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Baby gang di Abbiategrasso: viaggio nella realtà degradata in cui è nato un quindicenne componente della banda

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ABBIATEGRASSO/CORBETTA Giovanissimi e capaci di tanta ferocia. Quando erano nel branco si trasformavano. Ad Abbiategrasso e nei comuni limitrofi non si parla che della baby gang che lo scorso anno ha commesso reati gravissimi, dall’estorsione alla rapina, alle percosse. Tutto ai danni di persone alle quali sono stati sottratti pochi euro e, al massimo, uno smartphone. A breve si terrà l’interrogatorio di garanzia. Intanto alcuni di loro sono stati trasferiti all’istituto per minori Cesare Beccaria, altri sono finiti in una comunità. E’ il caso di un 15enne che figura essere residente in un campo rom di Corbetta. In quale realtà vivono questi ragazzi? Sono due i ragazzini di soli 15 anni che figurano tra gli arrestati. Uno è, appunto, residente a Corbetta.

“Da un po’ di tempo abita tra Corbetta e Abbiategrasso – commenta una parente – certo che lo conosciamo bene, facciamo parte della stessa famiglia. E’ un ragazzo tranquillo”. Eppure anche lui faceva parte del branco. Non avendo precedenti e, considerata l’età giovanissima, il giudice ha deciso per il suo trasferimento in una comunità in luogo della misura più afflittiva dell’istituto di pena. L’ambiente in cui ha vissuto è degradato. Quel campo rom è uno dei peggiori della zona, con qualche roulotte e rifiuti in giro. Ci vivono anche dei bambini. “Non faceva nulla, non lavorava per intenderci – continua – noi siamo tutti nati in Italia, ma siamo originari di Mostar, nella Bosnia Erzegovina. M. è cresciuto sempre qui. Possibile che abbia fatto cattive compagnia e sia finito sulla cattiva strada”. La donna che ci parla ha 42 anni, ma ne dimostra molti di più. Confessa di essere stata lei ad appiccare un incendio in quel campo rom un paio di anni fa. “Non stavo bene, ma adesso le cose vanno diversamente”, racconta.

Aggiungendo, riferendosi al minorenne: “Lo abbiamo saputo dalla televisione che c’erano stati questi arresti. Lui adesso vive tra Abbiategrasso e Corbetta perché la mamma preferisce la città alla campagna. Ma torna sempre anche qua”. Sono quattro i minori finiti in comunità. Per gli altri cinque, scrive il giudice “considerate la natura, la gravità delle imputazioni nonché l’intensità del pericolo di reiterazione criminosa, si ritiene idonea la sola misura della custodia cautelare”.

G.M.

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