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Dall'archivio:

Carpe diem, di Emanuele Torreggiani

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Nell’intimità del cielo volano gli uccelli. Nella lunga sera di settembre, l’ombra increspa la schiena, veleggiano in formazione per il rientro nelle primavere di là dalle pianure e dal mare. L’ovest rossastro, profondo. L’uomo sulla soglia del caffè umetta le labbra alla coppia doppia di un Campari shakerato.

 

Le amare scaglie di ghiaccio e l’angostura anestetizzano lingua e palato. Guarda gli uccelli discendere in formazione tra le chiome già accartocciate degli ippocastani dai ricci già schiusi di lucenti frutti oleosi. Senza voltarsi verso l’interno del locale parla a voce sufficientemente alta che si potrebbe andare a fare un giro in auto. Lei lo guarda scuotendo il capo e sorridendo. Lei lo sa di quest’ora, dell’aria carovaniera che lui sente arrivare da qualche parte. Le era stato detto da lui che, indifferente ad ogni divieto, accende una sigaretta. Il titolare del locale posa sul banco di granito lucido un posacenere annuendo e con discrezione fa un passo indietro. Con il tocco del mignolo lui depone la cenere a cilindro grigio. Non rimarrà nient’altro, lui le dice indicando la cenere. Lei gli sfiora la guancia con la mano ancora fredda del bicchiere di acqua tonica.

Lui cattura al volo la mano premendola nell’incavo della spalla. In sei ore siamo a Parigi, lui le dice. Se partissimo ora saremmo al Trocadero alle due o tre del mattino. Attenderemmo l’alba lì, tra le fontane che riprendono a danzare. Il viso di lei si è fatto serio. Lui le libera la mano. Non vuole sentire, in un’altra vita. Conosce quella riposta. Finisce il Campari, spegne la sigaretta e lascia una banconota. Mentre escono il barista sente che lui sussurra andiamo. Andiamo ora, laggiù pare che la morte non possa. Vede che l’uomo fa un gesto verso il profondo occidente ora bluastro e ripete non possa. Dal labiale di lei il barista coglie… è già tardi… rientriamo. Disabitato il cielo.

Emanuele Torreggiani

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