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Dall'archivio:

“ASCOLTATI DA NOI PER VOI”. Di Claudio Trezzani Corb Lund – “Agricultural Tragic” (2020)

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Corb Lund viene dal Canada, dall’Alberta per essere precisi, e fino a poco tempo fa era un musicista di culto, uno di quelli che se andavi in Canada e chiedevi ad un abitante della zona chi valeva la pena di ascoltare, ti avrebbero risposto di certo Corb Lund and the Hurtin’ Albertans. Oggi invece grazie alla rete, grazie all’amicizia  con musicisti assai apprezzati nel mondo country americano, al fatto di essere un vero cowboy, uno che ha vissuto le storie che racconta, ha fatto il botto anche negli Stati Uniti ed è arrivato a questo disco dopo essere in pratica diventato un musicista red dirt acquisito, cioè di quel country tipico dell’Oklahoma molto influenzato dal Texas e dal rock. Quasi non ci si ricorda che non è americano ascoltando la sua musica cowboy  e le sue storie di vita vissuta. Uno che ha lavorato, cavalcato e faticato durante il giorno e scritto e composto musica quando gli altri pensavano a dormire e a riposarsi. Una fatica che ha dato i suoi frutti e ora sono andati oltre all’essere un act di culto solo per i canadesi, ora li si ama anche più a sud.

Il disco è composto da 12 pezzi di country rock molto outlaw, il titolo è esplicativo delle storie che Lund vuole raccontare e lo fa davvero bene.

Ci sono tantissimi pezzi degni di essere citati come lo stupendo rock dal sapore di country di Old Men, una celebrazione sull’importanza dell’esperienza per i cowboy, il giro di chitarra polveroso e divertente è irresistibile un po’ come l’honky tonk da balera di I Think You Oughta Try Whiskey, da ballare e assaporare come foste in un saloon del vecchio west.

Oklahomans! è una dedica al movimento che , come dicevo prima, ha adottato il buon Corb e cioè il red dirt che in Oklahoma ha la sua anima pulsante, un rock di stampo chitarristico impreziosito da un sapore country e tanto sentimento. Potrebbe sembrare un pezzo di Cody Canada e dei suoi compianti Cross Canadian Ragweed che erano appunto la band di riferimento del movimento.

Il blues rockeggiante di Grizzly Bear Blues è il racconto delle avventure del cantante assieme al suo amico Evan Felker (singer della country rock band dei Turnpike Troubadours), una sorta di guida sul cosa fare quando si incontra un simpatico orso aggressivo, ma è la musica solare e divertente a fare la differenza, mai banale e piena zeppa di influenze diverse. Il riff al solito è irresistibile.

La ballata Never Not Had Horses è una cavalcata accompagnata dal violino, una dedica che fa riflettere alla madre di Lund che arriva alla vecchiaia senza avere un cavallo da chiamare suo, per la prima volta nella sua vita, una cowgirl prima o poi si deve ritirare…o no?

Il disco ha un sussulto che sa quasi di rockabilly con Rat Patrol, la chitarra graffia l’aria e la storia narrata è quanto meno curiosa, e cioè sul fatto che la provincia dell’Alberta si vanta di essere libera dai topi e il governo si fa forte di questa cosa, probabilmente dovrebbero esportare questa abilità anche in altri posti come New York, Parigi o Milano ma questa è un’altra storia.

 

Un disco di musica cowboy convincente, con capatine nel blues e nel rock, una raccolta di storie di lavoro e vita del west molto attuali, un fulgido esempio di come in Canada il country rock sia diffuso e importante come in altre regioni americane più celebrate per questo motivo, ormai da questo punto di vista Corb Lund è una certezza.

 

 

Buon ascolto,

Claudio Trezzani

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