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Andrea Pasini ‘in marcia’ contro Macron

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La Francia è al collasso. E i gilet gialli con la manifestazione violenta e trasversale con la quale hanno messo e ferro e fuoco Parigi hanno fatto venire alla luce un problema profondo che sta facendo crollare non solo la presidenza di Macron, ma anche la stessa struttura della Quinta Repubblica. La Francia in questi giorni si sta risvegliando da un triste e tragico periodo di totale incapacità politica-amministrativa del Presidente Emmanuel Macron totalmente inadeguato a ricoprire quel ruolo. Ed è purtroppo un risveglio da incubo, con operai, studenti, agricoltori e cittadini comuni che si danno appuntamento in strada per manifestare il proprio malcontento.  Che il caro-carburanti fosse solo la miccia che ha fatto scatenare l’incendio, lo si è capito dai primi giorni di protesta. Un Paese non si paralizza per l’aumento di alcuni centesimi sul prezzo della benzina e del gasolio, questo non può che essere l’ultimo di una serie di azioni anti popolari messe in campo da Macron. E anche i manifestanti più feroci contro questa nuova imposizione fiscale si sono palesati per quello che sono: un movimento che si ribella a uno status quo economico, sociale e politico che la Francia non riesce più a tollerare.  La povertà in Francia continua ad aumentare  e con essa anche la popolazione che vive sotto la soglia minima di reddito. Lo Stato francese, che  controlla la vita del cittadino con la sua burocrazia, non riesce più a rispondere alle necessità di milioni di cittadini che vivono in grosse ristrettezze economiche. E non stiamo assolutamente parlando di numeri bassi. Secondo le stime dell’Institut national de la statistique et des études économiques (Insee) riportate da uno dei giornali più autorevoli francesi Le Figaro, la Francia ha 8,8 milioni di poveri. Le famiglie monoparentali, i disoccupati, i giovani, gli agricoltori e i commercianti sono le categorie più colpite dalla crisi. E sono proprio queste categorie quelle che sono scese in strada a protestare in tutto il Paese. Il tasso di povertà sta continuamente aumentando e quello che preoccupa è soprattutto il disagio dovuto al blocco dell’ascensore sociale, secondo l’ Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico) occorrerebbero sei generazioni  più di 150 anni  perché una persona nata da una famiglia povera raggiunga il reddito medio. È su questo disagio che si è costruita la rivolta dei gilet gialli. C’è una Francia scontenta, profonda, marginalizzata. Quella che Macron non ha mai saputo osservare, capire e aiutare. Quella Francia di cui Macron non si è mai voluto occupare perché non rappresenta di certo un interesse per le lobby finanziarie europee delle quali Il presidente Francese è da sempre molto in confidenza. Questa Francia, lontana dai riflettori del centro di Parigi e dal cortile dell’Eliseo, ribolle da tempo. E ora  è completamente esposta con una violenza che nessuno poteva aspettarsi. O meglio, che nessuno voleva aspettarsi. Perché i segnali che si stesse per scatenare qualcosa di molto più feroce rispetto a ciò che si credeva all’Eliseo, c’erano ed erano evidenti. Ma Macron al posto che impegnare il suo tempo a pensare a questi di problemi si dedicava a redarguire io governo italiano. Povero sciocco. La violenza è diventata endemica in molte aree di Parigi e delle città di provincia. E il mix di protesta, rivolte e vandalismo non poteva non condurre a questa situazione di caos. Ora la Francia e blindata: il governo ha mobilitato più di sessantamila agenti per evitare proteste. Ma la rabbia delle persone non si può evitare.

Si può evitare che Parigi venga messo a ferro e fuoco come del resto altre città, ma ribadisco la rabbia della gente non si può placare solo con la polizia. E questo è un problema che non può essere risolto né dal governo né dalla polizia. C’è un sistema in crisi, un welfare che inizia a perdere colpi, e un popolo, come quello francese, che non tollera qualsiasi tipo di rinuncia alla sua rendita di posizione. Lo ha fatto con l’Europa e lo fa adesso contro il presidente. Il modello francese sta diventando sempre più inadeguato. Con la fine del Partito socialista, le istanze sociali della sinistra sono state prese da la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon che ha cercato immediatamente di assorbire le proteste dei gilet gialli. Dall’altro lato, a destra, i Repubblicani contano sempre meno e sono preoccupati dal fatto che Rassemblement National di Marine Le Pen possa erodere ancora più consensi confermandosi la prima forza di destra del Paese. E noi in Italia preghiamo perché il partito della Le Pen possa diventare al più presto la prima forza politica nel paese. Adesso però a comandare la Francia c’è Macron che per fortuna è sempre più debole, isolato, sotto assedio e che sta pagando il fatto di essere distante anni luce dai bisogni dei francesi. Questo malcontento lo si poteva vedere  sin dal primo  giorno delle presidenziali che lo hanno condotto all’Eliseo con pochissimi voti rispetto agli altri candidati e vise perché al ballottaggio venne preferito lui alla Le Pen. Aggiungerei io: “per grande sfortuna dei francesi”. Macron è un presidente altezzoso, superbo e totalmente incapace di relazionarsi con la gente. Praticamente incapace di ricoprire il ruolo di Presidente. Anche all’interno del governo, negli apparati statali e nella gendarmeria c’è chi non ce la fa più a sopportarlo. La polizia è esausta ed e proprio Macron l’unico artefice di questo disastro, mai avvenuto prima d’ora in Francia. Spero vivamente che per una volta nella sia vita politica Macron  faccia una cosa giusta: si dimetta.

Andrea Pasini – Trezzano Suo Naviglio 

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