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Dall'archivio:

“ASCOLTATI DA NOI PER VOI”. La rubrica di Claudio Trezzani, Arlo McKinley – “Die Midwestern” (2020)

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Questo 2020 è stato un anno terribile finora, il dramma che questa emergenza ha causato ha toccato profondamente anche il mondo della musica e quella indipendente è stata la più colpita. A causa di questo virus abbiamo perso uno dei più grandi narratori folk-country che l’America ci abbia regalato e cioè John Prine. Ecco, l’ultimo artista ad essere stato notato, scoperto da Prine e prodotto dalla sua Oh Boy Records, casa discografica indipendente, è stato proprio Arlo McKinley, che a 40 anni debutta come solista con questo Die Midwestern e ci regala uno dei più bei debutti discografici solisti dai tempi di Chris Stapleton.

 

Ci è voluto del tempo, ci sono voluti differenti esperienze, tanta gavetta, quella che oggi pare essere così poco di moda, un disco con la band folk di cui era frontman i Lonesome Sound (2014) ma alla fine il suo talento narrativo, la sua musica vera e il suo carisma sono arrivati alle orecchie giuste e gli hanno dato questa chance che il buon Arlo ha sfruttato al 100%.

Il disco è stato registrato nei leggendari studi di Memphis, Sam Phillips Recording Service ed è una raccolta di 10 canzoni, risalenti anche a 15 anni fa, in cui nessuna nota e nessuna parola sono fuoriposto, un disco che è stato definito dalla stampa di settore di “street-soul country”, una definizione che rende bene l’idea della musica che il barbuto McKinley ci regala con la sua chitarra e la sua voce intensa e calda e le sue liriche di vita vissuta che hanno sempre come sfondo la sua città natale e cioè Cincinnati nello stato dell’Ohio. Una città dura, dove la tossicodipendenza giovanile era un vero problema e la vita non era mai facile o scontata.

Si comincia con una ballata country acustica, We Were Alright, dove la voce soul di questo artista ci guida verso un’emozionante viaggio lontano dalle difficoltà. La band di supporto è eccezionale, la produzione anche e il suono così caldo e cristallino ci entra sotto pelle.

 

La title-track è una dichiarazione d’amore-odio per la sua terra, che gli ha portato via gli amici ma che non lascia mai il suo cuore, la canzone non è triste ma una splendida canzone country con i violini e il pianoforte a fare la differenza.

La canzone più bella del disco è anche quella che ha colpito il cuore di John Prine e cioè Bag of Pills, una ballata che la voce di Arlo rende speciale e il testo così vero e autobiografico rende il tutto tragicamente commovente. La tossicodipendenza e lo spaccio vissuti da vicino, il dramma sfiorato, gli amici che morivano. Un affresco stupendo e emotivamente pesante.

Once Again è la speranza che un cuore spezzato possa di nuovo innamorarsi ma con la consapevolezza che non tutto è perfetto, la voce è qualcosa di magico, un tocco che pochi hanno, un dono vero che il mondo deve conoscere.

Il country classico, quello appunto alla John Prine o alla George Jones, aleggia sul lavoro e fa capolino con forza in She’s Always Around, la tipica canzone da ballare su assi polverose assieme alla propria amata.

Un disco che è un vero gioiello, un esempio della qualità che il cantautorato americano indipendente possiede e regala ogni giorno al mondo della musica senza bisogno di grandi major o di promoter senza scrupoli che vogliono solo inondare le radio di spazzatura che faccia fare loro un dollaro in più.

E’ un album di qualità superiore, un esordio che lascia stupiti per energia, freschezza ma anche per il suo essere ancorato alle radici senza risultare già sentito.

 

Amate il primo Springsteen? amate Dylan? o anche solo la musica vera, quella che profuma di vita vissuta, allora Arlo McKinley è il vostro uomo e il suo esordio discografico da ascoltare assolutamente.

 

Buon ascolto ! Claudio Trezzani

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