― pubblicità ―

Dall'archivio:

C’era una volta Abbiategusto

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

ABBIATEGRASSO – Premessa importante. E’ sempre poco simpatico sparare addosso a chi lavora, a chi si impegna per una città. Ma se parliamo di Abbiategusto, l’evento di gran lunga più importante di Abbiategrasso (è fiera nazionale), allora serve una riflessione approfondita. Spietata, se necessario, e possibilmente costruttiva. Abbiategusto è infatti patrimonio della città, non di singole persone (come secondo noi, invece, è diventato nell’ultimo frangente).

Seguiteci,  non saremo brevi. L’evento viene presentato questa mattina, ed è stato preparato dall’assessore alla Gestione del Territorio Cristina Cattaneo, la cui firma è in calce alla presentazione del programma. Abbiategusto 2018, come risulta da una recente delibera di giunta, costerà agli abbiatensi circa 82mila euro. Non poco, anche se meno dei tempi di vacche grasse (per rimanere in tema..).

 

Il primo dubbio riguarda comunicazione e tempistica: la pagina Facebook di Abbiategusto si è ravvivata solo negli ultimi 15 giorni, con evidenti refusi, come quello di cui sopra. Ecco il primo vistoso passo indietro della gestione Cattaneo: se lo scorso anno era per lei la prima volta e ci furono le attenuanti generiche, quest’anno non ci sono attenuanti e si poteva lavorare da gennaio. Invece di Abbiategusto ad oggi si sa poco o nulla, mentre negli scorsi anni- a fatica- si era riusciti a mettere in prevendita le cene dell’Annunciata- che trainavano tutti gli altri eventi- dalla prima decade di ottobre. E il programma era pronto dalla fine di settembre ( o appena dopo), qui invece abbiamo avuto solo il preannuncio di pochi eventi, sui quali torniamo.

Il primo problema e il principale difetto che imputiamo alla gestione Cattaneo è il drammatico abbassamento della qualità: dove sono i Carlo Cracco, i Gualtiero Marchesi, gli Enrico Bartolini, i Luigi Taglienti, i Pietro Leemann? Nel momento in cui TUTTI i media danno grande risalto ai cuochi stellati, ad Abbiategusto (che dal 2002 ha ospitato tutti o quasi gli chef più blasonati d’Italia) scompaiono.

E a vantaggio di chi? Di Lele Picelli (cucinerà a villa Umberto venerdì 23) e di Vibrazioni Vegetali, che curerà una cena vegana sabato 24 e domenica 25. Insomma, passiamo da Ezio Santin (fatto fuori perché qualcuno ha detto che è vecchio: stendiamo un velo pietoso) e Pietro Leemann, il più grande cuoco vegetariano d’Europa, a Picelli e Vibrazioni Vegetali. Tutti hanno la propria dignità, ma le differenze ci sono eccome.

Ci sono anche cose buone, ci mancherebbe. Nei sotterranei del Castello, dopo l’incresciosa presenza di chi l’anno scorso proponeva vino sfuso a 2 euro il litro, torna Massimo Spigaroli, uno dei più grandi norcini del mondo. Ma chi lo aveva invitato, per primo? La gestione Lazzaroni (fatto fuori anche lui), col concorso del generoso Lele Gallotti, che quest’anno ha avuto un ruolo centrale, ma che in fin dei conti è il gestore di un bar (il Tropical), e a cui imputiamo la cancellazione di alcuni dei più grandi nomi dell’enogastronomia dell’est ticino: dov’è Lele Corti, imprenditore agricolo visitato di recente dall’ex ministro all’Agricoltrura del Giappone? Sparito. Dov’è Marco Tacchella da Coronate, protagonista delle prime edizioni assieme a Maurizio Santin e Andrea Besuschio? Spariti tutti. Dov’è Giacomo Besuschio, figlio d’arte e stella nascente della pasticceria internazionale? Spariti. Dov’è Pasquale Moro, campione del mondo della pizza e di recente alla grande convention di Simone Padoan dei Tigli di San Bonifacio, la più importante pizzeria gourmet d’Italia? L’anno scorso c’era. Quest’anno manco l’ombra. E abita a Robecco sul Naviglio, non a Calcutta.

Avremo invece la cucina artusiana della antica focacceria ligure (il riferimento a Pellegrino Artusi è ottima cosa, ma se Artusi leggesse questo programma..), chef Andrea Mattasoglio (un tempo ad Abbiategusto veniva Chicco Cerea, oggi tre stelle Michelin…), i mercatini del gusto in piazza Marconi e piazza Garibaldi, tutti lasciti delle passate gestioni.

In fiera (su cui ci riserviamo il giudizio, prima bisogna guardare) ci saranno piazza Grande, osteria del Borgo, Lido Mare (molto coerente con l’est Ticino, non c’è che dire), al strisciò (..)

Sparito ogni richiamo al circuito CittaSlow, a Slow Food (anni fa veniva presentato il libro di Carlo Petrini, venivano i critici più importanti d’Italia, oggi invece..), del caro amico Valerio Lapini, morto nel 2017 e grande amico di Abbiateguasto su e giù per l’Italia, neppure un cenno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovedì 22 novembre ci sarà una cena a base d’oca col ristorante Torino di Mortara, annunciata da pochi giorni. Locale di grande dignità, ma Enrico Bartolini, che oggi ha 5 stelle Michelin coi suoi ristoranti, era un’altra cosa. Come anche la clamorosa svista di NON legarsi al grande progetto lanciato da Regione Lombardia (ricordiamo a Cristina Cattaneo che l’ente è governato dal partito cui lei appartiene) e Fondazione Marchesi per onorare la cucina lombarda e il grande chef, che cucinò ad Abbiategusto su invito di Ezio Santin.

Potremmo proseguire a lungo, ma il nostro intento è avviare una discussione aperta a tutti, dura se necessario ma anche costruttiva.

Di certo , il nostro giudizio sull’edizione 2018 targata Cristina Cattaneo (che aveva colleghi di giunta cui attingere, vedi Cesare Nai o Roberto Albetti, ma non se ne vede traccia), che ha voluto accentrare su di sé decisioni e programma (altro grave errore, anni fa c’era un comitato di 7-8 persone di grande prestigio professionale, oggi ci è rimasto il consigliere comunale Gallotti), è pesantemente negativo.

Due ultime cose: caruccia l’idea di avere Radio City Bar come partner, Bertelli e Maiorana sono bravi.

Abbiategusto è stato per anni un sogno, un laboratorio, un’aspirazione, un concerto a più voci. Adesso, invece, siamo tornati tristemente alla realtà.

E senza neppure il doveroso per la gloriosa famiglia Invernizzi di Bià; la loro azienda, Acqua Lurisia, nella bozza FINALE di programma è diventata LAURISIA.

O tempora, o mores.. Proprio vero, c’era una volta Abbiategusto. Perché oggi non c’è più.

Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi