― pubblicità ―

Dall'archivio:

Cerro Maggiore e Rescaldina insieme: “Quella discarica non riaprirà”

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

CERRO MAGGIORE –  Per fare entrare bene in testa il concetto lo dicono in due: Cerro Maggiore non vuole affatto vedere riaperta la discarica nell’area Baraggia tra Rescaldina e Cerro Maggiore e si opporrà in tutti i modi affinché ciò avvenga. Lo afferma prima l’assessore Alessandro Provini: “a noi stanno a cuore il benessere ambientale e la salute dei cittadini e su questo non ci fermeremo davanti a nulla”.
E lo ribadisce poi il sindaco Giuseppina Berra: “Quando ho incontrato Paolo Berlusconi ( nella foto sotto, socio di maggioranza della società Simec ora Ecoceresc che detiene la proprietà dei terreni della discarica, ndr) – afferma – gli ho detto chiaramente che faremo di tutto perché quella discarica non sia riaperta”. La vicenda risale a moltissimi anni fa, è parecchio intricata e ha avuto anche sviluppi giudiziari.  Da un’interrogazione presentata in merito dalla consigliera di opposizione Piera Mercedes Landoni riguardante la necessità, anche per le minoranze, di disporre di tutta la documentazione è sorto un ampio dibattito.
Da cui è emerso il concetto che Cerro, nel suo territorio e con Rescaldina, deve unire le forze per opporsi alla riapertura di una discarica che già alcuni anni fa aveva suscitato un’ampia mobilitazione di politica, cittadini e comitati decisi a contrastarla. Il nuovo capitolo discarica  porta quale prima data novembre del 2017. E’ allora che, ricorda Landoni,  “Simec presenta a Città metropolitana l’orientamento per la presentazione di un nuovo progetto di riqualificazione ambientale nell’area discarica”.
Un progetto che prevede lo smaltimento di 2.353.000 metri cubici di rifiuti in sette anni e i rifiuti sono qualificati come non pericolosi e appartenenti alla tipologia terre di scavo e materiale di recupero. Si arriva al 7 marzo 2019 e Città Metropolitana dichiara l’improcedibilità del progetto perché il limite della normativa regionale in materia di discariche è stato sforato. Ecoceresc non se ne persuade e presenta un ricorso al Tar per annullare il pronunciamento della Città metropolitana. E nel 2020 fa ricorso anche contro i comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina che avevano chiesto l’escussione delle fideiussioni.  Il ricorso dà ragione a Ecoceresc. Ma non finisce qui perché nel 2020 il comune di Cerro ha chiesto l’autorizzazione a resistere in giudizio a Ecoceresc. Di tutto questo Landoni ha chiesto  sia fornita adeguata documentazione. Ma naturalmente non si tratta solo di una questione di documenti bensì di tutela di un territorio che, hanno convenuto i vari consiglieri con la giunta, una nuova discarica non vuole proprio più trovarsela davanti memore della precedente odissea.
La corposa ricostruzione storica compiuta da Provini che abbraccia un periodo di tempo ampio e sviscera molti passaggi, dall’accordo di programma all’aver bussato alle porte del Governo per chiedere supporto sulla questione, dalla mobilitazione del territorio contro l’impianto all’ampia interlocuzione con Ecoceresc, fino all’impossibilità per il comune di compiere le opere di urbanizzazione previste  “perché il terreno è proprietà di privati”  finisce appunto dritta al concetto base:
Cerro Maggiore (e Rescaldina per parte sua) di una nuova discarica non vogliono proprio sentir parlare. “Anche perché – ha aggiunto Provini – prima si parlava di recupero con sola terra di scavo poi si lascia intendere che potrebbero esserci anche rifiuti di altro tipo, la cosa non è affatto chiara”. Adesso si attendono ulteriori sviluppi di carattere amministrativo. “La legge regionale  – spiega Provini – e il cosiddetto fattore di pressione pongono Rescaldina e Cerro in condizione di tutelare il loro territorio. Vi è la necessità di interloquire efficacemente con il privato per trovare una soluzione ed è in quella direzione che ci stiamo muovendo, ma non è semplice e per noi resta fermo che una nuova discarica sul nostro territorio non ci debba essere”.  Landoni, dal canto suo, invita a fare buona guardia anche per quanto concerne i movimenti che si compiranno in Regione sul fronte del piano rifiuti: “la Regione – spiega – andrà a esaminare e approvare il piano rifiuti ,  siamo di fronte a un nuovo progetto che prevede per il nostro territorio ancora rifiuti, un progetto peraltro molto redditizio; vi è il discorso dell’economia circolare che rende il rifiuto una risorsa, e quello che ci vogliono  mettere potrebbe essere una preziosa risorsa per la Regione in una discarica che già c’è; facciamo dunque grande attenzione a quest’aspetto”.  E lo dice essendo stata, come anche riconosciuto da Provini (“non perda quella determinazione”  le ha detto l’assessore della giunta Berra), una delle esponenti di punta della battaglia antidiscarica.
Cristiano Comelli  

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi