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Dall'archivio:

Bià: ridateci il’Caprera’, perché qui siamo tutti tristi

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

ABBIATEGRASSO – Andavamo tutti dal ‘Terrone’. Confessatelo. Voi di Bià,  noi di Robecco, e poi da Cassinetta, Magenta, Ozzero, Morimondo, Gudo, Vermezzo e chi più ne ha più ne metta. Arrivavano, arrivavamo, a frotte. A ogni ora, fino a tardissima sera. Di notte, praticamente.

Anni e anni, almeno per chi come il sottoscritto aveva 20 anni.. 20 anni fa (e oltre…), in cui la pizzeria Caprera di via Enrico Toti 2- a due passi dal Gallo e dalla mia personale ‘hair stylist’, Stefania Gallarati, a fianco dell’area ex Nestlè  (ma c’era già quando la Nestlè era solo dismessa)-  è stata il nostro solido, immancabile punto di riferimento.

Domenica sera alle 20, con amici e amiche: venerdì sera dopo la partita (passavano centinaia di calciatori, pallavolisti, cestisti ecc ecc), dopo il calcetto del mercoledì, durante la settimana.

La pizzeria della famiglia Grottoli, dove fratelli e sorelle hanno tenuto in piedi sino ad oggi (dopo i genitori) l’attività di ristorante e pizzeria, è da anni uno dei locali ‘cult’ di Abbiategrasso.

Da un paio di settimane le saracinesche del ‘Caprera’ sono abbassate. Un cartello avvisa che purtroppo l’attività, al momento, è chiusa.

Ovviamente, come sempre in questi casi, ci si domanda perché, per come, si indaga sulle ragioni e si fanno le più fantasiose congetture.

A noi francamente non importa nulla. Negli anni abbiamo diradato le nostre visite, parlo per me: sono invecchiato e cerco le pizzerie gourmet, sono diventato uno difficile. Ma non so quanto darei per tornare con i miei amici dei 20 anni e ordinare una Fisher grande, da 66 (direi una decina di bocce, se siamo in cinque..), e una Tarci 86. O anche una 87. Salmone e panna. Detto da un gourmet (presunto..) sembra un reato gastronomico, eppure a me piaceva tantissimo.

Ridateci il Caprera. Del resto non c’importa nulla. Regalateci un sogno. Magari per Natale.

Fabrizio Provera

 

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