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Alto Milanese: “Riempiamo le cave di idee non di rifiuti”

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

BUSCATE –  In occasione dell’assemblea pubblica dello scorso 12 gennaio, l’Associazione 5 Agosto 1991 presieduta da Mauro Balossi ha trasmesso ai sindaci dell’Alto Milanese un report con una serie di controproposte rispetto al nuovo Piano Cave in fase di predisposizione da parte della Città Metropolitana, in particolar modo sono state avanzate delle specifiche per la Cava di Buscate.
L’obiettivo è quello raggiungere l’obiettivo di recuperare le aree di Cava al termine dell’escavazione ad un uso pubblico.  Durante la serata si è parlato in alcuni interventi anche del debito che la Cava Campana ha accumulato nei confronti del Comune di Buscate derivante sia dagli oneri di escavazione che dagli affitti di alcune aree di proprietà comunale, ma l’Associazione 5 agosto 1991 non ha assunto e non intende assumere alcuna iniziativa legale in merito pur sottolineando l’estrema gravità di questo fatto.

Qui di seguito l’ Analisi critica del Piano cave 2006-2016

1. Le concessioni regionali si sono rilevate gonfiate rispetto ai fabbisogni reali.
Nel bacino della Città Metropolitana di Milano, a fronte di un volume effettivo del Piano
Cave pari a 45.638.876 mc, il volume estratto è stato al 31/12/2016 di 9.737.089 mc (solo il
21,3% di quanto previsto). I volumi autorizzati sulla base delle richieste dei cavatori da parte
di Città Metropolitana (ex art 11 LR 14/98) sono stati solo 18.825.319 mc (il 41% del
volume effettivo del Piano) e quanto scavato rappresenta quindi il 51, 7% del volume
effettivo del Piano. Non sfugge che le richieste di autorizzazione dei cavatori si sono
adeguate alla richiesta di mercato e quindi, pur rimanendo all’interno dei volumi previsti dal
Piano, c’è ancora un enorme margine disponibile. [I dati riportati sono stati forniti da Città
Metropolitana].
2. Le convenzioni con i Comuni rappresentano il punto debole della catena del ripristino.
◦ grande attenzione infatti viene posta sugli impegni economici tra le parti, ma si
trascurano gli aspetti di recupero ambientale che sono costantemente in ritardo e spesso
si deve intervenire con risorse pubbliche per completare opere che sono invece a carico
dei cavatori.
3. I recuperi ambientali e le opere di compensazione sono le cenerentole dei progetti.
◦ Mancano procedere di verifica puntuale sull’attuazione delle opere di recupero e di
compensazione pure approvate in sede di concessione. Non sono definite le competenze
e le autorità che controllino l’attuazione dei progetti di coltivazione e ripristino in tutte le
loro parti.
4. Il destino finale delle cave risulta sempre incerto e avanza l’uso alternativo come discariche
in contrapposizione alla restituzione dei terreni come bene comune ambientale.
Nuovo piano cave 2018-2028

RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO:
Le proposte iniziali delle Associazioni ambientaliste dell’Altomilanese presentate a Città
Metropolitana sul Nuovo Piano Cave (28/10/17) sono le seguenti:

a) Incentivi per l’attività di recupero dei materiali di demolizione (obblighi per le pubbliche
amministrazione dell’uso di almeno il 60% di materiali riciclati per le proprie opere);
b) aumento di almeno il 20% degli diritti di escavazione (fermi al DCR 8 novembre 2011) e
una rivalutazione delle fideiussioni a garanzia delle opere di ripristino;
c) ridimensionamento drastico delle previsioni di scavo dei Piani cave provinciali in
generale e della Città Metropolitana di Milano in particolare;
d) costituzione di un unico ente di controllo (anche privato, ma convenzionato) dell’attività
estrattiva dotato di personale sufficiente e qualificato per le verifiche dell’attività stessa
(progressione nel piano di scavo autorizzato) e dell’attuazione dei piani di recupero e
“mitigazione ambientale”, che lavori in stretta collaborazione con gli Enti territoriali a
partire dai Comuni.

