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Centristi di Lombardia a convegno: esiste un partito forte dei moderati, senza Silvio Berlusconi? L’ANALISI

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MILANO – Immagina.  O se si preferisce, moderatismo (elettoralmente forte) vo’ cercando. Sabato 10 ottobre, a Milano, è andato in scena l’orgoglio centrista. Una giornata di lavori, un cantiere, ideata per riflettere dopo le recenti elezioni, il parziale arresto della Lega, l’evoluzione della Lega e il lavoro dietro le quinte di Giancarlo Giorgetti.

Al tavolo c’erano tutti i protagonisti del centrismo milanese, lombardo e non solo. Ad organizzare l’evento è stato Massimiliano Salini, coordinatore regionale di Forza Italia. Tra i relatori anche Alessandro Colucci e l’ex sindaco di Magenta Luca Del Gobbo.

 “L’Italia è fatta da persone di buon senso, il cosiddetto ceto medio che ha ricostruito il nostro Paese: imprenditori, commercianti, liberi professionisti, partite Iva. Tutti loro si sono davvero sentiti rappresentati per la prima volta quando Berlusconi scese in campo nel ’94, per la prima volta il cu ore pulsante del Paese – in precedenza trascurato e tartassato – aveva voce”: questo lo spunto di Salini, eurodeputato azzurro e coordinatore regionale.
      “È inutile adesso reinterpretare in forme nuove e abborracciate il messaggio di Berlusconi. Il partito per rappresentare quel ceto medio c’è, si chiama Forza Italia, il messaggio c’è e non va mischiato con altro. Il punto per rigenerare non solo con Forza Italia ma con tutti i moderati il nostro messaggio è non inseguire gli altri, ma puntare alle nostre idee e ai nostri valori”, aggiunge.
      “Questa partita sfidante va giocata anche per quanto riguarda le amministrative di Milano, è ovvio che dobbiamo trovare il candidato. E per farlo servono criteri chiari e precisi”, conclude Salini, qui sotto in foto.
Il convitato di pietra, a conti fatti, è sempre lui: il neo 84enne Silvio Berlusconi. E il nodo gordiano, politicamente complesso da sciogliere, resta sempre quello: esiste la possibilità di riproporre un’offerta politica moderata e centrista in assenza (o limitata presenza) del Cavaliere? Lo spessore politico, il radicamento e il consenso di molti (non tutti) i politici seduti al tavolo di sabato è fuori discussione. Benché francamente ci si possa domandare quali sono i frutti raccolti dal coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani, a capo (?) di un partito che ieri sera, al sondaggio di Enrico Mentana, è ridiscesco sotto il 6% dei consensi.
Le elezioni di Milano rappresentano senza dubbio un’opportunità per i centristi, che nella capitale lombarda possono ancora dire la loro. Ma il tema dell’offerta e del profilo (e della sempre più probabile confluenza di Noi con l’Italia nel ‘cartello’ elettorale di FI) restano inevasi: serve un rilancio, magari sulla falsariga di chi vede come necessario aprire all’ipotesi predellino bis, lanciando la ‘sezione italiana’ del Partito Popolare Europeo.
Suggestione interessante. Assieme all’evidenza che al tavolo di sabato c’erano più sedie (ed esponenti politici importanti) che seggi realmente disponibili alle prossime elezioni regionali e politiche.
F.P.

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