― pubblicità ―

Dall'archivio:

Abbiategusto, cosa significa aver ‘deposto’ Ezio Santin (cancellando gli chef stellati dalla manifestazione) e aver scelto la via autarchica

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

ABBIATEGRASSO – Una premessa si impone. Nel dire grazie alle oltre 9500 persone che hanno letto l’ormai ben noto C’era una volta Abbiategusto, ci piacerebbe che almeno una decina delle oltre 70 persone che mi hanno scritto personalmente palesassero quello che hanno detto a me, senza tenerlo per loro. Sarebbe utile.

Così come rifiuto categoricamente che si pensi a quel pezzo come vezzo personale di un giornalista fu giovane (me), collaboratore per anni dell’evento, contro un giovane assessore donna ed Emanuele Gallotti, che conosco e frequento da circa 20 anni.

Abbiategrasso fa fatica a metabolizzare le critiche, sarebbe forse il caso di riflettere su questo aspetto.

Conclusa la breve premessa, entriamo nel vivo. Dimostreremo che non c’è alcuna opposizione preconcetta ad Abbiategusto 2018, pubblicando diversi pezzi su eventi che meritano di essere raccontati (e che invece non lo sono stati abbastanza: vistoso errore di comunicazione).

Oggi però vogliamo soffermarci su un elemento fondante, per noi centrale, che NON va imputato all’Amministrazione Nai o a Cristina Cattaneo, ma che comincia negli anni di Gigi Arrara: la clamorosa (per chi scrive) e vergognosa estromissione di Ezio e Renata Santin. Senza i quali, va detto a beneficio dei 2 o 3 che non lo sapessero, NON ci sarebbe nessun Abbiategusto (la terza persona da ricordare, Adolfo Lazzaroni, la conoscono tutti).

Stendiamo un velo pietoso sull’ex amministratore abbiatense che disse ‘le cene in Annunciata sono cosa da ricchi, vanno tolte’ (una minchiata sequispedale, detta da una persona con alquanto discutibili capacità di intendere e di volere).

Ma è possibile, ci diciamo da anni, che mentre tutto il mondo enogastronomico ha moltiplicato le attenzioni verso cucine e chef stellati succede che Abbiategusto, che di fatto ha anticipato un trend nazionale, una sorta di Master Chef con 10-15 anni di anticipo, vi rinunci del tutto??

Li ricordiamo i nomi degli chef passati dalle cucine della fiera prima e dell’Annunciata poi? Chicco Cerea, Aimo Moroni, Maurizio Santin, Angelo Troiani, Davide Brovelli, Enrico Bartolini, Carlo Cracco, Luigi Taglienti, Dario Cecchini, Peppe Cotto, Massimo Spigaroli, Giancarlo Prina, Pietro Leeman, Enrico Gerli, Gualtiero Marchesi. Parliamo del gotha della cucina italiana, nomi famosi in tutto il mondo, da New York a Ulan Bator.

Tutti, e ripetiamo tutti, specie nei primi anni, venuti in una città di provincia SOLO perché invitati da Ezio e Renata Santin, a beneficio dei pochi smemorati pietre miliari della storia della cucina mondiale.

Ezio e Renata Santin, che per decenni hanno cucinato coi Paul Bocuse, con gli Alain Ducasse, coi Giorgio Pinchiorri. Gli inventori del locale dove hanno pranzato Luciano Pavarotti, Umberto Agnelli, Lee Iacocca, Paolo Conte, Fedele Confalonieri, dove venne negato un tavolo a Ronald Reagan..

Ora, ci sta che attorno a questo ‘cuore’, o core business per dirla con gli anglofoni, potessero o possano essere aggiunte, inserite, pensate modifiche di ogni genere, comprese quelle introdotte da Cristina Cattaneo e Lele Gallotti (che saranno da giudicare dopo averle viste, la nostra critica va a tutta una serie di aspetti ‘a latere’, esposti uno per uno).

Peraltro, con indubbia onestà, nella video intervista su Radio City Bar è stato lo stesso Gallotti ad ammettere che Abbiategusto deve la sua esistenza stessa a Santin e Lazzaroni. Onesto.

Quello cui invece assistiamo da alcuni anni, con indubbio sconcerto, è da un lato l’abbandono dell’idea primigenia che aveva reso famoso Abbiategusto in molte parti d’Italia, dall’altro il richiudersi troppo entro le mura della città, passando da provincia a provincialismo: un banco del pesce, cene vegane, una comunicazione fatta con 10 giorni soli di anticipo (un errore CLAMOROSO) cozzano con quella che è pur sempre una fiera Nazionale.

I grandi chef fanno da richiamo per tutti: espositori, giovani cuochi, produttori, aziende agricole, giornalisti e media.

E sapete cosa significa passare da Ezio Santin, Gualtiero Marchesi, Carlo Cracco ed Enrico Bartolini (che Abbiategusto invitò nel 2007, quand’era sconosciuto, mentre oggi vanta sei stelle Michelin) a Vibrazioni Vegetali?

Se rifiutiamo di misurarci coi migliori, coi più bravi, come potremo migliorare?

Da sinistra: Ezio Santin, Annie Feolde, Gualtiero Marchesi

E come si fa, anche in termini puramente detti di buona educazione e cortesia, mettere alla porta Ezio e Renata Santin senza un grazie? Sono pur sempre cittadini onorari, titolo più unico che raro. Ma chi se lo rammenta?

Ecco perché guardiamo con sgomento al programma 2018 di Abbiategusto, dove Lurisia diventa Laurisia (la cura per i particolari, questa sconosciuta), dove lo spirito originario della kermesse viene palesemente tradito, rischiando così di compromettere un mix di idee che di certo non sono cattive a priori. Tutt’altro.

Ma senza radici non c’è futuro, senza consapevolezza non c’è storia, senza la generosità di saper volgere lo sguardo al passato non ci sarà alcun futuro.

Speriamo che, in luogo di stracciarsi le vesti o urlare scompostamente, qualcuno cominci a discutere, ragionare, dibattere. E non a fare il tifo aprioristico, pro o contro che sia.

Fabrizio Provera

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi