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Dall'archivio:

Alcuni canti del Ticino, di Giuseppe Casarini

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Il Ticino richiama nel tempo luoghi, persone, fiori che han fatto parte di una vita vissuta,  cose, fiori alberi e frutti, visti con sguardi gioiosi  oppure  gustati ,  vie e stradine percorse allegramente in gioventù: immagini che  oggi non ci sono più, cancellate o radicalmente trasformate, ma ancora chiari e vividi bella memoria qui raccolte in    “Alcuni canti dal Ticino”

 

 

 

L’ansa del Ticino

Struggente il ricordo la nostalgia forte

cancellati vedo  i verdi prati quelle

campagne dai filari dritti d’autunno

 macchie di grappoli dai colori accesi

ai quali i ciliegi lì presso davan compagnia

 a metà giugno avanzandoli quei vellutati

 non dimenticati frutti della natura

 nella tavolozza cangiante di colori

 non più la stradina scossa  polverosa

 che li divideva percorsa spesso di corsa

 con la bicicletta  poi dalla costa  tra i boschi

 felice tu  scorgevi l’ansa del Ticino del leccio

 i profumi del castagno delle felci  dei mughetti

 nel vento respiravi forte e da giù sentivi

della lodola il canto lieto il gorgheggio dei merli

dei fringuelli prolungato dei tordi dei ravarini

 il cinguettio faceva eco in lontananza

quello ripetuto del cuculo non più quei fossi

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Papaveri

Umili fiori di campagna

che colorano in giugno

i cigli delle strade le rive

dei navigli figli dell’acque

del Ticino rossi occhi

che sorridono al vento

che richiamano al passato

una mano leggera di bambina

ne coglie lieta un mazzo

e alla mamma sua lo offre

sorridendo mano da tempo

ormai ferma immota là in un

camposanto di campagna

dove ogni anno a giugno

in un angolo nascosto

pur tornano a sorridere

qual  di pietas e amicizia

gesto gli occhi dei  papaveri

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Il vecchio castagno

Dopo anni torno a riveder questo luogo amato
dove dall’alto dalla costa tra i verdi boschi
felice tu scorgevi l’ansa del Ticino, del leccio
i profumi del castagno delle felci dei mughetti
nel vento respiravi forte e da giù sentivi venir
della lodola il canto lieto il gorgheggio dei merli
dei fringuelli prolungato dei tordi dei ravarini
il cinguettio ch’a quei faceva poi eco in lontananza
quello ripetuto e ritmato cucù cucù cucù del cuculo:
struggente il ricordo la nostalgia pur tanto forte.
Tutto cambiato qui intorno e in parte cancellato
non più lì il vecchio castagno dal maestoso fusto
che sul ciglio della strada qual sentinella guardia
faceva alle campagne quel tempo andato di mio nonno
quelle campagne dai filari lunghi e nell’autunno
di macchie ricchi di grappoli dai colori intensi accesi
ai quali i ciliegi lì presso davan loro amica compagnia
e a metà giugno poi avanzandoli con vellutati dolci
rubin frutti in quella nelle stagion correnti tavolozza
cangiante di colori, non più la stradina polverosa
che quelle divideva percorsa spesso di corsa
con la bicicletta ch’allora accompagnava
quella mia perduta come l’amato luogo giovinezza.
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Cancellate immagini

S’ergeva maestoso quel secolar,

d’autunnal doni nascosti generoso,

il vecchio castagno là sul curva

che alla ripida discesa poi portava

ad abbracciar laggiù con l’occhio

l’azzurro fiume il mio “canal”, il mio

Ticino: strada ripida sterrata polverosa

,ciotoli bianchi a farla da padroni,

che in salita presa  a me ai compagni

portava, fatta in bici, a lieta fantasia

d’epiche nostre imprese e sogni

i nostri quali il momento poi dettava

Pordoi Falzarego Stelvio Tourmalet

Aspin Aubisque Ventoux Izoard Vars

e noi in veste di campioni Bartali

Coppi Bobet Robic Kubler Koblet

Gaul Bahamontes Buratti “giusipin”

immagini sogni memorie cancellati

da una grossa scure e da un manto di catrame

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A Cesare Angelini

Il sonno eterno dorme in quel di Torre d’Isola

Il gran cantor di Pavia e della Bassa quei che

Di Alessandro al romanzo un gran commento

Feo or il Ticino quel fiume da lui amato tanto

Con dolce lento mormorio dello scorrer suo

Questo riposo culla e qui dai verdi boschi

Quei fiori da lui dipinti in prosa e gli uccelli

Con canti melodiosi lieti  a quel  cantor loro

Donan profumo e pur lieta dolce compagnia

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Stradina polverosa di campagna

Da anni tanti ormai non c’è più

quella mia stradina polverosa

di campagna che su  dall’alto

alla vista portava dei boschi

del Ticino fiume azzurro a me

sì caro e tante volte allora

a piedi in bicicletta visitata

quanti i sogni quanti i desideri

la polvere nascente  mi portava!

Larga ampia lì vi passa oggi

un’autostrada  che ad un azzurro

più intenso muove di Liguria

al mare non polvere ma nero

asfalto che al passar della vettura

mia quando lì mi muovo caldo

intenso catramoso odor all’aria

porta  e diversi da un tempo

sogni e desideri al momento

muove non di quel fanciullo gaio

ma di un vecchio qual sono stanco

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Di Giuseppe Casarini

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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