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Caso DZETA Inveruno, parla l’azienda

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Intervista al titolare Massimiliano Di Mitri: “Basta fango su di noi. Siamo un’azienda seria. Adesso siamo in difficoltà, costretti ad esternalizzare a causa delle continue agitazioni”

INVERUNO – “Siamo un’azienda seria, che opera su questo territorio da una vita. Francamente, sia il sottoscritto, sia tutta la mia famiglia, siamo rimasti colpiti in negativo dalle cose che sono state dette sul nostro conto in questi mesi”. Rompe gli indugi di questo periodo Massimiliano Di Mitri, titolare della DZETA di Inveruno e racconta la sua ‘verità’. “Licenziamenti selvaggi ? Far west?”. “Posso unicamente affermare che nella nostra conceria le relazioni coi lavoratori sono state sempre serene”.

La vicenda che tiene banco sulla stampa dal dicembre scorso, è ormai nota ma Di Mitri ci tiene a ripercorrerla, soprattutto per mettere in evidenza la situazione di estrema difficoltà in cui questa piccola realtà imprenditoriale sotto i 15 dipendenti è venuta a trovarsi.

“Voglio puntualizzare che delle sei persone allontanate, quattro sono state licenziate e due sono rientrate. Noi siamo contoterzisti e pertanto da parte nostra diventa essenziale poter esaurire al meglio gli ordini che ci arrivano da fuori. Se la produzione si ferma o, comunque, viene rallentata con agitazioni continue, com’è avvenuto in questo periodo, andiamo in grosse difficoltà. Tant’è che oggi – prosegue Di Mitri – siamo stati costretti ad “esternalizzare” ad una cooperativa il lavoro che prima veniva svolto dai quattro dipendenti allontanati”.

Beninteso, la situazione non è tragica, ma Di Mitri fa trasparire una certa preoccupazione: “A causa di questo scenario, ora ci troviamo a lavorare per un unico cliente, mentre le altre commesse sono state sospese”.

Il titolare accetta  di tornare sul ‘fattaccio’ del presunto sabotaggio che ha poi portato a provvedimenti di natura disciplinare e alle conseguenti mobilitazioni. “Non è accettabile ritrovarsi con un macchinario sabotato. Inoltre, siamo un’azienda che punta sull’innovazione tanto che solo l’anno scorso abbiamo acquistato un nuovo macchinario investendo un quarto del fatturato annuo”.

Infine, per quanto riguarda le relazioni con il personale, Di Mitri rispedisce al mittente le accuse di “razzismo”.  “In azienda ci sono altri quattro pakistani con i quali non c’è mai stato alcun problema. Se non ci credete chiedete a loro”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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