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Dall'archivio:

Abbiategusto (quello vero) festeggia i 73 anni di Valerio Lapini. Ciao Vale, calici in cielo per te

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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ABBIATEGRASSO- GREVE IN CHIANTI Oggi in Cielo si festeggia un compleanno importante. Valerio Lapini da Greve in Chianti, Podere Campriano, compie 73 anni. Qualcuno dirà che è morto ormai da quasi due anni, ma a noi ce ne frega ‘n cazzo. Valerio è sempre con noi, più di prima. Certo, non vederlo al suo posto durante Abbiategusto (quello vero), mentre dispensava vino, olio, amicizia e gioia di vivere, ci fa male. Tanto. Specie al cuore. Ma poi guardiamo in cielo, o dentro una vigna, e lo ritroviamo sempre. E allora ripubblichiamo il saluto che gli facemmo a novembre.

Ciao Valerio, saluti dal bar. Ti ho voluto bene come se ne vuole a un padre. Ma tu lo hai sempre saputo. Sursum corda. F.P.

Arrivavi sempre verso quest’ora, il venerdì o il giovedì di Abbiategusto. ‘Ciao amico mio, come stai? Dull’è l’Adolfo? E il Gallotti? E il Marini?’

Giacca di velluto a coste, camicia colorata, pantalone da nobile di campagna, quale in effetti sei sempre stato. L’eleganza tutta tua, figlio e nipote di contadini toscani e di grandi norcini (ci mancano e non sai quanto, i tuoi prosciutti che facevi con la materia prima degli angeli).

Manchi tu, e manchi un casino. E senza di te non c’è più l’Abbiategusto, quello vero, nostro, di noi sognatori folli incalliti che ci bastava un Chianti, un Barolo, la porchetta di Peppe, il riso del Pierino per trasformare un funerale in una torcida di samba.

Ci manchi tanto e ci mancherai sempre, Vale. Se solo capissero, questi qui, che il calcolo e il rancore non vinceranno mai sulla nostra follia, sulla gioia di vivere e i nostri eccessi.

Se solo capissero, cosa significa essere toccati dall’Amicizia. Le parole sono sempre quelle. Le stesse. Come il nostro affetto per te. Ciao Vale, ti prometto che ci ubriacheremo come sempre. E se non sarà a fianco di calze di pizzo o qualche capo di intimo, poco importa. Sbocceremo assieme alla luna, nel fango dei terreni di camporella che hanno sempre ospitato quelli come noi.
Renitenti alle miserie, parchi in niente, entusiasti di tutto. Amici con tutti, pure con chi ha abusato della nostra joie de vivre per sedersi a tavola con noi. E poi scordarti. Cazzi suoi.

“Hai bevuto la tua vita come un vino.

E hai vissuto il tuo vino, ogni giorno.

Vent’anni fa ti conoscemmo mentre camminavi le tue vigne, nel paradiso terreno del Chianti, un leggiadro canto della terra verso il cielo.

E abbiamo riso a crepapelle, scherzato, condiviso, costruito, sognato. Litigato, anche.

Poi, un giorno, c’hanno detto che avremmo dovuto dirti addio. E ci siamo intristiti.

Ma in realtà, da allora, non passa giorno e non passa notte senza che danziamo insieme come dei pazzi, nel cuore del Campriano, urlando alla luna e reggendo il calice.

E siamo così felici, che spesso ci viene da piangere.

Versaci dell’altro vino, Valerio.

Resta con noi, amico. Amico di ieri, di oggi, di domani. Amico per sempre.

A Valerio, così immensamente grande da non poter essere dimenticato. Fosse anche solo per un attimo.

I tuoi amici di Abbiategusto

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