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Attentato di Halle e Giardino dei giusti, il pericolo e la speranza- di Fabio Baroni

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Purtroppo la sparatoria avvenuta nella sinagoga di Halle è l’ennesimo atto (in questo caso mortale) di antisemitismo che colpisce l’Europa. Un’Europa che non riesce nel suo insieme a riconoscere di avere un problema con l’odio crescente e dilagante verso le comunità ebraiche e che spesso, purtroppo, ha risvolti non solo semplicemente vandalici, ma anche violenti con pestaggi, accoltellamenti e a volte (ahinoi) attacchi terroristici veri e propri, come avvenuto a Pittsburgh l’anno scorso o come ad Halle.

 

I dati parlano chiaro e non è più tempo per nascondersi dietro a singole statistiche “nazionali”: in Germania si è arrivati a dire che l’indossare la kippah possa essere una soluzione ai problemi, in Francia si può essere insultati al grido di “sei ebreo non sei francese” e dal 2017 al 2018 gli attacchi a sfondo antisemita sono aumentati del 69%, in Polonia nelle feste popolari si possono bruciare fantocci con le sembianze di un rabbino, in Italia si possono ascoltare epiteti antisemiti in occasione della giornata del 25 aprile nel momento in cui sfila la brigata ebraica Purtroppo l’elenco potrebbe proseguire ed è lungo e straziante e coinvolge buona parte dei paesi aderenti all’UE. Gli strumenti messi in atto dai singoli paesi, però, hanno avuto una efficienza piuttosto limitata e troppo spesso nell’opinione comune si tende a ridimensionare il tutto alla sporadicità ed è qui che si giunge al punto focale di queasta riflessione. Il sottovalutare queste azioni non dando loro il giusto risalto permetterà ad esse di aumentare poiché non vi è la consapevolezza della gravità dell’atto e di come esso risulti lesivo alla libertà su cui si fondano le nostre società. Attentare alle comunità ebraiche vuol dire attentare alla democrazia e alla nostra storia. Oltre al piano della condanna dovrebbe subentrare, però, un processo europeo di maggior incentivo all’istruzione su ciò che è stato, ma soprattutto su chi, sfidando l’indifferenza vigliacca delle persone ha messo in gioco se stesso per salvare migliaia e migliaia di ebrei. Paradossalmente la stessa settimana dell’attentato, infatti, a Milano è avvenuta l’inaugurazione del nuovo Giardino dei Giusti (dopo alcuni lavori di riqualificazione) luogo dove vengono commemorate tutte quelle persone che hanno saputo opporsi ai genocidi e ai crimini commessi contro l’umanità e vi è un albero piantato per ogni “giusto”.

Questo luogo però, come ben afferma Gabriele Nissim, non è semplicemente un luogo di commemorazione, pur giusta e doverosa che sia, ma un luogo attivo di educazione alla responsabilità che lega il passato al presente e che invita i giovani a riflettere sulla storia per affrontare le sfide del nostro tempo (cit.). Occorre dunque fare un passo in più, come si diceva prima, oltre la condanna o il mero ricordo: traslitterare tutto questo nel presente comprendendo come noi stessi, anche nel nostro piccolo, possiamo agire affinché determinate situazioni non si ripetano, lavorando così per una società migliore. Questi giusti hanno provenienze, fedi e storie totalmente diverse e noi dovremmo farci carico di questo bagaglio importante per essere consapevoli di quanta bontà sia esistita nel mondo, anche nelle situazioni più buie, che per un attentatore di Halle vi è un Gino Bartali che ha aiutato durante la seconda guerra mondiale numerosi ebrei a fuggire e salvarsi, che per un antisemita vi è un mondo intero di giusti pronti a rivendicare i valori della libertà e a guidarci verso un mondo libero dai pregiudizi, dall’odio e dalla violenza.

 

Fabio Baroni, InOltre – Alternativa Progressista

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