Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Direttore della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate, Luca Barni, a proposito del mancato accordo per la creazione di un gruppo unico del Credito Cooperativo
BUSTO GAROLFO – La cooperazione di credito รจ sopravvissuta al Novecento, a due guerre mondiali, ad infiniti tentativi di riforme imposte e ipotizzate. E ora che ha avuto la possibilitร di riformarsi da sola per cavalcare il terzo millennio e gli tsunami della finanza mondiale, mi riesce difficile accettare -e nemmeno credere- che non sopravviva a se stessa per colpa di piccoli Signorotti locali che in questi anni si sono solo mascherati da cooperatori.
Sto parlando, come รจ evidente, del โmioโ Credito Cooperativo, che come tante volte รจ stato scritto ha avuto un trattamento di favore, giacchรฉ il Governo ci ha consentito di proporre da soli la soluzione migliore per il futuro del movimento della cooperazione di credito.
E qual รจ stato il risultato di questa larga apertura di credito che ci hanno fatto? Lโharakiri.
Che sia cosรฌ risulta chiaro ed evidente leggendo gli articoli pubblicati dopo lโassemblea di Federcasse dello scorso 20 dicembre cui ho partecipato, che mi portano a due amare riflessioni. La prima di rabbia per lโincapacitร palesata nel trovare una soluzione unitaria; la seconda di assoluta rabbia perchรฉ รจ evidente che non si รจ mai -MAI- voluta la soluzione unitaria, come รจ chiaramente emerso da un intervento sentito in Federcasse.
Questi mesi di finto confronto, da parte di uno degli attori, per trovare la soluzione unitaria, che non รจ arrivata, sono solo serviti a separare la pula dal grano, cioรจ le pseudo-cooperative dalle cooperative. Lo dico senza livore. Eโ una mera, amara constatazione. Perchรฉ quando leggo commenti di Presidenti di Bcc che parlano sul maggior quotidiano economico nazionale con tono aggressivo di โgrandeurโ, di crescita, di dimensioni (โsaremo il sesto gruppo italianoโ), di concorrenza (tra Bcc???!!!), di scelta di un gruppo rispetto ad un altro per non avere โrivali territorialiโ, a me รจ chiaro ed evidente che questi non sono discorsi da cooperatori che dovrebbero camminare nel solco della mutualitร .
Cosรฌ mi tornano alla mente le parole di un amico che siede nel Cda di una Bcc, che ripete sempre: โle Bcc si dividono in due categorie, quelle piccole e quelle che non lโhanno ancora capitoโ. Poi leggo e rileggo Zamagni e Becchetti, che in questโanno, in tutti i modi, hanno provato a spiegarci come la scelta dei due gruppi fosse solo deleteria. A dicembre, poco prima del naufragio sancito dallโassemblea di Federcasse, Becchetti scriveva su Avvenire: โil conflitto di questi ultimi tempi tra due anime che vorrebbero dar luogo a due gruppi diversi non si giustifica in base a differenze di cultura e strategia e rischierebbe di indebolire entrambi i poli. Sarebbe pertanto auspicabile che il movimento cooperativo trovi la forza di procedere unitariamente dando opportuno spazio alle due anime che oggi si contrappongono.ย
ร interesse del mondo bancario cooperativo, ma anche del Paese e delle Istituzioni locali e nazionali che le cose vadano cosรฌ. Sarebbe pertanto opportuno utilizzare tutti gli strumenti di moral suasion per raggiungere questo obiettivo , ricordando che il principio di concorrenza non cโentraโ.
Parole al vento, che ancora una volta una parte ha volutamente lasciato fluire via. Perchรฉ, parliamoci chiaro, la vera veritร รจ che le motivazioni di chi non ha mai ricercato la soluzione unitaria sono solo economiche e per niente trasparenti.
Di piรน: da una parte, la stampa nazionale scrive di un gruppo (la cassa centrale banca) che non รจ ancora strutturato per essere banca di secondo livello e in cui per entrare sarร necessario una prima, certa, sottoscrizione di capitale, che per molte Bcc vorrร dire intaccare sensibilmente i ratio patrimoniali: riporto testualmente dal Sole24Ore โโฆ un versamento che non sarร indolore ed รจ destinato ad avere un peso sul futuro delle piccole bancheโ. Dallโaltra mi raccontano di Direzioni di Bcc che hanno espresso ai loro CdA i dubbi su tale scelta, scontrandosi con decisioni irremovibili della governance. Cosรฌ, quando le Bcc dei Signorotti che vogliono giocare ad essere grandi finalmente capiranno di non avere abbastanza risorse, a quali capitali si apriranno? Non certo a quelli โpazientiโ auspicati dal presidente Azzi e da Confcooperative allโinizio del percorso di autoriforma, ma ai capitali esteri, consegnando in tal modo parte del Credito Cooperativoย Italiano allo straniero.ย ร la storia che si ripete e da cui non impariamo mai.
Luca Barni
Direttore generale BCC Busto Garolfo e Buguggiate