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Dall'archivio:

Al nucleo protetto della Rsa Don Cozzi di Corbetta le demenze si combattono con le terapie non farmacologiche

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E’ un nucleo protetto dove si prediligono le attività capaci di stimolare i ricordi quello che abbiamo conosciuto alla Rsa don Felice Cozzi di Corbetta.

CORBETTA – Un reparto che conta 20 posti letto e un ampio giardino. Entrare in un nucleo protetto vuol dire entrare a contatto con persone che hanno una demenza, la più comune delle quali è l’Alzheimer. Ne abbiamo parlato con Francesca Reverdito, la responsabile operativa. “La sala da pranzo è stata dipinta dai ragazzi delle scuole superiori – spiega – e poi c’è il giardino accessibile anche per gli altri ospiti. Con un pollaio e le galline che spesso circolano per i viali esterni della struttura in piena libertà. C’è anche un porto seminato di recente”. L’ambiente è familiare.

La cuoca Anna accoglie gli ospiti nella sala mensa con grande amicizia. Un’amicizia ricambiata, tiene a sottolineare. La parte esterna è fondamentale. “La utilizziamo per le stimolazioni motorie – continua – è il luogo dove gli ospiti trascorrono la maggior parte del tempo con le loro famiglie. Spesso, nel vedere l’orto, gli ospiti si ricordano di averlo coltivato nella loro gioventù e questo può rappresentare un forte stimolo per ricominciare a coltivarlo”. Naturalmente i minuti di assistenza sono maggiori in un nucleo protetto, rispetto agli altri reparti. Una particolarità importante è che si da molto peso alle attività e alle cosiddette terapie non farmacologiche. Sono la base del nucleo protetto alla Rsa Don Felice Cozzi di Corbetta.

“Abbiamo notato i benefici che portano le attività non farmacologiche dalla nostra esperienza diretta”, continua. Oggi l’accesso dei parenti è consentito, sempre nel rispetto dei tempi degli anziani.

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