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Dall'archivio:

Alla riscoperta di in un grande cronista: Giorgio Pisanò, vent’anni fa venne a Robecchetto a presentare ‘Gli ultimi cinque secondi di Mussolini’

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ROBECCHETTO – In questi giorni, quello che fu ‘Il Giornale’ di Montanelli (oggi guidato da Alessandro Sallusti), ripubblica la ‘Storia della guerra civile in Italia’, opera fondamentale per capire che cosa veramente successe dopo l’8 settembre 1943.
“Una memoria nazionale – scrive il fratello di Giorgio, Paolo Pisanò sul giornale del 31 marzo 2017 – non umiliata da un avvilente ‘catechismo storiografico’ imposto per manicheismo istituzionale, che ancora oggi oltraggia necessariamente una parte cospicua delle collettività in funzione di quell’antifascismo di Stato inteso come ideologia di Stato”.
L’opera di smatellamento di una tale ideologia è iniziata con Renzo De Felice (1987), poi e proseguita in anni recenti con Giampaolo Pansa che ha voluto mettere avanti tutto la cosiddetta ‘verità storica’, base irrinunciabile della convivenza civile di una nazione.
Al primo volume di ‘Guerra civile in Italia’ è stato allegato, in omaggio, il libro ‘Gli ultimi cinque secondi di Mussolini’ dello stesso Pisanò, che racconta nel dettaglio la cattura e l’esecuzione del Duce da parte dei partigiani, compreso il fatto che Claretta Petacci, prima di essere uccisa, fu violentata dai partigiani.


E’ stato proprio questo libro che ci ha fatto venire in mente la presentazione che avvenne il 27 settembre 1996 presso il centro Giovanile di Robecchetto con Induno (vedere locandina) e siamo andati a ricercare, nel nostro archivio il lungo articolo che allora scrivemmo su ‘Città Oggi’, meravigliandoci del fatto che un giornalista-scrittore di tale fama non disdegnasse di venire in un paesello di provincia a presentare il suo libro. Sarebbe stato il penultimo perché Giorgio Pisanò, classe 1924, sarebbe morto pochi mesi dopo. Ma il suo grande lavoro di ricerca non è andato perduto e, nonostante l’intellighenzia di sinistra abbia fatto di tutto per ‘bruciarlo’, sta rinascendo dalle ceneri. Come la fenice, la famosa ‘verità storica’ che non si può soffocare. E così leggendo il primo volume si viene a sapere della strana morte di Ettore Muti, del pasticciaccio brutto della mancata difesa di Roma…dove oltretutto morì il tenente Silvano Gray De Cristoforis ricordato in alcuni affreschi nella chiesa parrocchiale turbighese. Ma più di tutto ci si rende conto quanto la situazione, dopo l’armistizio dell’8 settembre, fosse confusa.

FOTO Un manifesto pubblicato ai tempi della RSI (Repubblica Sociale Italiana)

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