignoranza delle classi sociali più umili si salda con quella dei detentori di ricchezza che impongono mode, gusti, stili di vita, obiettivi rozzi, pacchiani, cialtroni. Sicuramente il genio italico trova e troverà il modo di esprimersi in individui eccezionali, in comparti di nicchia, lontano dal centro e dai riflettori. Ma non sarà il Paese. Questo è avviato ad omogeneizzarsi non dico nella mediocrità, che non è poi una brutta cosa, ma nell’opacità di fruitori passivi di cose, giovani perennemente con le cuffie alle orecchie e con lo sguardo fisso sullo smartphone, soddisfatti e realizzati con le scarpette alla moda e la felpa griffata, non importa se contraffatta.

Il problema è che chi ha formato questi ragazzi è stato a sua volta formato da insegnanti persuasi di dover svecchiare metodi e contenuti per inseguire una presunta trasformazione della società, come se la scuola dovesse stare al passo dei tempi e non fosse invece garanzia di continuità, custode della tradizione, antidoto alle mode, al provvisorio e al relativo. La scuola che rincorre l’attualità rimarrà sempre indietro mentre quella che si basa sulla tradizione, che conserva il culto e la memoria dei classici vive in un eterno presente e prepara la spinta verso l’avvenire, non è mai “superata”.  La sinistra, che si nutre di slogan, di preconcetti, di frasi fatte, da almeno sessanta anni agita la bandiera della riforma della scuola al solo scopo di scardinarla, perché il suo sistema di potere si regge sull’indifferenza, sul ripiegamento nel privato, sull’omologazione, sulla rinuncia alla conoscenza, sulla morte dell’ideale. La sinistra di oggi è riuscita dove il socialismo reale ha fallito: impedire alla gente di pensare alto, di indignarsi, di ribellarsi e c’è riuscita minando i principi e i valori che danno senso alla formazione. Un regime liberticida finisce per esaltare il valore della libertà, fortificare gli spiriti, favorire l’aggregazione degli oppositori; i feticci del potere e la sua propaganda si presentano con contorni netti in primo luogo proprio all’interno delle aule scolastiche: accettarli o respingerli è comunque un atto libero e intelligente; di qua o di là, la scelta è sempre possibile, anche se l’alternativa al conformismo comporta un costo elevato. Non è così con questo regime, il regime molliccio della sinistra, che non consente scelte semplicemente perché non si fa riconoscere. La sua violenza e il suo controllo sono subdoli e sottili. La sua arma migliore è l’essere apparentemente disarmato, la sua ragion d’essere sta nella sua mancanza di una ragion d’essere, la sua ideologia nell’assenza di ideologia, il suo nulla è la sua forza. La sinistra è il trionfo del nihilismo, è la morte del pensiero, della creatività, è la perdita di senso. Non dico la trasmissione di valori assoluti ma lo stesso rigore degli studi è incompatibile con questo nulla: dove ci fosse competenza, selezione, merito allignerebbe anche quello spirito libero del quale la sinistra ha terrore. Bisogna allora che i classici vengano zittiti, che l’immagine della nazione venga immiserita, che l’Italia diventi nell’immaginario collettivo una provincia dell’Impero, l’italiano una parlata locale e che tutta la nostra storia venga risucchiata in un buco nero. La sinistra ha eretto a valore non lo Stato ma la Costituzione e non per quello che contiene o rappresenta ma come eredità e testimonianza del potere comunista; ha eretto a valore la resistenza non si sa a che cosa e ha creato il mito di una lotta popolare di liberazione che non c’è mai stata; ha sostituito questi valori di cartapesta ai valori assoluti della Patria, della Nazione, della nostra tradizione millenaria di cultura e di civiltà. In conclusione questo genere di manifestazioni non servono a nulla. La maggior parte degli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni lo hanno fatto non perché credevano che fossero sbagliati i provvedimenti in materia di scuola e non solo  proposti dal Governo del cambiamento  ma semplicemente perché ad un giorno di scuola hanno preferito divertirsi con gli amici in giro per le città bruciando fantocci raffiguranti i due vice premier. Che amarezza!  Questo purtroppo è il livello culturale ed identitario in cui versano le nuove generazioni di italiani,  e la colpa è solo nostra.

Andrea Pasini Trezzano Sul Naviglio

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