Proposte sull’ATEg2 di Buscate
Ci pare che l’esempio di Buscate sia paradigmatico e quindi forniamo alcune indicazioni di merito che pensiamo siano utili anche in altre situazioni. Il Comune di Buscate è diventato proprietario nel 1999 (grazie ad un accordo sugli oneri per la lottizzazione Ronché) di 76.930 mq di terreno posto all’interno del perimetro dell’ATEg2 e in aggiunta, al termine della “Fase 2” dello scavo, saranno ceduti dalla Cava Campana altri 27.466 mq (porzione del così detto Bosco Quadro). Complessivamente il Comune di Buscate disporrà quindi di circa 100.000 mq. Attualmente gli impianti di vagliatura, le vasche di decantazione, gli uffici e i depositi della Cava San Antonio sono collocati su questa area di proprietà comunale e la Cava Campana paga al Comune un affitto che complessivamente si aggira sui 20.000 €/anno.
L’autorizzazione rilasciata dalla Città Metropolitana con Atto Dirigenziale del 19/11/2013 prevede
anche un Piano di ripristino di quest’area con un progetto approvato contestualmente che è a carico del cavatore. Inoltre la Cava Campana è impegnata a realizzare su complessivi 65.700 mq una piantumazione compensativa; di quest’opera ne usufruirà solo in parte il Comune di Buscate con 16.950 mq, mentre i restanti 48.750 mq verranno realizzati nel Comune di Bussero. L’incongruenza che opere di compensazione ambientale vengano realizzate in un’area lontana 40 km da dove si è prodotta una ferita ambientale, non sfugge a nessuno tranne a chi l’ha autorizzata.
La Convenzione stipulata tra Comune e Cava Campana (approvata da CC del 28/09/12 delibera n. 33) ha stabilito che la Cava Campana debba lasciare liberi i terreni di proprietà comunale per
ricollocarli nell’area più a nord dove si concentra attualmente l’attività di scavo e provvedere ad un nuovo accesso all’area stessa di scavo. A fronte di questo impegno convenzionale si è creata questa situazione:
v La ricollocazione degli impianti – e conseguentemente delle vasche di decantazione e
dell’intero ciclo delle acque – è stata rinviata a causa del rallentamento dell’attività estrattiva;
v La società ha presentato al Comune di Buscate (prot.9249 del 23/11/2015) richiesta di
proroga termini inizio lavori relativi allo spostamento degli impianti per un periodo di 2 anni
e 6 mesi;
v Il Comune di Buscate con atto di Giunta Comunale n.35 del 17.03.2016 ha espresso
proprio atto di indirizzo alla proroga per un periodo di 2 anni (in scadenza quindi il
03/05/2018) e ha messo una serie di condizioni alla Cava tra cui la revisione della
Convenzione. Tale revisione non ci risulta sia stata presentata da Cava Campana (che
inspiegabilmente è stata incaricata per questo dal Comune) né tanto meno portata in
Consiglio comunale per la ratifica.

La proposta avanzata dall’Associazione 5 agosto 1991 è la seguente: ci pare che lo sfruttamento di un’area di proprietà comunale per ben 18 anni sia più che sufficiente anche per l’ammortamento degli impianti e , a nostro parere, non si devono concedere più proroghe allo spostamento degli impianti previsto dalla Convenzione sottoscritta dal Comune e dalla Cava Campana. Gli impianti esistenti sono sicuramente obsoleti e l’azienda stessa non ha previsto il loro spostamento, ma la loro demolizione. Riteniamo che una proposta ragionevole sia quella di non smantellare gli impianti, ma di mantenerli (mettendoli in sicurezza) come esempio di “archeologia industriale”: esempi simili sono già stati attuati in tutta Italia e quindi riteniamo che questa idea possa trovare una rispondenza sia nell’Amministrazione comunale, che da parte del cavatore.
Questa restituzione dell’area può finalmente aprire la strada alla realizzare del progetto di bonifica per l’area di proprietà comunale che per altro non ha oneri per il Comune , ma è a carico della Cava.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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