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Dall'archivio:

Bar e ristoranti riaperti? Sì, ma se mancano i clienti…

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MAGENTA ABBIATEGRASSO – Siamo stati tra i primi ieri, mercoledì, a sollecitare l’adozione di provvedimenti analoghi a quello di Busto Arsizio, dove già da due giorni il sindaco Antonelli aveva consentito l’apertura dei bar anche dopo le 18, a determinate condizioni.

Poi ieri pomeriggio è arrivata anche Regione Lombardia, che ha aggiornato l’ordinanza con la quale aveva imposto la chiusura dalle 18 alle 6 del mattino. Unico vincolo, rispettare “il numero massimo di coperti previsto dall’esercizio”, chiarisce il Pirellone. “Nei ristoranti – fa sapere ancora Regione Lombardia – può entrare un numero contingentato di persone. Lo stesso, dunque, vale anche per i bar dove ci sono posti a sedere contingentati e che effettuano servizio al tavolo e non al bancone”.

 Nel frattempo si è registrato l’appello anche da 50 ristoratori milanesi, che invitano i cittadini a non farsi prendere dalla paura. “Siamo regolarmente aperti, vi aspettiamo. Le istituzioni sono con noi, non dobbiamo farci frenare dalla paura”, dice Salvatore Maresca, proprietario dei due ristoranti Muu Muzzarella, in rappresentanza dei colleghi.
 Un segnale positivo viene inviato anche dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha invitato il premier Giuseppe Conte “in città per vedere da vicino quello che sta succedendo” e ha chiesto al ministro Dario Franceschini di “ripartire dalla Cultura”. “Riapriamo qualcosa – aggiunge il primo cittadino in un video messaggio – possiamo cominciare dai musei o da altro, ma la cultura è vita”.
Ma dopo aver parlato con un certo numero di baristi, ristoratori e gestori di locali nell’est Ticino, e tra Magentino ed Abbiatense, l’impressione che ci stiamo facendo è che il problema non è la concessione di aprire o meno, ma l’assenza di clienti.
‘Martedì e mercoledì terrò chiuso, ho avuto una pioggia di disdette, riapriremo giovedì’, abbiamo sentito da uno storico gestore di locali. Mentre ieri, in un ristorante di pesce da tutto esaurito costante, i tavoli prenotati erano appena 4. I bar e i pub, che si sono dovuti adeguare al vincolo di servire le consumazioni unicamente al tavolo, non pullulano certo di clienti.
Questa mattina, giovedì, alle 8.15 la piazza di Robecco sul Naviglio- al solito colma di auto in coda per il semaforo sul ponte carraio- era deserta. Ovvio che un simile scenario, dai contorni spettrali, non possa certo giovare agli esercizi commerciali.
Viene peraltro a mancare tutto l’indotto di incontri, conferenze, dibattiti pubblici, riunioni di vario tipo. Ieri sera il teatro Lirico era chiuso, con l’annullamento del terzo spettacolo della stagione 2020.
Significa meno caffè, meno consumazioni, meno persone per le strade e quindi nei bar. Ed appare del tutto evidente come, a fronte di una situazione che si protrae pericolosamente da giorni, serva una decisa sterzata. Prima che dalle istituzioni, dalle persone. Perché questo (auto)isolamento forzoso sta producendo davvero più danni.. della peste. E allora ci basterebbe che le persone rileggessero la lettera scritta dal preside del Liceo Volta di Milano, pubblicata ieri su Ticino Notizie. Perché se uccidiamo la socialità (posto che NESSUNO ignora nemmeno una delle norme sanitarie di auto tutela che tutti noi abbiamo ripetutamente sentito, in questi giorni), allora non basterà neppure il più potente dei vaccini a salvarci.
F.P.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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