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Dall'archivio:

Ascoltati per Voi. Torna la rubrica di Claudio Trezzani con Bri Bagwell – “In my defense”

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E’ un momento davvero d’oro per il country di qualità al femminile negli States e dopo avervi parlato nello scorso articolo della bravissima Erin Enderlin, eccomi qui ancora a farvi conoscere una splendida e talentuosa nuova artista, originaria del New Mexico, che con la sua voce sexy e potente e il suo country rock energico ed ispirato sta scalando le classifiche di genere dalle parti di Nashville e Austin.

Non è il primo rodeo per la bellissima Bri ma forse con questo disco fatto di 10 canzoni, raggiunge il punto più alto della sua giovane carriera e il sogno di un disco personale e di qualità anelato per 15 anni fra locali e concerti, aiutata in maniera significativa dalla sua bravissima produttrice Rachel Loy. Produttrice a cui ha rubato  l’unica canzone non autografa del lotto, l’evocativa e provocatoria If You Were a Cowboy, singolo apripista che ha scalato le classifiche di genere. Un country davvero ben suonato che la sua voce abbellisce in maniera decisiva. Vivere ad Austin in Texas ha arricchito sicuramente il suo bagaglio tecnico e respirare la polvere dei saloon texani dove si trova la migliore musica del paese ha aiutato non poco la sua crescita.

Ci sono pezzi ariosi e solari, fra country e rock, come As Soon As You ma anche ballate dai sentimenti tristi e di rimorso come in Cheat On Me, scritta a quattro mani con la cantautrice Courtney Patton, dove la voce pulita e potente della Bagwell da il suo meglio.

Ma poi torniamo volentieri fra le assi polverose di quei bar dove i texani vogliono ballare e divertirsi, la successiva I Can’t Be Lonely lì sarebbe di certo apprezzatissima, un honkytonk delicato e di classe.

Altra collaborazione di qualità è quella con il countryman Jody Booth nella delicata ballata Ring A Bell, steel guitar ad accompagnare il cantato che ti entra nella pelle di Bri Bagwell, storia di colpe e confessioni nell’ennesimo brano che convince.

Il lavoro di dieci intensi pezzi si chiude con la canzone più personale di tutte, Empty Chairs, una canzone che inizia acustica, una riflessione amara sulla vita di musicista sempre in tour che ha scelto e che le sue preghiere gli hanno regalato, una benedizione maledetta la chiama, una vita solitaria e per cuori forti che lasciano cicatrici indelebili. Bellissima chiusura di un disco di country di classe ed elegante, che ascoltiamo sempre con piacere e che farà la felicità di orecchie abituate alla musica di qualità. Anche se non siete avvezzi alle sonorità country, lasciatevi cullare in questo bel viaggio fra sentimenti e saloon texani.

Buon ascolto!

Claudio Trezzani

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