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Aleksandr Dugin, soggetto radicale e avversione al globalismo: l’intervista dell’AGI

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Vicino a Putin, spesso accostato a Bannon, il principale ideologo dell’anti globalismo Aleksandr Gel’evic Dugin è in Italia per un tour con cui sta riempiendo le sale in molte città, dal nord al sud. Ritiene che il governo gialloverde abbia riportato l’Italia al centro dell’Europa, che ritiene una sola: da Lisbona a Vladivostok. Ne parla con l’Agi.

 

Quando la Russia pensa all’Europa guarda prima a Roma: il governo giallo-verde ha fatto dell’Italia “un avamposto della lotta al globalismo”. Una vittoria per Vladimir Putin anche se dal Cremlino “non c’è stata alcuna interferenza politica o economica”.

Piuttosto c’è “un appoggio simbolico, morale e intellettuale” alle forze populiste. Parola di Aleksandr Gel’evic Dugin, 57 anni, filosofo e politologo che molti definiscono “il consigliere di Putin”. Lui rifiuta l’etichetta: “Non sono incluso nella gerarchia politica russa, ma sono un patriota e condivido la politica estera del presidente”.

Accostato al politologo statunitense Steve Bannon, addirittura come ‘la strana coppia’, Dugin è in Italia per un tour con cui sta riempiendo le sale in molte città, dal nord al sud, ma è tacciato non per la prima volta di contiguità con l’area politica di estrema destra. Ne parla con l’Agi. “Ancora destra e sinistra?” sbotta, “E’ una definizione che fa comodo all’ultraliberalismo diventato totalitarismo economico, politico e intellettuale. Chi la pensa diversamente è battezzato di volta in volta nazista, fascista, stalinista. Ormai sono abituato alla demonizzazione”.

Lei ha elaborato la 4pt, la ‘quarta teoria politica’ dopo le tre precedenti della modernità: fascismo, comunismo, liberalismo. Alla base c’è l’idea di Eurasia, che vorrebbe far girare a 180 gradi il collo all’Europa occidentale: da ovest a est.

“È l’idea di un mondo multipolare, dopo quello unipolare che il globalismo di radici anglosassoni vorrebbe continuare a imporre. Putin ha scritto un bell’articolo in cui parla di un filo che unisce Lisbona a Vladivostok”.

Idee che coincidono con le sue….

“Non si tratta di indebolire l’Europa come paventa qualcuno. Al contrario: vogliamo un’Europa indipendente che ricostituisca la sua sovranità. La civiltà europea occidentale si coniuga alla civiltà russa ortodossa, con l’inclusione di altri popoli e culture rispettando di ciascuno identità e differenze. Il populismo è alleato naturale di tutti quei Paesi come Russia, Cina, India e gli Stati islamici, che vogliono trovare posto degno nel mondo multipolare”.

Però un po’ inquieta la foto della crociera sulla Neva di Putin e Xi Jinping, e gli accordi appena siglati tra Russia e Cina cominciando da quello per Huawei sul 5G. Lei è proprio convinto che il capitalismo cinese sia preferibile?

“Certamente. Sono stato in Cina, dove ho strette relazioni con i circoli intellettuali e registro la loro convinzione di un nuovo ordine multipolare. L’Occidente deve rendersi conto di non essere l’unico maestro, l’egemonia unipolare della globalizzazione è una forma di colonialismo ideologico, economico, artistico, che s’avvia alla fine. Il capitalismo cinese è un modello cui partecipano popolo, cultura e Stato: tre livelli strutturali. Non è il capitalismo occidentale sfrenato che atomizza aziende e società. Si tratta di un modello più confuciano che maoista”.

L’espansione cinese non deve preoccupare?

“La Cina non concepisce il suo come modello universale, ma è chiaro che lo difenda. L’alleanza russo-cinese cerca altre vie nella storia dopo la fine dell’egemonia unipolare”.

Come potrebbe concorrere un governo come quello italiano, segnato da tensioni e differenze interne, a queste complesse innovazioni geopolitiche?

“Tutti i governi italiani degli ultimi anni sono stati problematici. Non è una novità. Ma questo di Lega e M5S è il primo passo verso un populismo integrale, il segno di un grande cambiamento che lo mette all’avanguardia d’Europa. Le differenze interne sono un segno persino positivo. Per me questo governo è un simbolo che si può andare oltre destra e sinistra e che la volontà del popolo vince sui globalisti. Più dura, a dispetto di quanti ne decretano la fine imminente da quando è nato, più sono contento”.

Ma le elezioni europee hanno decisamente premiato la Lega a spese del Movimento 5 Stelle

“Il risultato indica che la maggioranza dei populisti ritiene la difesa dell’identità, rimarcata da Salvini, l’elemento più importante. Ora Di Maio ha compreso e correggerà la sua politica. Credo che il risultato assimilerà ulteriormente i Cinque Stelle al populismo integrale”.

Putin ha formulato un giudizio entusiasta sui risultati elettorali. La convinzione che non ne abbia avuto alcuna parte ha suscitato dubbi.

“Complottismi. Solo complottismi. E’ una lotta tutta interna all’Europa occidentale tra élites ultraliberaliste e sovranisti. La Russia non ha ordito trame qui ne’ negli Usa a favore di Trump. Ma assiste compiaciuta al risveglio dei popoli…”.

A luglio Putin tornerà dal Papa, che non è certo in sintonia con Salvini su un tema prioritario come quello dei migranti.

“La posizione della Chiesa cattolica è interessante per Mosca. Papa Francesco è antiglobalista e anticapitalista. La strategia, calata in Italia, assume però le forme di un appoggio incondizionato all’Islam e all’immigrazione, tralasciando gli aspetti negativi che ne derivano. Putin è alleato di Salvini e appoggia la difesa dell’identità italiana, ma al contempo condivide la posizione del Papa contro il capitalismo finanziario. Si tratta in ogni caso di un motivo in più per guardare a Roma: oggi l’Europa non è a Parigi né a Berlino. Oggi si chiama Roma. La modernità globalista comincia a morire qui”.

E al suo posto?

“Il recupero di una coscienza critica e di valori tradizionali. Oggi i veri postmoderni sono gli autori tradizionalisti, che hanno diagnosticato i fallimenti della modernità dogmatica e totalitarista”.

Sorprende che un intellettuale come Noam Chomsky abbia espresso segnali d’interesse per il suo pensiero.

“Ho molti rapporti con la sinistra antiliberale ed è totalmente falso che io sia un rappresentante dell’estrema destra. Chiunque critichi il globalismo è mio alleato naturale. Da Chomsky a Cacciari. Non so se sia vero il contrario, ma io sono amico loro. Gli ultraliberalisti più sentono vicino il tramonto più diffamano: me, Bannon, Trump. Anche grazie al controllo dei mass media. Il sorriso con cui denigrano chi non pensa come loro è razzismo gnoseologico, che a differenza del razzismo biologico non è stato sconfitto. Considerano sottosviluppato uno che crede in qualche dio o legge libri di un altro scaffale. Il primo sono io”.

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