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Dall'archivio:

Attentati in Sri Lanka: i Cristiani di serie B

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I grattacieli di New York si sono illuminati coi colori della bandiera francese in segno di solidarietà dopo l’incendio che ha devastato Notre Dame a Parigi, un simbolo della Cristianità della Vecchia Grandeur Francese. Macron chiede di esporre la bandiera della Comunità Europea per il disastro dell’incendio. L’Europa versa parecchi soldi e lacrime, per la ricostruzione di una delle Chiese simbolo del Cristianesimo.

Successivamente il giorno della Santa Pasqua i Cristiani “porgono l’altra guancia”.

Eppure ….l’ecatombe che ha colpito la comunità cristiana cingalese, minoritaria rispetto a quella islamica e buddista, atto ben più grave,sta lottando per guadagnarsi a fatica lo spazio che merita sui media internazionali. E il sospetto di buona parte del mondo cristiano è che “la nuova censura politicallycorrect”, si stia abbattendo sulla strage. Perché non si dice chi sono gli attentatori? –  E perché i cristiani non sono nominabili come esseri umani ma solamente vittime?”.

Se gli attentati fossero accaduti in una qualsiasi città europea o nord americana, sarebbe stata equiparata ad un 11 settembre.

C’è un aspetto a dir poco “surreale” il giorno dopo la strage di Pasqua in Sri Lanka, nella quale sono morti 290 cristiani, 290 persone con una loro vita e una famiglia, mogli, figli, mentre almeno 500 sono rimasti feriti. Delle nove bombe esplode in altrettante Chiese durante le affollate Messe pasquali, mancano dettagli fondamentali per avere un quadro chiaro di quanto accaduto. Si tace sia sul nome degli attentatori, sia il nome delle vittime.

Poche le dichiarazioni delle comunità mondiali apparse blande e “pragmaticamente” diplomatiche, rilasciate a spizzichi e bocconi.

L’ecatombe che ha colpito la comunità cristiana cingalese, minoritaria rispetto a quella islamica e buddista, in Sri Lanka sembra quasi che divida in due livelli di Cristiani. La vera religiosità non ha fedeli di serie B, torni ad essere un diritto di “serie A”, per ogni cristiano, in ogni luogo e in ogni momento del mondo.

Ma ogni tanto fermiamoci un attimo. Preghiamo, riflettiamo. Non sempre “the show must go on”

Laura Giulia D’Orso

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