Charles Wesley Godwin – “Family Ties” (2023) – by Trex Roads

La Classifica Top 10 del 2023 by Trex Roads. Il suo addio (o arrivederci) a TN

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Qualche giorno fa sui miei profili social ho confessato che non avrei recensito il nuovo disco di Charles Wesley Godwin. Il motivo era presto spiegato: ero intimorito a parlarvi di un disco che non va raccontato, non va giudicato, ma solo ascoltato.

Perché ho cambiato idea? Perché la mia missione è far conoscere anche ad un ascoltatore in più la musica indipendente americana e non potevo non fare la mia piccola personale pubblicità ad un disco tanto bello, emozionante, entusiasmante e poetico.
Non esagero amici. Questo nuovo album dell’ormai leggendario giovanissimo cantautore Charles Wesley Godwin è un’opera monumentale e senza punti deboli, un disco per intenditori, ma anche per gente che si emoziona con le storie vere e nelle quali ci si può specchiare, anche se non si è vissuto in West Virginia ai piedi dei Monti Appalachi.

Ho seguito quest’uomo da quando ha mosso i primi vagiti discografici recensendo il suo esordio Seneca del 2020 (https://ticinonotizie.it/ascoltati-da-noi-per-voi-by-trex-roads-charles-wesley-godwin-seneca-2020/) e ho visto la sua evoluzione musicale e umana portarlo ad un livello successivo.

Un livello altissimo raggiungo in pochissimi anni con il secondo disco How Mighty Fall del 2021 (https://ticinonotizie.it/charles-wesley-godwin-how-the-mighty-fall-2021-by-trex-roads/).
Il suo nome con questa seconda fatica era diventato ormai sinonimo di cantautorato di qualità e la sua fama è diventata sempre più grande. Una fama assolutamente meritata che lo ha portato a condividere il palco con tantissimi grandi artisti, ma soprattutto con il grande Zach Bryan, con cui ha co-scritto anche alcuni brani e con il quale ha esordito come opener nel mitico concerto alla Red Rocks Arena di Morrison, Colorado, concerto poi immortalato nel disco dello stesso Bryan “All My Homies Hate Ticketmaster”.
Una crescita, anche di songwriting, tanto repentina spesso porta conseguenze e la conseguenza su Godwin è stato il famoso blocco dello scrittore: un’interruzione di ispirazione e voglia (o tempo anche) di scrivere nuova musica.
Racconta Charles che il successo ha portato ad una pressione psicologica che non aveva mai provato e la firma con un’etichetta ha aumentato questa sensazione di inadeguatezza perché non era abituato ad avere scadenze. Probabilmente la nascita del secondo figlio nel 2022 e una nuova serenità hanno aiutato a rimuovere questo blocco che lo aveva attanagliato e l’ispirazione è tornata a baciare uno dei più talentuosi e poetici cantautori che la musica americana abbia prodotto negli ultimi anni.
Un’ispirazione che da allora non lo ha mollato più visto che oltre alle 19 canzoni di questa sontuosa opera d’arte che è Family Ties, il nostro si è già fatto ritrarre ancora in studio di registrazione con altre idee da mettere su nastro.

Se nei primi due dischi Charles ci aveva introdotti con storie vere e personali alla vita e alle esperienze del West Virginia, in questo nuovo album fa un concept album sulla sua vita famigliare e sulla sua importanza, sempre immersi nello stato dei minatori, ma in maniera più profonda.
Una sorta di celebrazione della stabilità, della famiglia e di tutto ciò che il passato rappresenta, in un mondo moderno che invece cerca di cancellare il mondo di prima senza curarsi dei danni del non avere un passato come riferimento.

La produzione, come nei precedenti, è affidata ad un piccolo genio della produzione: Al Torrence, che ha ormai una simbiosi perfetta con Godwin creando un sound ora epico, ora folk narrativo, ora dal sapore rock.
La band alle spalle, gli Allegheny High, sono puro talento al servizio di un grande artista che ormai è definitivamente uscito dall’ombra che probabilmente proiettava su di lui Zach Bryan e ci regala uno dei dischi più belli degli ultimi anni. Difficile parlarvi di alcune canzoni, è un disco che si assapora un secondo dopo l’altro.
Per esempio la title track è emozionante nel suo leggero suono di banjo e violino sotto i cieli di Se-neca. La voce di Godwin è emozionante, potente, evocativa e il brano ha un che di malinconico ed epico.

Non poteva mancare una canzone sulla vita dei minatori e in Miner Imperfections Charles ne parla come un figlio ci parla degli errori dei padri che si perdonano, sperando che i suoi figli faranno lo stesso con lui. Una ballata che emoziona, da ascoltare e riascoltare.
Poi c’è la bellezza quasi cinematografica di The Flood: non assomiglia a nessuno dei suoi ispiratori, ormai è lui che ispira gli altri e dal vivo ormai è una certezza che infiamma le anime nei suoi concerti.

Another Leaf è la canzone che sceglierei se fossi costretto a sceglierne una (ma dopo una lunga riflessione): incalzante, trascinante, poetica. Il violino, la batteria che pulsa e poi il brano si trasforma.
Prima luci e poi ombre, ma con la meravigliosa voce di Charles Wesley Godwin a portarci dall’altra parte: un capolavoro. Una delle canzoni più belle di questo ormai lunghissimo (musicalmente parlando) 2023. Citazione per il finale che dal vivo sarà tutto fuochi di artificio e corse su e giù per il palco.

Non posso non menzionare la seconda che sceglierei (sempre se dovessi scegliere) e cioè la fantastica Cue Country Roads: una dedica sentita, emozionante, rock, appassionata della vita nelle terre dominate dai Monti Appalachi. La voce, le chitarre intrecciate ai violini: altro giro altro capolavoro.
La cover di John Denver, Take Me Home, Country Roads (una delle canzoni country più famose anche alle nostre latitudini), non è solo una cover: Charles la canta e la suona come fosse sua. Un inno della sua terra più che una canzone, un tributo non solo all’autore, ma a tutto il West Virginia che nei cori assume un carattere ancora più intenso ed emozionale. Fantastica.

Una chiusura del cerchio perfetta.
Un cantautore meraviglioso che non ha più bisogno di presentazioni per chi ama la musica americana di qualità. Una conferma che lo mette a livello dei più grandi e parlo di gente come Springsteen, Dylan e Petty. Un poeta, un musicista di talento, una voce che è un dono del Cielo al servizio di canzoni epiche, commoventi e mai banali che sfiorano i territori più belli della musica americana moderna dal country, al blues, al rock e al folk. Un disco che rimarrà nei libri sulla storia della musica americana e che diventerà, ne sono certo, l’inno dei ragazzi della sua squadra di football universitario del cuore: i West Virginia Mountaineers dell’Università del West Virginia: da bambino sognava una carriera nell’NFL, ma Dio gli ha regalato un altro dono e lui ne sta facendo buon uso, un disco dopo l’altro, un concerto dopo l’altro, un fan conquistato dopo l’altro.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

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