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Camillo Langone contro Fratelli tutti: ‘Manifesto di un’altra religione’

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Non sia considerato un problema dei cattolici tradizionalisti, dei cattolici conservatori, dei cattolici amanti dell’organo a canne e delle candele di cera, la “Fratelli tutti” è un problema dei cattolici alfabeti: saper leggere e al contempo credere che sia un’enciclica cristiana non è possibile. Se non accecati dal tifo politico, patologia che alla sinistra non ha permesso di vedere, nel documento pontificio, altro che il socialismo, il comunismo, lo statalismo, il pauperismo, veleni della cui ulteriore diffusione spesso ha gioito. Non c’è bisogno di sciropparsi tutte le 138 pagine, basta andare sul sito del Vaticano, aprire il testo, cercarvi “Grande Imam” e scoprire l’onnipresenza del vero ispiratore che è Ahmad Al-Tayyeb, un quasi Papa per i maomettani sunniti, un uomo lui sì coerente che credendo in Maometto non crede in Gesù figlio di Dio.

Marco Al-Tarquinio di “Avvenire” ha disperatamente detto a Porta a Porta che i miei sono pettegolezzi ma purtroppo per lui è tutto scritto, tutto squadernato, mai così esplicito. L’estensore dell’enciclica non si preoccupa nemmeno più di fingere (sarà la famosa parresia?). C’è il deismo, c’è l’indifferentismo (eresia che Papa Gregorio XVI definì “perversa opinione”), c’è un pizzico di panteismo, c’è un quintale di islam, di fronte al quale ci si inginocchia, c’è di tutto meno la divinità di Cristo, l’indispensabilità per la salvezza di colui che disse “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. “Fratelli tutti” è il manifesto di un’altra religione: qualsiasi cattolico alfabeta può verificarlo, e mi dispiace, mi dispiace tanto, ricordarlo a poche ore dalla messa festiva, ma non voglio peccare di omissione.

Camillo Langone (Il Foglio, 10 ottobre)

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