BAREGGIO – La festa per i 70 anni dell’enoteca Maggiolini, cui ieri abbiamo partecipato, è l’occasione perfetta e diremmo simbolica per riflettere sul rapporo tra impresa e territorio, specie dopo il Covid.
La testimonianza di una famiglia che chi scrive conosce da oltre 20 dei 70 e lunghi anni di storia, e che riconferma se ce ne fosse bisogno il legame fortissimo tra successo imprenditorale in seno a nuclei famigliari che crescono, evolvono, si sviluppano.
Un modello economico e sociale di cui la Lombardia è l’emblema più luminoso, in Italia. Al fondatore Giovanni Maggiolini, alla figlia Rita e a suo marito sono subentrati negli anni Novanta e con successo i figli Giovanni e Gabriele, nelle cui mani l’enoteca Maggiolini è assurta a riferimento privilegiato di tutti gli amanti (sempre più numerosi) di vini e cose buone non solo nell’est Ticino, ma in tutta l’area metropolitana milanese.
“Con oltre 60 anni di esperienza la nostra attività si è notevolmente sviluppata e diversificata: la cantina si è ingrandita per fare spazio a vini da imbottigliamento provenienti da tutta Italia; abbiamo ampliato il deposito per offrire una gamma più completa di prodotti; l’enoteca è stata arricchita da vini e distillati nazionali ed internazionali di alta qualità, oltre che da specialità gastronomiche prelibate.
Abbiamo allestito una taverna che utilizziamo per degustazioni guidate, corsi per Sommeliers, abbinamenti cibo-vino e svariate iniziative in collaborazione con produttori ed esperti del settore: la nostra ambizione è quella di diffondere una “cultura del bere bene”, offrendo ai nostri clienti non solo prodotti accuratamente selezionati, ma anche preziose informazioni sul mondo enogastronomico”.
La vicinanza e il rapporto d’amicizia con Davide Oldani ha reso l’amicizia tra lo chef bistellato di Cornaredo e i fratelli Galimberti un ulteriore asset dell’azienda: lo scorso Natale, tanto per fare un esempio, i panettoni ‘griffati’ Davide Oldani erano in vendita nel negozio di Bareggio.
Ecco cosa significa evolversi, crescere, raccogliere le sfide, superare i propri limiti. E rischiare, evidentemente. Tempo e capitali. Oggi, tra le mura dell’enoteca Maggiolini riposano ‘verticali’ (ossia vini di diverse annate) delle etichette italiane più blasonate nel mondo.
L’essere inoltre diventati centro di formazione dei sommelier Fisar ha fatto dell’enoteca un luogo dove non si vende soltanto del vino, ma si fa cultura enologica ed enogastronomica. E ci pensavamo ieri, mentre brindavamo con un (ottimo) Metodo Classico trentino, l’Altemasi Riserva 2016 (ovviamente, 100& Chardonnay).
In alto i calici ed anche i cuori, insomma, per una realtà economica ed imprenditoriale da cui tutti, a partire dai più giovani, non possono fare altro che trarre un (coraggioso) esempio. Perché dietro i successi, i calici alzati e i sorrisi ci sono le fatiche di 70 anni, i giorni di luce e soprattutto quelli più bui. E ovviamente la magia di cui il vino è circonfuso da secoli, come ci ha ricordato per sempre il grande cantore della Barbera. Prosit, ragazzi.
Fab. Pro.